La repubblica di Napoli – 26 marzo 2003 pagina 3 sezione: NAPOLI
Rifiuti dal Nord a Caserta “Ecco l’ affare diossina”
Tutto autorizzato. Tutto senza controlli. Tutto assurdo: negli ultimi 40 giorni, 6500 tonnellate di rifiuti spediti dalla Lombardia alla Campania, sono finiti a Trentola Dugenta, nel casertano minacciato dalla diossina. Grave. Anzi gravissimo: perché come rivelano le bolle d’accompagnamento, la maggior parte di quegli «scarti della lavorazione dell’ umido molto sospetti» – provenienti dall’ Amsa di Milano (l’ equivalente dell’ Asìa napoletana) e dalla Lomellina Energia di Parona (Pavia), «è scomparsa», verrebbe da dire «volatilizzata», cioè spalmata sul terreno di vecchie discariche e cave da «bonificare». Nella Campania che appena due anni fa aveva tamponato l’ emergenza spedendo al nord e in Germania i rifiuti, questa subdola onda di ritorno, si sta rivelando tragicamente velenosa, ancorché incontrollata. E svela nelle settimane successive all’ allarme «diossina nel latte» e nel pieno di un’ inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere, il vero affare dell’ ecomafia nel terzo millennio: le bonifiche di siti già devastati, dalle cave le stesse discariche «chiuse» proprio dalla creazione dei nuovi impianti di smaltimento (i Cdr, e quando ci saranno, i termodistruttori). Perverso il circuito illegale che denuncia stavolta ancora con maggiore determinazione il sub commissario all’ emergenza rifiuti della Campania Giulio Facchi. La prima denuncia alla Procura l’ ha formata il 24 gennaio scorso. Ora un nuovo esposto, ancora più dettagliato, che prelude allo stop dell’ invio di rifiuti in Campania da altre regione, come peraltro prevede la normativa. Intanto, nessun dubbio. «Si, in Campania arrivano rifiuti da altre regioni. Da Milano e ad esempio da Castelfranco, in provincia di Pisa. Lo abbiamo accertato direttamente sul posto, a Trentola Dugenta, nell’ azienda Rfg, ma abbiamo informazioni di analoghe situazioni anche in provincia di Napoli, a Giugliano e anche nell’ Agro nocerino sarnese». Cosa sta accadendo? «Bisogna partire un po’ più da lontano», spiega Facchi. «Parliamo innanzitutto del Fos, della frazione stabilizzata dei rifiuti trattati dagli impianti. Dovrebbe essere utilizzato come combustibile dai termovalorizzatori, ma c’ è un altro impiego al momento redditizio. Viene utilizzato ad esempio per la copertura delle discariche e per il ripristino dei terreni delle cave. Ebbene ci sono molte aziende campane, 106 quelle che hanno già avanzato istanza, che hanno immediatamente capito l’ affare, e grazie all’ assenza di controlli efficaci e alle maglie larghe delle norme che regolano le autorizzazioni, riescono a conquistare questo nuovo e redditizio mercato, nel quale si riesce anche a far passare rifiuti speciali e nocivi per terriccio inerme, e a far risparmiare ad esempio un bel po’ di denaro alle aziende del nord che mandano giù in Campania rifiuti sulla carta stabilizzati, ma di cui poi non vi è traccia, ad esempio, al capolinea di Trentola Ducenta». Vuol dire che può esserci un nesso con l’ allarme diossina, è stata trovata in latte e formaggi. «Credo proprio di sì. Di sicuro ci sono aziende tra le più note in Italia e che figurano in tutte le inchieste sui traffici illeciti di rifiuti, che possono mandare in Campania, rifiuti speciali che poi ritroviamo nel calcestruzzo, a copertura delle discariche e delle cave. Ma perché proprio la Campania? «Certo potrebbero smaltire questi rifiuti al nord – spiega Facchi – ma teniamo presente che i rifiuti da rendere inerti e stabilizzati costano 5-600 vecchie lire al chilo, mentre i rifiuti che vengono denunciati come terriccio costano appena 80-90 lire al chilo. Un affare, no?». E così ora sarà la procura di Santa Maria Capua Vetere a stabilire e individuare le responsabilità di questo «invisibile» ennesimo attentato al territorio della Campania, realizzato con piena complicità dei nuovi affaristi delle ecomafie. Titolari dell’ inchiesta che annuncia clamorosi sviluppi sono i sostituti Ceglie e Capasso. Sulla carta, tutto è apparentemente regolare. Ci sono due tipi di autorizzazioni per questi «trasferimenti di rifiuti». Ma basta anche una semplice «comunicazione di inizio attività», magari firmata ad hoc per un azienda, per aggiungere anche l’ immondizia di altre regioni alle 4500 tonnellate prodotte ogni giorno dalla Campania, terra devastata dalle discariche, dove la camorra non ha mai mollato l’ affare rifiuti. Sotto forma di Fos, magari terriccio, oppure con una forte dose di veleni e fanghi sospetti.
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