Dal romanzo "GOMORRA" di Robero Saviano
Pg 311-312
"Il sud è il capolinea di tutti gli scarti tossici, i rimasugli inutili la feccia della produzione. Se i rifiuti sfuggiti al controllo ufficiale fossero accorpati avremmo una montagna alta 14.600 m. con una base di tre ettari (14 milioni di tonellate). Dal NORD i rifiuti trattati negli impianti di Milano, Pavia e Pisa, venivano spediti in Campania. La Procura di Napoli e quella di Santa Maria Capua Vetere hanno scoperto nel gennaio 2003 che in quaranta giorni oltre 6500 t. di rifiut dalla Lombardia sono giunti a Trentola Ducenta vicino a Caserta.
La repubblica di Napoli — 26 marzo 2003 pagina 3 sezione: NAPOLI
Rifiuti dal Nord a Caserta "Ecco l' affare diossina"
Tutto autorizzato. Tutto senza controlli. Tutto assurdo: negli ultimi 40 giorni, 6500 tonnellate di rifiuti spediti dalla Lombardia alla Campania, sono finiti a Trentola Dugenta, nel casertano minacciato dalla diossina. Grave. Anzi gravissimo: perché come rivelano le bolle d'accompagnamento, la maggior parte di quegli «scarti della lavorazione dell' umido molto sospetti» - provenienti dall' Amsa di Milano (l' equivalente dell' Asìa napoletana) e dalla Lomellina Energia di Parona (Pavia), «è scomparsa», verrebbe da dire «volatilizzata», cioè spalmata sul terreno di vecchie discariche e cave da «bonificare». Nella Campania che appena due anni fa aveva tamponato l' emergenza spedendo al nord e in Germania i rifiuti, questa subdola onda di ritorno, si sta rivelando tragicamente velenosa, ancorché incontrollata. E svela nelle settimane successive all' allarme «diossina nel latte» e nel pieno di un' inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere, il vero affare dell' ecomafia nel terzo millennio: le bonifiche di siti già devastati, dalle cave le stesse discariche «chiuse» proprio dalla creazione dei nuovi impianti di smaltimento (i Cdr, e quando ci saranno, i termodistruttori). Perverso il circuito illegale che denuncia stavolta ancora con maggiore determinazione il sub commissario all' emergenza rifiuti della Campania Giulio Facchi. La prima denuncia alla Procura l' ha formata il 24 gennaio scorso. Ora un nuovo esposto, ancora più dettagliato, che prelude allo stop dell' invio di rifiuti in Campania da altre regione, come peraltro prevede la normativa. Intanto, nessun dubbio. «Si, in Campania arrivano rifiuti da altre regioni. Da Milano e ad esempio da Castelfranco, in provincia di Pisa. Lo abbiamo accertato direttamente sul posto, a Trentola Dugenta, nell' azienda Rfg, ma abbiamo informazioni di analoghe situazioni anche in provincia di Napoli, a Giugliano e anche nell' Agro nocerino sarnese». Cosa sta accadendo? «Bisogna partire un po' più da lontano», spiega Facchi. «Parliamo innanzitutto del Fos, della frazione stabilizzata dei rifiuti trattati dagli impianti. Dovrebbe essere utilizzato come combustibile dai termovalorizzatori, ma c' è un altro impiego al momento redditizio. Viene utilizzato ad esempio per la copertura delle discariche e per il ripristino dei terreni delle cave. Ebbene ci sono molte aziende campane, 106 quelle che hanno già avanzato istanza, che hanno immediatamente capito l' affare, e grazie all' assenza di controlli efficaci e alle maglie larghe delle norme che regolano le autorizzazioni, riescono a conquistare questo nuovo e redditizio mercato, nel quale si riesce anche a far passare rifiuti speciali e nocivi per terriccio inerme, e a far risparmiare ad esempio un bel po' di denaro alle aziende del nord che mandano giù in Campania rifiuti sulla carta stabilizzati, ma di cui poi non vi è traccia, ad esempio, al capolinea di Trentola Ducenta». Vuol dire che può esserci un nesso con l' allarme diossina, è stata trovata in latte e formaggi. «Credo proprio di sì. Di sicuro ci sono aziende tra le più note in Italia e che figurano in tutte le inchieste sui traffici illeciti di rifiuti, che possono mandare in Campania, rifiuti speciali che poi ritroviamo nel calcestruzzo, a copertura delle discariche e delle cave. Ma perché proprio la Campania? «Certo potrebbero smaltire questi rifiuti al nord - spiega Facchi - ma teniamo presente che i rifiuti da rendere inerti e stabilizzati costano 5-600 vecchie lire al chilo, mentre i rifiuti che vengono denunciati come terriccio costano appena 80-90 lire al chilo. Un affare, no?». E così ora sarà la procura di Santa Maria Capua Vetere a stabilire e individuare le responsabilità di questo «invisibile» ennesimo attentato al territorio della Campania, realizzato con piena complicità dei nuovi affaristi delle ecomafie. Titolari dell' inchiesta che annuncia clamorosi sviluppi sono i sostituti Ceglie e Capasso. Sulla carta, tutto è apparentemente regolare. Ci sono due tipi di autorizzazioni per questi «trasferimenti di rifiuti». Ma basta anche una semplice «comunicazione di inizio attività», magari firmata ad hoc per un azienda, per aggiungere anche l' immondizia di altre regioni alle 4500 tonnellate prodotte ogni giorno dalla Campania, terra devastata dalle discariche, dove la camorra non ha mai mollato l' affare rifiuti. Sotto forma di Fos, magari terriccio, oppure con una forte dose di veleni e fanghi sospetti.
