*(Associazione Internazionale dei Medici per l’Ambiente)
Parma, 1 Settembre 2010
I MEDICI CHIAMANO PARMA
Lettera aperta alla città
Al Sindaco di Parma Pietro Vignali,
a tutti gli Amministratori di Parma e Provincia,
al Direttore Clinica Pediatrica Prof. Sergio Bernasconi,
al Direttore Pediatria e Oncoematologia Dr. Giancarlo Izzi,
alla Responsabile Registro Tumori Dr.ssa Maria Michiara,
ai colleghi Medici,
ai colleghi Farmacisti,
a tutti gli Operatori Sanitari,
a tutti gli Ordini Professionali della Provincia Parma,
al Magnifico Rettore Università di Parma Gino Ferretti,
al Vescovo Don Enrico Solmi,
all’Ufficio Salvaguardia del Creato,
all’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti,
all’Unione Parmense Industriali,
al Presidente Camera di Commercio Andrea Zanlari
al direttore Arpa Giuseppe Dallara
a tutti i cittadini di Parma,
Ancora una volta i cittadini di Parma hanno interpellato i medici sul progetto di un inceneritore per rifiuti nel vostro territorio e ancora una volta i medici ISDE*, impegnati nella tutela dell’ambiente e della salute, rispondono all’appello, non potendo sottrarsi all’impegno di dare la propria testimonianza a Voi, come a tante altre comunità in Italia che si trovano ad affrontare il vostro stesso problema.
Vogliamo iniziare raccontando una storia vera: c’era una volta, negli anni 50’, un paese nel Borneo colpito dalla malaria. L’Organizzazione Mondiale della Sanità trovò una soluzione al problema: il DDT, un potenteinsetticida. I primi risultati furono positivi: le zanzare morirono, la malaria passò. Ma presto apparvero i primi effetti collaterali: i tetti in paglia delle case iniziarono a rovinarsi e crollare poiché il DDT aveva sterminato anche un tipo di vespa che si nutriva delle larve di un bruco che distruggeva i tetti di paglia. La soluzione allora fu quella di utilizzare lamiera per coprire i tetti al posto della paglia, ma si rivelò pessima, perché la lamiera diventava rovente con il caldo e rumorosa sotto le piogge tropicali. Inoltre la morte degli insetti, causata dal DDT, portò alla scomparsa delle lucertole che se ne cibavano e dei gatti che si cibavano di lucertole. Senza gatti i topi aumentarono a dismisura e alla fine l’Organizzazione Mondiale della Sanità dovette far arrivare nell’isola altri gatti per porre rimedio alla situazione. Questa storiella, narrata da Amory Lovins (fondatore di un famoso istituto di ricerca americano), ci dice che se non si capiscono le connessioni fra le cose, le soluzioni possono rivelarsi peggiori del problema che si voleva risolvere: alcuni decenni fa si è pensato di risolvere il problema dei rifiuti bruciandoli, ma la cura si è rivelata assai peggiore del male! Del resto, per capirlo, basterebbe pensare a cosa c’è scritto in un pacchetto di sigarette e ricordare che ogni processo di combustione comporta la formazione di centinaia di sostanze tossiche diverse, molte delle quali persistenti e cancerogene, che si accumulano in aria, acqua, terreno e catene alimentari a partire da rifiuti inerti e praticamente innocui.
