Fuga di metano nell’Artico

Fonte: wikipedia.org

Il metano nell’atmosfera terrestre

Il metano è un gas serra presente nell’atmosfera terrestre in concentrazioni molto inferiori a quelle della CO2 ma con un potenziale di riscaldamento globale ben 23 volte superiore.[senza fonte]
La sua concentrazione in atmosfera è aumentata da 700 ppb (parti per miliardo) nel periodo 1000-1750 a 1.750 ppb nel 2000, con un incremento del 150%.
Il metano è responsabile del 20% dell’incremento dell’effetto serra.

ppb = Parts per billion – in inglese è Parti per miliardo

Effetto Serra
L’effetto serra è un fenomeno naturale che fa parte dei complessi meccanismi di regolazione dell’equilibrio termico di un pianeta o di un satellite grazie alla presenza di un’atmosfera contenente alcuni gas detti appunto gas serra.

Gas serra

Sono chiamati gas serra quei gas presenti in atmosfera, di origine sia naturale sia antropica, che assorbono ed emettono a specifiche lunghezze d’onda nello spettro della radiazione infrarossa, emessa dalla superficie terrestre, dall’atmosfera e dalle nuvole. Questa loro proprietà causa il fenomeno noto come effetto serra.

Il vapore acqueo (H2O), il biossido di carbonio (CO2), l’ossido di diazoto (N2O), il metano (CH4) e l’ozono (O3) sono i gas serra principali nell’atmosfera terrestre.

Glaciazione

Oggi i ghiacciai occupano 110 di tutte le terre emerse,ma durante la storia della Terra hanno avuto superfici più grandi. In particolare nell’ultimo milione di anni per almeno 11 volte si sono estesi per poi contrarsi di nuovo,arrivando ad occupare nel massimo della loro espansione 13 della superficie emersa. Durante l’ultima glaciazione, detta del Wurm, che iniziò circa 75 000 anni fa e conobbe il suo acme intorno a 20.000 anni fa, l’Europa era ricoperta da una coltre di ghiacci spessa 2000-3000 metri che dal polo Nord scendeva fino alla latitudine di Londra.

Possibili cause delle glaciazioni

Le cause che portano il clima terrestre a entrare e uscire ciclicamente da una glaciazione, come pure le fluttuazioni dette periodi interglaciali, sono ancora controverse. Vi è tuttavia un consenso generale nell’indicare che una serie di fattori sono determinanti per il verificarsi di questo processo: la variazione della composizione dell’atmosfera (in particolare la quantità di biossido di carbonio (CO2) e metano (CH4)); i cambiamenti periodici dell’orbita terrestre intorno al Sole noti come cicli di Milankovitch; la variazione dell’orbita del Sole all’interno della Via Lattea; i movimenti delle placche tettoniche che determinano la posizione dei continenti sulla superficie terrestre; variazioni dell’attività solare; le eruzioni vulcaniche e l’eventuale impatto di meteoriti.

Effetti delle glaciazioni

La Scandinavia mostra alcuni dei tipici effetti delle glaciazioni come i fiordi e la presenza di numerosi laghi.

L’interruzione del flusso della Corrente del Golfo, la quale rappresenta la pompa climatica di un importante ecosistema, ha un effetto determinante su tutto l’emisfero boreale.

Proprio sotto la Groenlandia infatti avviene il raffreddamento delle acque trasportate dalla corrente, che si immergono fino alle più remote profondità del mare per ripercorrere all’inverso il percorso. Prima dell’ultima era glaciale si ebbe un breve innalzamento interglaciale della temperatura della Terra, che provocò lo scioglimento superficiale dei ghiacci nell’emisfero settentrionale. Si formarono delle pozze d’acqua stagnante o dei laghetti proglaciali, bloccati da dighe naturali di ghiaccio o ghiaia alle loro estremità. Quando sotto l’effetto della spinta dell’acqua accumulata le dighe naturali cedettero, si ebbero violente inondazioni che modellarono la costa della Groenlandia e delle altre regioni artiche.

Questo enorme afflusso di acqua dolce riversatosi improvvisamente nel mare, assieme alle variazioni indotte sul mantello terrestre dal peso del ghiaccio, ebbe un’influenza sul momento d’inerzia della Terra che determinò variazioni della rotazione terrestre e quindi effetti sul clima legati all’assestamento postglaciale.