B O X
le cifre
Ogni giorno 200 tonnellate
Maglie larghissime. Nelle normative che regolano lo «spostamento» di rifiuti sul territorio nazionale e campano, e anche nei controlli. La denuncia del sub-commissario Giulio Facchi è dettagliata. A Trentola Ducenta finiscono circa 200 tonnellate di rifiuti al giorno provenienti dal Consorzio MIlano Pulita (Amsa), dalla Lomellina Energia di Parona (Pavia) e dalla Waste Recycling di Castelfranco (Pisa). Secondo il controllo effettuato 10 giorni fa dall' Arpac, i rifiuti giunti a Trentola sarebbero 500 tonnellate. Per Facchi sono 6500 tonnellate. Il «riciclo» sembra più rapido degli stessi controlli: dove sono finiti?
- PAOLO RUSSO
Vedi link dell'articolo di Repubblica
Dal romanzo "GOMORRA" di Robero Saviano
Pg 316
Dal NORD verso il SUD i clan riescono a drenare di tutto. Le scorie derivanti dalla metallurgia, le pericolose polveri di abbattimento fumi, in particolare quelle prodotte dall'industria siderurgica, dalle centrali elettriche e dagli inceneritori.
Repubblica — 25 gennaio 2008 pagina 4 sezione: NAPOLI
Pianura, ecco i veleni delle aziende del Nord
Ora c' è un riscontro formale. Nel cuore di Pianura hanno sepolto fiumi di fanghi speciali, tonnellate di amianto, pezzi di terreno inquinato con gasolio, rifiuti ospedalieri e chimici. Quasi tutti provenienti, secondo alcuni atti acquisiti in queste ore dalla Procura di Napoli, da numerose aziende di Lombardia, Piemonte e Liguria che pagavano e registravano regolarmente quei viaggi per liberarsi di fastidiose "scorie". Regioni che inviavano quaggiù lo scarto di lavorazioni pericolose fin dagli anni Ottanta: con il guadagno dei proprietari della discarica e il placet (o l' indifferenza) delle autorità locali. Dopo congetture e allarmi più o meno fondati, cominciano ora a parlare le "carte" di Contrada Pisani: con buona pace del Nord o dello stesso Lazio che oggi si rifiuta di solidarizzare con la Campania inefficiente; e dei proclami dello stesso patron della Lega, Umberto Bossi, che ancora l' altra sera in tivù supportava il rifiuto delle popolazioni del nord. «Sento dire che a Pianura c' è acido solfidrico in valori mille volte superiori, non è possibile, i cittadini del nord hanno paura - diceva il Senatur -. Perciò si è deciso di non fare passare quei camion attraverso le nostre regioni». Con i primi approfondimenti dei magistrati della Procura di Napoli, si apre da ieri uno spiraglio di verità nella guerra dei veleni di Pianura. Stando ai primi atti raccolti dai pubblici ministeri, difatti, nella discarica quarantennale della periferia ovest di Napoli non arrivavano solo le montagne di sacchetti provenienti da tutta Italia; né solo i rifiuti pericolosi sversati, come autorevoli atti parlamentari ipotizzano, in maniera sotterranea e invisibile - e quindi secondo percorsi non più verificabili. Da ieri spuntano invece responsabilità declinate per nome e provenienza geografica nella caccia agli autori di un presunto disastro colposo provocato dall' enorme quantità e qualità di rifiuti "inadeguati" sepolti nel ventre di Pianura. Basta dare uno sguardo alle cinque pagine di "viaggi ufficiali", quindi leciti, tratti dagli archivi della Provincia di Napoli e trasmessi dall' ente di piazza Matteotti