Quei movimenti sospetti sui conti esteri
la Provincia Pavese — 23 ottobre 2009 pagina 03 sezione: ATTUALITÀ
PAVIA. Due versamenti in contanti, di 135 mila euro e 120 mila euro. Due versamenti che evocano l’immagine di una valigetta, usata per contenere importi di quella rilevanza, ed entrata, per ben due volte, nella banca di Monaco. Sono i due movimenti, eseguiti sul conto “Associati” della Banca J. Safra, su cui gli inquirenti sono stati costretti ad alzare le mani. Perché, per ovvie ragioni, non è stato possibile risalire alla provenienza. Il “giallo”, però, riguarda soprattutto la persona che ha fatto i versamenti. La Banca non ha saputo indicare il nominativo di chi materialmente ha eseguito le operazioni allo sportello. In realtà le due distine di versamento portano una firma, ma si tratta di una sigla apocrifa, che i funzionari dell’istituto di credito non sono stati in grado di ricondurre a una delle due persone legittimate ad operare su quel conto, e cioè Rosanna Gariboldi e il marito, Giancarlo Abelli. Se è stata una terza persona, quindi, gli inquirenti si troverebbero di fronte a una leggerezza dell’impiegato. Se invece l’impiegato è stato scrupoloso, la persona non poteva che essere Lady Abelli o il marito. E in questo caso va comunque chiarita la provenienza dei soldi. Tenendo conto, soprattutto, che si tratta di cifre di denaro non giustificate dalla dichiarazione dei redditi della famiglia, quantomeno dalle entrate di Rosanna Gariboldi. L’evasione fiscale è solo un reato collaterale alla possibilità, sostenuta dall’accusa, di una provenienza illecita del denaro che per sette anni è transitato sul conto “19764”. Dalla rogatoria, chiesta della Procura di Milano per fare luce su quei passaggi, è emerso che il conto è stato acceso nel 2000, e che il primo bonifico è del 10 gennaio 2001. Sono 258 mila euro, provenienti da una società portoghese, la Citalia Comercio International. Il 29 dello stesso mese viene accreditata la somma di 154 mila euro: proviene dalla Adami Anstalt, una società lussemburghese a monte del comparto estero di Green Holding, il gruppo legato a Giuseppe Grossi. Nel 2004 c’è la prima uscita: 444 mila euro su un conto londinese intestato a Rina Cremonesi e Giuseppe Grossi, rispettivamente moglie e figlia dell’imprenditore. Dallo stesso conto entrano, a novembre dello stesso anno, 474 mila euro. L’11 febbraio del 2005 c’è il primo versamento in contanti, e il 15 marzo affluisce un bonifico d’ordine di Rosanna Gariboldi Abelli per 35mila euro da un conto acceso alla Credit Suisse di Lugano, in Svizzera. A maggio arriva un bonifico per 115 mila euro da un certo “Giuggiolo”, quindi a novembre una uscita di 350 mila euro a favore di una certa “Ludovica 2003”. Nello stesso anno vengono accreditati 200 mila euro dalla società Skadden Investment e, dalla stessa, 230 mila euro tra il 2006 e l’anno successivo. Nel 2007 c’è un bonifico da Gariboldi a favore di Fabrizio Pessina alla Usb di Chiasso (l’avvocato arrestato a febbraio) di 500 mila euro: entrano, poco dopo, dallo stesso conto, 331 mila e 299 mila euro. Il 30 maggio del 2008 c’è il secondo versamento in contanti. Il saldo del conto, allo stato attuale, è di 1 milione e 200 mila euro. (m. fio.)
Commento della Nuova Stagione:
Sulle vicende giudiziarie sopra riportate, non intendiamo fare commenti, abbiamo piena fiducia nella magistratura, ma un’analisi politica è doveroso farla. La storia insegna che per secoli, milioni di persone erano convinte che gli ebrei non avessero il diritto di vivere o che i “negri” fossero una razza inferiore. Per lunghi periodi erano convinti che le donne non avevano un’anima come gli animali, venivano violentate dai nobili quando si sposavano (si chiamava “jus primae noctis”) e fino a poco tempo fa non potevano votare. Oggi queste cose, ci sembrano assurde, non lo erano però per filosofi, giuristi e uomini comuni di quei tempi. Basta andare indietro di poco alla seconda guerra mondiale per trovare queste assurdità: “un intero popolo era convinto, credeva e sosteneva Hitler”, oggi chi è ancora in vita si chiede: “come è stato possibile essere stati complici di quell’orrore”. Tutto questo per dire che la scelta e le convinzioni popolari non sempre sono giuste. L’italia è diventato il paese del declino, chiunque voti non porta nessun cambiamento, la Lomellina sta degradandosi giorno dopo giorno, tra centrali, inceneritori e mala-politica, pochi credono che questo sia sbagliato, ma la storia già ci ha già dato ragione. Quando la prossima volta sarai chiamato a votare e sei incerto o non hai scelta, non sbagliare, non votare il meno peggio, annulla o invalida il tuo voto. I politici temono l’astensione e le schede nulle più di ogni cosa. Quando il voto di protesta supererà il voto di uno o dell’altro schieramento inizieranno a preoccuparsi, perché da un momento all’altro un VERO LEADER può catalizzare su di sé tutto questo malcontento e di conseguenza mandarli tutti a casa.
