Padre Alex Zanotelli

Giornali

la Provincia Pavese21 aprile 2012

Parona, per il caso diossina l’agricoltore patteggia un anno

Caso diossina in tribunale: l’agricoltore Antonio Marchesoni, di Parona, patteggia 1 anno di reclusione. Per il veterinario Riccardo Ricali, anche lui accusato di falso, sentenza rinviata.

di Filiberto Mayda

PARONA Un anno di reclusione, pena sospesa, per il reato di falso ideologico in concorso. Per l’agricoltore e allevatore Antonio Marchesoni, settantuno anni, (che poi agricoltore e allevatore proprio non è) la vicenda giudiziaria delle uova alla diossina di Parona si è chiusa ieri davanti al giudice dell’udienza preliminare Stefano Vitelli: così consigliato dal suo avvocato, ha scelto di patteggiare. E come ci dice al telefono, «per quello che mi riguarda è andata bene: ciò che conta è far sapere cosa sta succedendo a Parona». Lo stesso che aveva commentato Riccardo Ricali, cinquantasette anni, veterinario dell’Asl, che ieri mattina ha deciso di andare avanti: venerdì prossimo sarà sentito dal gup durante la discussione e il caso potrebbe andare a sentenza. Ma di cosa vengono accusati i due, peraltro noti ambientalisti? Il reato, tecnicamente, è quello di falso ideologico, ma dice pochissimo. La storia è decisamente interessante e, se il giudice ritenesse di voler trasmettere gli atti alla procura, potrebbe anche nascere un’indagine sul caso diossina. In breve: Ricali e Marchesoni sono convinti da tempo che Parona sia contaminata dalla diossina provocata dal termovalorizzatore. Di analisi «serie» secondo i due non ne erano mai state fatte. Realizzarle privatamente è costoso e non ha gran valore. E allora, per poter inviare i materiali al Piano nazionale dei residui, i due avrebbero falsamente attestato che Marchesoni aveva un’azienda agricola e un allevamento di suini, così da poter prelevare i campioni e farli analizzare. Non solo, anche i campioni stessi – che non potevano provenire dall’azienda agricola, inesistente – erano stati presi (in buona sostanza, del granturco) da un campo distante qualche centinaio di metri dalla casa di Marchesoni. Ad aggiungere confusione alla vicenda, il fatto che alcune uova analizzate (tra cui quelle delle galline del Marchesoni stesso), erano risultate contaminate dalla diossina. In buona sostanza, secondo l’accusa, le basi della richiesta di analisi e anche il materiale da analizzare non erano corretti. Ma ciò che ha del paradossale, e che forse potrebbe spingere la procura a volerci vedere chiaro, è che la diossina non solo era nelle uova, ma anche nel granturco inviato per le analisi. Insomma, ci sarà anche stato un falso (ancora da dimostrare), ma il falso ha fatto scattare l’allarme diossina a Parona. Sarebbe come, si è lasciato sfuggire Ricali, «se qualcuno salvasse un uomo che annega nel fiume e poi venisse condannato per divieto di balneazione». Se ne riparlerà venerdì prossimo, davanti al giudice Vitelli.


la Provincia Pavese – 20 aprile 2012

Parona, oggi il caso diossina in tribunale

PARONA Il giallo delle uova alla diossina questa mattina finirà sul tavolo del giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Vigevano. Di fronte a lui ci saranno il veterinario del paese Riccardo Ricali e l’agricoltore Antonio Marchesoni. Sono accusati di falso ideologico: avrebbero falsato delle analisi chimiche riguardo alla presenza di diossina nelle uova allevate da Marchesoni. A documentare il falso ideologico ci sono anche delle intercettazioni telefoniche. «Sono in attesa dell’udienza prima di valutare la linea da seguire» ha evidenziato ieri l’agricoltore Marchesoni che patteggerà. Il veterinario di Parona invece ha intenzione di raccontare quello che, secondo lui, sta succedendo a Parona dove oltre alla diossina nelle uova sono stati trovati anche valori di Pm10 stratosferici nell’aria. Se da una parte oggi si potrebbe già chiudere il procedimento a carico dei due paronesi, che avevano dato da mangiare alle galline un triturato presumibilmente alla diossina fatto con mais raccolto nelle zone più inquinate di Parona, dall’altra potrebbero tornare nelle aule di tribunale i fascicoli sull’inquinamento a Parona. Più volte cittadini e comitati per l’ambiente hanno lamentato una situazione insostenibile. Il loro indice è puntato contro il termodistruttore di Lomellina Energia (che brucia 380mila tonnellate di rifiuti all’anno) e contro le aziende inquinanti che negli ultimi vent’anni si sono insediate alla periferia del paese. Tanto che nel mese di marzo anche la Provincia aveva disposto controlli a sorpresa in alcune industrie di Parona ritenute inquinanti.(s.b.)