ai pm che ne avevano fatto richiesta, la sezione coordinata dal Procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, titolare del fascicolo il magistrato Stefania Buda. A scorrere le carte - peraltro incomplete - tenute in serbo dalla Provincia, risulta che centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti ospedalieri, fanghi speciali, polveri di amianto, residui di verniciatura, alimenti avariati o scaduti sono finiti a Contrada Pisani. Una attività che sarebbe stata regolarmente autorizzata dalle autorità provinciali di Napoli anche se in violazione delle norme a tutela dell' ambiente in vigore dal 1982. Su questo sta indagando il pm Buda, che nei giorni scorsi ha ordinato il sequestro della discarica e che ha ricevuto ieri i dati relativi allo sversamento. Dati per ora relativi al periodo che va dal 1987 al 1994. Il magistrato, che ha avviato l' inchiesta per i casi di malattia e i decessi che si sarebbero verificati a causa dell' inquinamento dell' area, ipotizza i reati di disastro ambientale ed epidemia colposa; e sta verificando anche le eventuali responsabilità amministrative. Va fatta però una premessa: tutti i rifiuti speciali o pericolosi stoccati, se trattati secondo norma, andrebbero considerati non nocivi. Dall' eventuale mancanza di una bonifica adeguata deriva la loro carica di rifiuti cosiddetti "tossici". Nell' elenco sono indicate le aziende e le località di provenienza: Brindisi, vari comuni del Torinese (Chivasso, Robassomero, Orbassano), San Giuliano Milanese e Opera (Milano), Cuzzago di Premosello (Milano), Riva di Parabbiago (Milano), Pianoro (Bologna), Parona (Pavia), Mendicino (Cosenza), San Gregorio (Reggio Calabria), e Roma. Qualche dato tra gli altri. In particolare, nel 1990, arrivano 16 tonnellate di scarti di collante acrilico dalla Sicaf di Cuzzango di Premosello (Novara); stesso periodo, 21 tonnellate di fanghi dell' impianto di depurazione di Ferolmet di San Giuliano Milanese (Milano). Sempre a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta, Pianura resta l' eden dei rifiuti speciali: 22 tonnellate di morchie di verniciatura, resine e fanghi arrivano dalla provincia di Padova; 25 tonnellate di rifiuti speciali cosmetici scaduti da Tocco Magico di Roma; altre 50 tonnellate di morchie di verniciatura dalla Sicaf di Premosello (Novara). E ancora: vi finiscono sepolte 79 tonnellate di rifiuti speciali industriali da Centro Stoccaggio Ferrara di Robassomero (Torino); 113 tonnellate di polveri di amianto bricchettate da Centro di stoccaggio Ferrara di Robassomero (Torino); 552 tonnellate di fanghi di verniciatura della Ferolmet di San Giuliano Milanese (Milano). E, infine, 1.106 tonnellate di scorie e ceneri di alluminio dalla Fonderie Riva di Parabbiago (Milano). Il pm Buda sta svolgendo anche un monitoraggio presso diversi uffici pubblici (Asl, spedali, Inail, eccetera) per verificare le relazioni tra i casi di tumori e altre malattie e la situazione di inquinamento. Nei prossimi giorni il magistrato nominerà diversi consulenti per accertamenti scientifici. Non è escluso che si prelevino campioni di tessuto da famiglie di cittadini di Pianura per confrontarli con gli esami delle persone colpite in quell' area da mali incurabili.