Riflettano anche i cittadini di Parona visto che ad ogni campagna elettorale qualcuno gli dice sempre: vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio.
Soffritti sull inceneritore attacca Abelli
la Provincia Pavese — 11 maggio 2006 pagina 35 sezione: CRONACA
PARONA. La tutela dell’ambiente è il cavallo di battaglia di Renato Soffritti, candidato indipendente di Rifondazione comunista nel collegio provinciale di Cassolnovo. Il consigliere comunale di opposizione a Parona ritorna sull’autorizzazione al raddoppio del termodistruttore. «Anche se inizialmente aveva espresso un parere contrario, la Provincia di Pavia non ha presentato un ricorso al Tar per bloccarne il raddoppio: invece, in Sicilia Legambiente, in una situazione analoga, è riuscita nell’intento». Soffritti punta poi l’indice contro l’assessore regionale Giancarlo Abelli (Forza Italia): «E’ preoccupante avere a Milano persone come Abelli che, con i suoi “atti dovuti”, autorizza impianti che non servono alla Lomellina. Pertanto mi auguro che la Provincia sia di un altro colore politico a garanzia che non si continui a mettere in serio pericolo l’ambiente». Da ultimo, Soffritti difende i comitati civici: «Il loro coordinamento ha citato anche l’assessore Abelli nell’ultimo esposto fatto pervenire al prefetto. Persone come Abelli vanno smascherate informando i cittadini di che cosa stanno combinando al nostro territorio». (u.d.a.)
«Basta centrali e discariche La Lomellina ha dato molto»
la Provincia Pavese — 21 agosto 2004 pagina 26 sezione: CRONACA
VIGEVANO. «Ormai i buoi sono scappati dalla stalla, bisogna capire cosa fare adesso e io inizio a formulare alcune proposte». Il segretario vigevanese dei Ds Antonio Costa dice che il territorio deve reagire al più presto. Il primo appuntamento sarà giovedì a Pavia, quando si riuniranno le commissioni consiliari. «Intanto sfido i politici del centro destra a smentirmi, perché la decisione del raddoppio del termoutilizzatore, non è stato nè un atto dovuto, come ha sostenuto l’assessore Abelli, nè un’iniziativa solitaria del dirigente che ha firmato il provvedimento. Il raddoppio è stato deciso nel corso di una riunione in Regione con esponenti di Forza Italia, Lega e An. Si è trattato di una scelta politica condivisa da tutti i partiti del Polo. Dico questo, perché tra le tante opinioni inverosimi che ho letto questi giorni, mi sembra che questo punto vada chiarito. Poi possiamo aggiungere – dice Costa – che per la provincia di Pavia ha deciso solo Abelli, che è andato contro due voti unanimi del consiglio comunale di Vigevano e del consiglio provinciale, ma questo lo dobbiamo a una classe politica assente e assolutamente non all’altezza delle sue responsabilità. Basta leggere l’intervista a Sandro Bruni pubblicata ieri dalla Provincia pavese – prosegue l’esponente della Quercia -. Il segretario provinciale di Forza Italia semplicemente non sadi cosa parla, forse non ha nemmeno ben capito la geografia della Lomellina. Ma veniamo alle proposte. Come prima cosa io dico che il consiglio provinciale stabilisca che in Lomellina non si facciano più discariche. C’è un sistema delle acque molto delicato da salvaguardare, dobbiamo raggiungere un compromesso sulle ceneri prodotte dal termoutilizzatore da stoccare. Quindi, se bruciamo i rifiuti di altre province, poi queste si tengono le ceneri, una sorta di mutualità di scambio. Come seconda cosa chiedo che in Lomellina non si parli più di nuove centrali a turbogas». Il segretario vigevanese dei Democratici di sinistra pensa soprattutto al progetto di un impianto di produzione di energia proprio a Parona, un’ipotesi avanzata da più parti: «A Vigevano abbiamo già dato. Qui l’inquinamento atmosferico è già alto. Fare una centrale elettrica a pochi chilometri da noi e poi fermare la circolazione perché ci sono troppi inquinanti, mi sembrerebbe assurdo. Esiste un problema salute e non basta dire, come fa il sindaco di Vigevano, che dobbiamo fidarci. Ricordo il caso dei miasmi alla Brughiera. In quel caso dicevano che erano gli agricoltori e che dovevamo fidarci. Noi non ci siamo fidati e abbiamo scoperto che il problema era ancora il business dei rifiuti».