la Provincia Pavese19 aprile 2012

Giallo diossina, il caso arriva in aula

Scoppia il giallo diossina a Parona: domani mattina, davanti al giudice dell’udienza preliminare, compariranno il veterinario Riccardo Ricali e l’agricoltore Antonio Marchesoni, imputati di falso ideologico. Secondo le accuse avrebbero indicato dei dati non veri nella procedura di analisi dei mangimi. In particolare, sarebbe stata diversa la zona di provenienza, ossia non dalla cascina Marchesoni, ma da un campo di Parona. Il risultato? Il campo era inquinato.

di Filiberto Mayda

PARONA Riccardo Ricali, veterinario di Parona, e Antonio Marchesoni, agricoltore dello stesso paese, domani mattina si ritroveranno davanti al giudice dell’udienza preliminare per rispondere del reato di falso ideologico, ovvero Ricali, pubblico ufficiale, avrebbe commesso un falso in documentazioni relative ad analisi chimiche, Marchesoni lo avrebbe aiutato. Analisi sulla diossina a Parona. Vicenda delicatissima, dunque, e dal processo (dove Marchesoni ha deciso di patteggiare, mentre il medico intende difendersi) potrebbe magari scaturire un’indagine ben più ampia e profonda sul caso-diossina a Parona, con tutto quello che ne consegue. «Non so se è stato regolare o meno quello che abbiamo fatto – dice Marchesoni – ma lo abbiamo fatto per Parona, per denunciare la presenza della diossina, dei veleni che ci uccidono». Non bastava chiedere delle analisi? A quanto pare no. E poi sono costosissime. E ancora, è complicato accedere al Piano nazionale che le prevede. E c’è chi si mette in mezzo, chi non vuole che si parli di diossina a Parona. La storia, che poi un processo pubblico potrebbe portare alla luce, nasce dunque insieme all’inceneritore, ai soldi che ci hanno girato intorno, a quello che brucia e come lo brucia. Un anno fa Antonio Marchesoni, ambientalista, lancia l’allarme: «A novembre, in via precauzionale, avevamo consegnato due uova a un veterinario locale in modo da capire se ci fosse qualche difficoltà legata all’inquinamento atmosferico. Poi un mese fa, veniamo a sapere dalla stampa che effettivamente a Parona esiste un problema di diossina nelle uova ». Insomma, la diossina sembra che ci sia. E fa paura. Il veterinario è Riccardo Ricali, che ottiene un primo risultato: dimostrare che la diossina può contaminare le uova. Ma la storia strana è che le galline di Marchesoni non avrebbero mangiato il mangime della sua proprietà, perché di mais non ne ha. Per dimostrare che la diossina è presente e contamina gli animali, allora, era necessario utilizzare mais locale. E quale si va a prendere? Quello di un campo periferico di Parona in una zona ritenuta – a ragione o a torto – inquinata. Insomma, il granturco è quello più a rischio della zona. Le galline mangiano un “triturato” alla diossina, o almeno, presumibilmente alla diossina. E i risultati lo confermano. Il fatto è che la certificazione tecnica non sarebbe stata veritiera: insomma, non si fa cenno preciso a come è stato realizzato il mangime. Ma intanto il caso è scoppiato. Non basta. Marchesoni fa richiesta anche di allevare un maiale. L’idea, probabilmente, è di nutrirlo nello stesso modo, utilizzando prodotti agricoli di Parona, e poi di sottoporlo ad analisi. Ma il progetto di agricoltore e veterinario trova un ostacolo. Qualcuno li sta controllando, ha già denunciato le presunte irregolarità alla procura. Chi sta cercando di scoprire se c’è un rischio diossina finisce indagato, al punto che viene persino permessa l’intercettazione telefonica. Non solo, si arriva al paradosso: un giorno si presentano anche i carabinieri dei Nas: vogliono sequestrare il maiale. Ma il maiale non c’è, deve ancora arrivare, i militari non ci credono, perquisiscono la cascina. Poi se ne vanno. L’intera storia, domani mattina, sarà ripercorsa davanti al giudice. E Ricali ha intenzione di raccontare tutto quello che sta accadendo a Parona. E sarà presente anche un pm.

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