Cari Cittadini, ragionate insieme a noi: se le malattie infettive, cause di gravissime epidemie per secoli e millenni, sembrano oggi in gran parte – almeno nel mondo occidentale – debellate grazie alle migliori condizioni igieniche in cui viviamo, la sfida che oggi dobbiamo affrontare è quella di combattere, o piuttosto di prevenire l’insorgenza di tante malattie croniche: tumori, malattie endocrino-metaboliche come obesità e diabete, allergiche e autoimmuni come asma e artriti, neurodegenerative come l’Alzheimer, disturbi della fertilità e problemi riproduttivi, che sono in continuo aumento. Rispetto a questo carico enorme di sofferenze che colpisce noi e le nostre famiglie emerge con crescente evidenza la grande responsabilità che riveste l’esposizione – specie nelle prime fasi della vita – ad agenti inquinanti, presenti ormai stabilmente nel cibo, nell’acqua, nell’aria e nel nostro stesso organismo. Molte di queste sostanze (diossine e metalli pesanti) sono persistenti, entrano nella catena alimentare inquinando i foraggi e, assunti dagli animali, finiscono nei nostri alimenti: carni e latticini! In particolare, per quanto attiene agli inceneritori, è importante ricordare che tantissimi studi nazionali e internazionali hanno dimostrato come decine di sostanze cancerogene escano da queste macchine causando gravi danni alle popolazioni esposte alle loro emissioni: tumori, malattie cardiorespiratorie ed endocrino-metaboliche e persino malformazioni infantili.
L’ultimo recentissimo studio, pubblicato sulla rivista Occup. Environ. Med. (67:493- 499; 2010) concerne un’indagine condotta da ricercatori dell’Università di Lione su una vasta area in cui sono attivi 21 inceneritori. In questo studio, che ha riguardato 304 neonati con gravi difetti all’apparto genitale, si sono evidenziati rischi statisticamente significativi, fino a quasi sei volte l’atteso in relazione all’esposizione – calcolata su un modello di ricaduta entro 10 km da ogni impianto – alle diossine emesse dagli inceneritori. Nel Commento relativo a tale studio, il Prof David Kriebel del Dipartimento Salute ed Ambiente del Massachussets letteralmente ha affermato: “Lo studio Cordier suscita serie preoccupazioni in relazione ai rischi per la salute dovuti alle emissioni di impianti urbani di incenerimento dei rifiuti. Questo dato,combinato con l’evidenza di altri effetti negativi di questa tecnologia, dovrebbe essere di per sé determinante nella scelta della gestione dei rifiuti. Infatti, oltre ad essere molto pericolosi per la salute, tali impianti:
provocano la produzione di ceneri pesanti e scorie tossiche comunque da smaltire;
contribuiscono al riscaldamento globale;
impediscono la riduzione dei rifiuti e il riciclaggio, poiché una volta che questi impianti costosissimi sono stati costruiti, i gestori vogliono avere garantita una sorgente continua di rifiuti per alimentarli”.
Il concetto per cui spargendo nell’ambiente sostanze cancerogene e mutagene si determini un aumento del numero di tumori e di altre malattie non dovrebbe essere così difficile da comprendere! Ciò diventa del tutto inaccettabile nel caso della combustione dei rifiuti, perché di questi veleni possiamo fare assolutamente a meno, attuando una gestione virtuosa dei rifiuti che comporti la loro riduzione ed il loro riciclaggio.
La domanda allora diventa: perché ci si ostina a bruciarli?
La Federazione Italiana degli Ordini dei Medici individuò, già in un documento del febbraio 2008, nell’incentivazione abnorme data, soltanto nel nostro paese, all’incenerimento anziché alle azioni di riduzione, riciclo e recupero dei materiali il vero motivo di questa pratica distruttiva, antieconomica e pericolosa che non riguarda solo i rifiuti ma anche le cosiddette “biomasse”, vegetali ed animali. In virtù di assurdi incentivi, infatti, oggi gli allevatori guadagnano di più dal bruciare la pollina delle galline che non dalla vendita degli animali o delle uova: vi sembra, cari cittadini di Parma, che una politica che premia gli escrementi più delle uova e degli stessi animali possa avere un fondamento di razionalità?