CONCHITA SANNINO
Dal romanzo "GOMORRA" di Robero Saviano
Pg 325-326
La dove le inchieste giudiziarie non sono ancora arrivate, la popolazione è già giunta. Terrorizzata, nervosa, spaventata. Temono che gli inceneritori possano diventare delle fornaci perenni dei rifiuti, di mezza Italia a disposizione dei clan e quindi tutte le garanzie andrebbero a vanificarsi contro i veleni che i clan imporrebbero di bruciare. Temono possano arrivare da ogni parte rifiuti tossici spacciati per rifiuti ordinari, e così resistono sino allo stremo piuttosto che rischiare di fare del loro paese un deposito incontrollato di nuova feccia. A Bass'Olmo, vicino a Salerno, quando nel 2003 tentarono di riaprire la discarica, iniziarono a formarsi comitati spontaneamente picchetti di cittadini. Un presidio continuo costante ad ogni costo. Carmine Luorio 34 anni, durante una notte terribilmente fredda, mentre teneva il presidio, è morto assiderato, aveva i peli della barba ghiacciati e le labbra lividi. Era cadavere da almeno tre ore.
Irene Campari
fino al 28.1.09 Capogruppo Consiglio comunale di Pavia.
- componente le Commissioni Enti-società partecipate-Asm, Ambiente e Sviluppo sostenibile
Lomellina Energia intima e diffida
Ho ricevuto oggi dalla società Lomellina Energia questa lettera che pubblico integralmente:
Parona, 12 febbraio 2009
Con riferimento a quanto presente in data 24 gennaio 2009 sul sito "Circolo Pasolini - Pavia" a firma Irene Campari dal titolo "Tutto regolare: la burocariza sistema, l'indignazione pure", la scrivente società precisa quanto segue. La società Lomellina Energia ha sempre conferito i prodotti di scarto provenienti dal processo di trattamento e conbustione dei Rsu presso impianto autorizzati con procedure, formalità e documentazione conformi alle norme. Relativamente all'impianto EfG Trentola Ducenta (Caserta) è già stato chiarito, a suo tempo, alle istituzioni (Provincia e NOE di Caseta) che, ad eccezione di due carichi di prova di complessive 68 tonnellate, conformemente documentati, non sono stati effettuati altri conferimenti. Lomellina Energia non ha rapporti con alcuna delle fantomatiche 106 aziende campane. Posto quanto sopra precisato, diffidiamo la signora Irene Campari dalla prosecuzione nella diffusione di notizie e illazioni completamente destituite di ogni fondamento, comunque, strumentali e distorte. Intimiamo alla signora Irene Campari di cessare immediatamente la diffusione di tali notizie, anche mediante rimozione dal sito di quanto ivi pubblicato con riferimento a Lomellina Energia, ai suoi soci diretti e indiretti citati, all'impianto di Parona. Informiamo sin d'ora che abbiamo proceduto ad affidare l'incarico al nostro legale di adire l'autorità competente per le opportune azioni, sia civili che penali, a tutela della società, dei suoi amministratori e soci". Prendo atto del contenuto di questa lettera, tuttavia devo a mia volta informare che le notizie o illazioni ("strumentali": a cosa? "distorte": perchè?) come vengono definite, sono state pubblicate su quotidiani nazionali in articoli ripresi dal blog. Mi chiedo se sia arrivata una diffida e richiesta di cancellazione anche ai giornalisti di Repubblica e Repubblica-Napoli visto che gli articoli sono facilmente reperibili da chiunque in Internet, ad esempio: Rifiuti dal Nord a Caserta 'Ecco l'affare diossina' Repubblica — 26 marzo 2003 pagina 3 sezione: NAPOLI; Pianura, ecco i veleni delle aziende del Nord; Repubblica — 25 Gennaio 2008 pagina 4 sezione: NAPOLI, o se sia stata data una risposta al Consigliere regionale Monguzzi che già nel 2003 aveva posto un'interrogazione alla Giunta regionale sulla gestione dei rifiuti di Parona, e agli inquirenti che in quegli articoli spiegavano come avvenisse lo sviamento delle procedure, che non potevamo inventarci non essendo esperti. Non ci è stata data l'opportunità di accedere a documenti pubblici riportanti gli esiti delle indagini, sicuramente a disposizione della società Lomellina Energia, che però non li cita pur essendo opportuno se non doveroso. Inoltre, nel periodo indicato a cui risalgono quegli articoli ero Consigliere comunale e componente la commissione Enti e società partecipate-Asm, era quindi mio diritto-dovere informarmi sulla base delle informazioni pubbliche disponibili non avendo mai ottenuto informazioni ufficiali da parte degli amministratori. Non posso che dirmi lieta dell'estraneità di Lomellina Energia - nonostante qualche chiarimento in più ci sia dovuto per quelle 68 tonnellate e dopo una lettera tanto eloquentemente dura - a quella citazione di Pavia nel libro di Saviano. Non altrettanto per il fatto che una società partecipata pubblicamente si limiti ad informare sommariamente sulla propria posizione in un contesto delicatissimo e "intimi" e quereli chi istituzionalmente ponga domande cercando risposte che ufficialmente non vengono fornite. Ricordo che il mio interessamento sullo smaltimento di rifiuti in provincia e nel pavese era - ed è - legato alle attività anche relative a società partecipate e alle mission di Asm, controllata al 99% dal Comune di Pavia e quindi dai cittadini ai quali spetta una risposta certa ed esaustiva sulle procedure di gestione dei rifiuti rispetto alle poche righe di quella lettera di Lomellina Energia. Molti hanno letto "Gomorra" e anche il nome di Pavia a pagina 362 e si sono chiesti in coscienza e legittimamente "perchè?".