Bliz di agosto, la Regione raddoppia il «termo»
la Provincia Pavese — 14 agosto 2004 pagina 23 sezione: CRONACA
VIGEVANO. Dopo almeno tre anni di polemiche, ricorsi e minacce di azioni legali, alla vigilia di Ferragosto con un decreto del direttore generale dell’assessorato ai servizi di Pubblica utilità, la Regione Lombardia decide di approvare il raddoppio dell’inceneritore di Parona, portandolo da 400 a 800 tonnellate, ben oltre il fabbisogno della provincia di Pavia e, in particolare del «bacino B», che comprende Vigevano, la Lomellina e il Vogherese. Sulla decisione il mondo politico si divide. Il comunicato diramato dall’agenzia di stampa del Pirellone (Lombardia notizie) segnala l’obiettivo di «avvicinarsi sempre più a un’autosufficienza per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti e il recupero di energia, nel pieno rispetto dell’ambiente». Più che autosufficienza si dovrebbe parlare di mercato dei rifiuti, visto che un esponente della giunta provinciale (di centro destra), l’assessore leghista Lorenzo Demartini, pochi mesi fa ha mostrato i registri di carico e scarico di Lomallina Energia (la società che gestisce l’impianto) e ha fatto notare che la materia prima da bruciare arriva da mezza Italia: Milano, Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Asti, Novara, Vicenza, Verona, Rovigo e, da qualche tempo, anche da Battipaglia, in provincia di Bari. «Inoltre, in accordo con le prescrizioni della Regione – scrive la nota di Lombardia Notizie – l’impianto garantirà livelli di emissione estremamente contenuti, in linea con quelli resi possibili dall’adozione delle più avanzate tecnologie impiantistiche e sensibilmente inferiori ai valori previsti dalle normative nazionali vigenti, come del resto accade nei più moderni impianti operanti in Lombardia». Sul raddoppio del termodistruttore i commenti sono i più diversi: la costruzione della seconda linea di combustione, che potrà bruciare “cdr”, ossia combustibile da rifiuto, non manca di suscitare approvazioni o critiche. Il sindaco di Parona Giovanna Ganzi annuncia con diplomazia di voler esaminare la documentazione che lo stesso Pirellone invierà nei prossimi giorni in municipio. «Nel comunicato dell’agenzia di stampa che ho avuto modo di leggere si parla anche di riduzione delle tariffe: argomenti di un certo spessore, che dovrò verificare con attenzione – dice il primo cittadino -. Prima di fare qualche commento in merito, voglio prendere in esame le carte che ci spedirà la Regione». Più esplicito l’assessore regionale Giancarlo Abelli, che dice di aver seguito «momento per momento» l’iter burocratico del decreto regionale che dà il via libera al potenziamento dell’impianto paronese. «E’ molto importante sottolineare che la firma del direttore generale dell’assessorato competente è un atto dovuto – afferma Abelli -. Abbiamo di fronte una sentenza del Tribunale amministrativo regionale: dopo il ricorso della società, il Tar aveva tempo 90 giorni per prendere una decisione. Ciò che è avvenuto alcuni giorni prima della scadenza, fissata per il 22 agosto». L’assessore Abelli accenna anche alla tutela ambientale e alla riduzione delle tariffe per i cittadini della Lomellina e del Vogherese, territori che rientrano nel bacino provinciale B dei rifiuti. «Da tre anni a questa parte, da quando cioè è stata presentata la richiesta di potenziamento, la Regione ha invocato in modo particolare serie garanzie ambientali, puntando alla forte riduzione delle emissioni in atmosfera – prosegue -. Il panorama non è più lo stesso di tre anni fa: posso assicurare che la salute dei cittadini sarà tutelata con maggior determinazione». L’altro consigliere regionale della provincia di Pavia, Carlo Porcari, dei Democratici di Sinistra, non condivide le opinioni di Abelli: «Non esistono atti dovuti. La giunta regionale e la direzione generale dell’assessoreato Servizi di Pubblica utilità hanno portato avanti una serie di azioni che hanno portato a far passare il progetto di ampliamento. E’ curioso poi che una decisione come quella del raddoppio dell’impianto non passi in giunta regionale». Forse perché la Lega Nord non era d’accordo? «Non mi sembra credibile, la Lega della Lomellina era senza dubbio contraria all’ampliamento, ma a Milano il Carroccio ha seguito una posizione diversa». Fortemente critico sul prospettato decremento delle tariffe a carico dei contribuenti è proprio Lorenzo Demartini, assessore provinciale alla Cultura e segretario della circoscrizione Lomellina della Lega Nord. «Siamo di fronte all’ennesimo inganno dei contribuenti della Lomellina, che dovrebbero trarre vantaggio dal termodistruttore. In proposito, sto scrivendo un libro basato solo sui documenti di questi anni. La Lega Nord è consapevole di combattere una battaglia contro i mulini a vento, anche perché dietro a questa operazione si nascondono chiare manovre politiche. E’ chiaro a tutti che non esiste garanzia per la diminuzione della tariffa: l’impianto, poi, rischia di essere già oggi fuori mercato». Bacchettate anche all’ex dirigenza del Clir: «L’ex consorzio avrebbe dovuto essere il proprietario dell’impianto, invece anni fa se lo è lasciato sfuggire di mano. Se le società che nel 1996 avevano presentato il progetto di costruzione avrebbero lavorato insieme, avremmo avuto un inceneritore tecnologicamente più avanzato, magari in grado di smaltire da subito 400mila tonnellate». Ha collaborato Umberto De Agostino – Carlo E. Gariboldi
Elezioni