Notizia tratta da “Le scienze online” del 19/12/2000

Durante l’ultima glaciazione registrata in Antartide un brusco riscaldamento di 32 gradi in poche decine di anni, eventi simili sono avvenuti anche nell’emisfero boreale

Gli strati di ghiaccio più antichi dell’Antartide indicano un incremento di 32 gradi nelle temperature della zona avvenute in pochi decenni verso la fine dell’ultima era glaciale, conclusasi circa 19.000 anni fa. Secondo James White, professore associato presso l’Università del Colorado a Boulder, che ha presentato i risultati della ricerca all’ultimo convegno dell’American Geophysical Union, si tratta del più grande e improvviso evento di riscaldamento mai registrato nell’emisfero australe. Tale risultato contraddice precedenti valutazioni secondo le quali, durante l’ultima deglaciazione, il riscaldamento dell’Antartide fu molto più graduale di quelli documentati dalle ricerche effettuate in Groenlandia.«Il riscaldamento registrato – ha spiegato White – è il primo a poter essere comparato con i grandi eventi dello stesso tipo avvenuti nell’emisfero boreale durante i periodi interglaciali, sia per il valore dell’incremento di temperatura sia per la sua rapidità».Dalle analisi dei campioni di ghiaccio presi nella zona di Siple Dome, durante la spedizione finanziata dalla National Science Foundation lungo la costa occidentale dell’Antartide, è emerso inoltre che il periodo di brusco riscaldamento è coinciso con un significativo aumento del livello del mare, documentato dai ricercatori dell’Australian National University.«Le indicazioni fornite dai carotaggi di Siple Dome – ha continuato White – inducono a pensare che tale zona abbia addirittura potuto innescare la fine del periodo glaciale. A causa della sua posizione costiera, Siple Dome era sensibile a eventi climatici avvenuti nella zona, come parziali collassi della calotta di ghiaccio dell’Antartide occidentale, che avrebbero causato un aumento globale del livello dei mari. Inoltre, non bisogna dimenticare che un secondo evento di brusco riscaldamento avvenne 15.000 anni fa. Secondo le nostre conoscenze, esso avrebbe preceduto un evento analogo nel nord dell’Oceano Atlantico chiamato Bolling/Allerod.»

Notizia tratta dal Forum Climatologia e cambiamenti climatici di: abruzzometeo.it
 
Cronostoria dell’ultima Glaciazione(25-18000anni Fa)…
 

Nella sua massima espansione i ghiacci ricoprivano una superfice di 40 milioni di Km2, tre volte quella attuale. Comunque l’estensione glaciale in Groenlandia e nell’Antartide aveva una estensione poco diversa da quella attuale, anche se con uno spessore maggiore. In USA il giaccio era continuo dall’Atlantico al Pacifico, con limite del giaccio continuo ad ovest del 100° meridiano W sul 49° parallelo, ad est 40° parallelo.

In Europa il ghiaccio copriva in maniera continua la Scandinavia fino in mare aperto, l’Inghilterra settentrionale e Scozia, Galles e parte dell’Irlanda.

Sulle Alpi 150 mila Km2 di ghiaccio, con punte di 1800 mt di spessore, dove nel versante italiano, i ghiacciai alpini, erano su ampi tratti delle Prealpi e dell’alta pianura padana, dove uscivano dalle valli i ghiacciai che si fondevano inseme, formando i ghiacciai pedemontani.Anche l’Appennino ospitava apparati glaciali, lunghi dei kilometri, fino a comprendere la Sila e il Pollino. Il limite delle nevi permanenti era sceso in Italia di 1200mt. I mari a quel tempo, per l’accumolo di ghiaccio, erano sotto livello di 100/110 mt rispetto all’attuale.

In Europa centrale il mese più caldo registrava valori di 4°/5° gradi.In inverno l’albedo e la massa di ghiaccio costruiva un possente anticiclone termico situato fra le Alpi e il Baltico, con temperature di media oltre i -40°!!

Isole Britanniche, Scandinavia e Germania settentrionale gelo perenne, con Europa centro-occidentale clima freddo da tundra, con estati con max di temperatura di 8°/9° e invernali di -18°/ -20°.

L’Africa settentrionale, il lembo meridionale dell’Iberia e la Sicilia, rientravano nella area temperata umida, con frequenti passaggi ciclonici (depressioni) che entravano da ovest verso est, flusso perturbato oceanico, apportando copiose precipitazioni, con richiami di gelo costante e nevicate poco più a nord sempre in area Mediterranea, per frequenti irruzioni di aria gelidissima, in arrivo dalle Alpi. La poderosa influenza dei ghiacciai, aveva obbligato lo spostamento delle zone climatiche verso l’equatore.

Pensate che studiosi americani, hanno stabilito, con ricostruzioni, che questa ultima era glaciale, registrava condizioni astronomiche simili alle nostre,, e secondo i parametri di Milankovitch, 18.000 anni fa, vi era solo una differenza menno dell’1% rispetto all’epoca presente, con asse a 23° 44′ oggi 23° 27′, ed eccentricità 0,019, oggi 0,017.

Vi era solo la differenza che nel perielio, minima distanza dal sole con l’avvento dell’inverno, non era in dicembre-gennaio, ma in vicinanza dell’equinozio d’autunno, per la precessione dell’asse, ma sempre da calcoli eseguiti, considerando l’intero anno, la radiazione era praticamente identica all’attuale, anche se registrava max maggiori in marzo-maggio e inferiori a settembre-novembre.

Roberto Madrigali….

 

Socio fondatore, Consigliere dell’associazione meteo “AQ Caput Frigoris”:
 

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