P.S. Il post in questione non è stato pubblicato il 24 gennaio 2009 - quando è stato notato dagli estensori di quella lettera - bensì il 3 gennaio 2009 ed era intitolato "Il nostro contributo a Gomorra". In attesa di ulteriori chiarimenti da parte di Lomellina Energia sulle indagini circa lo smaltimento dei rifiuti verso la Campania abbiamo temporaneamente reso non disponibile quella parte del post, che ripubblicheremo non appena la società ci fornirà maggiori e più dettagliati ragguagli sulla propria posizione in quei procedimenti, come le spetta per trasparenza e senso di responsabilità, in contesti pubblici, così delicati come la salute pubblica. Se non arriveranno a breve ripubblicheremo il post così com'era. Vi si rivolgevano infatti domande, per competenza e ruolo, a Nicola Adavastro, direttore di Asm e presidente di una delle società del Gruppo che controlla il termovalorizzatore di Parona (a sua volta controllato al 34% dal Comune di Pavia tramite Asm - secondo quanto riferitomi dallo stesso Adavastro), ma non ho ricevuto, sull'argomento e finora, nessun riscontro, oltre quella lettera da una società che mi intima di tacere sulle società e sugli amministratori, e cancellare. Mi ero riproposta di riporle durante il Consiglio comunale del 10 febbraio (data in cui si sarebbe discusso del Piano industriale di Asm, dopo diversi e immotivati differimenti), ma la Giunta è caduta il 28 gennaio. Quella lettera è del 12 febbraio - proveniente da Rovato, com'è scritto nell'avviso di raccomandata, sede di Cogeme - e il post del 3 gennaio. Questo, di cui intimano la cancellazione, si concludeva così: "Chi sapeva? Come sono finite le inchieste napoletane?
Quando il Comune di Pavia ha deciso di aggregarsi a Linea Group Holding e quindi a Cogeme, conosceva i dettagli delle inchieste di Napoli e Santa Maria Capua Vetere? Conosceva quegli articoli di quotidiani così infamanti, veritieri e informati? Non mi ricordo alcun accenno degli amministratori di Asm-Pavia (dall'era Bosone a quella Albergati-Adavastro) a quegli eventi, né in Consiglio comunale né in Commissione. Eppure di occasioni per parlar chiaro ce ne sono state. Il termovalorizzatore a Parona è stato costruito nel 1995, fino a quando è durato quel traffico? Quali strumenti di controllo ha messo in atto Asm-Pavia per impedire che quei traffici avvengano ancora? Non ho letto nulla a proposito nel Nuovo Piano Industriale di Asm che sarà in votazione in Consiglio comunale questo mese [...]".
Dovrei desumere che le risposte potrebbero essere in quella lettera di Lomellina Energia?
Irene Campari
fino al 28.1.09 Capogruppo in Consiglio comunale a Pavia, componente le Commissioni Enti-società
partecipate-Asm, Ambiente e Sviluppo sostenibile
venerdì, 20 febbraio 2009 - alle ore 14:00
Dal romanzo "GOMORRA" di Robero Saviano
Pg 331
Porsi contro i clan diviene una guerra per la soppravivenza, come se l'esistenza stessa, il cibo che mangi, le labbra che baci, la musica che ascolti, le pagine che leggi non riuscissero a cocederti il senso della vita ma solo quello della soppravvivenza. E cosl' conoscere capire diventa una necessità. L'unica ancora ancora possibile per considerarsi ancora uomini degni di respirare.
Il film non è stato candidato agli Oscar come si sperava, ma il libro di Saviano "Gomorra" deve essere letto da tutti.
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