La soluzione della gestione dei rifiuti è semplice e sempre più praticata in tutto il mondo: si chiama riduzione dei rifiuti e raccolta differenziata “porta a porta” finalizzata al riciclo e al recupero della materia e non alla sua distruzione! Quest’anno ben 200 Comuni in più rispetto al passato sono stati premiati da Legambiente ed in complesso sono 1488 i comuni che attivando i servizi di raccolta differenziata hanno evitato l’emissione in atmosfera di 2,3 milioni di tonnellate di CO2 e di sostanze tossiche e cancerogene. Sette milioni di tonnellate di rifiuti sono state sottratte alle discariche, con riduzione delle tariffe, nuovi posti di lavoro, risparmio di materiali vergini e, soprattutto, tanta salute per l’ambiente e per le persone.
Qualcuno vi dirà che recentemente sono stati costruiti impianti moderni, di taglia sempre più grande, che utilizzano particolari filtri che sono in grado di ridurre il Particolato Totale Sospeso (PTS). La realtà è molto diversa: i nuovi inceneritori, essendo in genere molto più grandi e potenti, producono infatti molto più particolato, e se anche è vero che la frazione più grossolana (che determina danni minori alla salute) viene trattenuta dai suddetti sistemi di filtraggio, è stato dimostrato che le frazioni fini ed ultrafini – che sono enormemente più dannose per la salute umana – vengono disseminate nell’ambiente per decine di chilometri! Sappiate inoltre, che restano invariate le normative di monitoraggio e che i microinquinanti (metalli pesanti, PCDD/PCDF ed IPA) vengono misurati, per legge, solo 3-4 volte all’anno, per cui su 8000 ore di funzionamento annuo, i campionamenti riguardano solo 24 ore! Sempre per legge, infine, i controlli sono prescritti al di fuori delle fasi di accensione e di spegnimento e delle fasi critiche di funzionamento, quando le combustioni portano alla formazione di diossine in quantità decine di volte superiore rispetto al funzionamento normale.
Ma abbiamo iniziato con una storia e vogliamo terminare con un altro aneddoto, anche questo assolutamente vero. Nel 1854 a Londra, imperversava il colera e molto prima che venisse scoperto il “vibrione”, un attento e solerte medico inglese di Sanità Pubblica, il Dr John Snow, sospettando che l’infezione si diffondesse attraverso l’acqua di una fontana, cui tutti attingevano, ne impose la chiusura. La sua ipotesi fu irrisa dal Royal College of Physicians che, al contrario, riteneva che il morbo si spandesse per via aerea ed il Dott Snow rischiò quasi il linciaggio, poiché la popolazione, già esasperata dalla gravissima epidemia che causava decine di morti ogni giorno, mal sopportava l’imposizione di andarsi a procurare l’acqua a chilometri di distanza. Ma con la chiusura della fontana in pochi mesi la città di Londra fu risanata, grazie al “buon senso” di un medico attento e coraggioso.
Cari cittadini di Parma, la Storia ha tante Lezioni da insegnare: dobbiamo cominciare a chiudere le “fontane dei veleni” se non vogliamo compromettere in modo irreversibile il futuro dei nostri figli e nipoti, e dobbiamo impedire che sempre nuove “sorgenti di veleni” – facilmente evitabili – vengano aperte, come avverrebbe con la costruzione di un inceneritore nella Vostra città, che vive, fra l’altro, di una fiorente attività agroalimentare.
Cittadini di Parma, di fronte a chi sostiene a spada tratta l’incenerimento dei rifiuti, chiedetevi se, per caso, non abbia qualche conflitto di interesse.
I medici firmatari di questa lettera rispondono solo alla loro coscienza e per questo sono qui a testimoniare quali siano i rischi di una dissennata decisione sulla gestione dei rifiuti nella Vostra città.
Sottoscrivono l’appello “I Medici chiamano Parma”
Abbate Giuseppina Psichiatra – ISDE PALERMO
Ascierto Paolo Antonio Oncologo-Immunologo – NAPOLI
Bai Edoardo Medico del Lavoro – MILANO
Baldi Germano, Medico di Famiglia – CAVA DE’ TIRRENI (SA)
Belpomme Dominique, oncologo, presidente ARTAC, ISDE France, Paris