Padre Alex Zanotelli

Giornali

la Provincia Pavese – 20 maggio 2010
Il consiglio comunale cancella l’inceneritore

PAVIA. L’ipotesi di un inceneritore per i rifiuti di Pavia sfuma a mezzanotte: dopo tre ore di confronto serrato, maggioranza e opposizione trovano un accordo e dalle linee guida per l’Asm sparisce ogni accenno ad un impianto per bruciare rifiuti. E si affaccia un “digestore”. Un digestore, semplificando all’eccesso, è un impianto dove la parte umida dei rifiuti, raccolta con la differenziata, fermenta e produce biogas (metano) che può essere utilizzato per produrre energia o per il teleriscaldamento. Garantisce un ritorno enomico minore rispetto ad un inceneritore, ma basterebbe comunque all’Asm per ottenere dal ciclo dei rifiuti (che oggi è solo una spesa) il ritorno economico che serve per raggiungere, entro il 2012 il 40 per cento di raccolta differenziata imposto dalla legge. E’ su questo passaggio che maggioranza e opposizione trovano un accordo dopo tre ore di faccia a faccia sulle linee guida da consegnare all’Asm. Un accordo limitato alla bocciatura dell’inceneritore, però: alla fine della seconda serata dedicata alle linee guida dell’Asm, il via libera al pacchetto completo arriva solo dalla maggioranza con l’opposizione schierata compatta per il no. «Linee guida troppo generiche che sostanzialmente danno carta bianca all’Asm senza che il Comune riesca ad esprimere un progetto di sviluppo per una realtà fondamentale come Asm», riassume Andrea Albergati, ex sindaco ed ex presidente di Asm. Tocca a Massimo Depaoli del Pd e Vincenzo Vigna dell’Idv introdurre il tema caldo della serata: «Il sindaco Cattaneo e l’Asm ripetono che nessuno vuole fare un inceneritore: se è vero, basta eliminare dalla pagina 22 delle linee guida il riferimento ad un impianto di questo tipo». Che ci sia spazio per un accordo si intuisce quando l’assessore Cristina Niutta si consulta con il capogruppo del Pdl Sandro Bruni e chiede di posticipare questo particolare emendamento: la maggioranza boccia a ripetizione 25 emendamenti dell’opposizione, ma quando si torna al caso inceneritore il sindaco Alessandro Cattaneo propone un emendamento congiunto e bastano pochi minuti per approvare all’unanimità il passaggio che apre la strada ad un digestore. Ma perchè investire su un impianto che valorizza la parte umida dei rifiuti invece che puntare su un terzo inceneritore? Al di là dei costi proibitivi per la costruzione di un termovalorizzatore, sarebbe stato difficile trovare rifiuti da bruciare visto che i due impianti già attivi in provincia (Parona e Corteolona) hanno una capacità doppia rispetto alla quantità di rifiuti effettivamente prodotti. E un digestore darebbe a Pavia la possibilità di investire sulla raccolta differenziata garantendosi un ritorno economico. – Stefano Romano

la Provincia Pavese – 15 maggio 2010
«Asm, sull inceneritore marcia indietro inevitabile»

PAVIA. «Forse chi ha scritto le linee d’indirizzo di Asm si era dimenticato che, tramite Linea Group, l’azienda è comproprietaria dell’inceneritore di Parona». Il capogruppo del Pd Francesco Brendolise commenta la il dietro-front dell’amministrazione Comunale che, in 24 ore, ha ipotizzato di costruire un inceneritore e subito dopo, tramite il sindaco Cattaneo, ha detto di non volerlo costruire. «Era chiaro da subito che un progetto del genere non è economicamente sostenibile – riprende Brendolise -. Per fare un’inceneritore che funzione serve un certo tonnellaggio di rifiuti, che qui non c’è. La provincia di Pavia ha già due inceneritori, Parona e Corteolona, un altro non ci sta. Il vero problema è che questa amministrazione, a un anno dall’insediamento, dimostra di avere poca esperienza di governo. A Pavia bisogna rilanciare la raccolta differenziata, a questo fine serve un impianto che digerisca l’umido». Il vicepresidente di Asm, Vittorio Pesato, sottolinea la piena adesione alla linea del sindaco: «Condivido totalmente le parole di Cattaneo e del presidente di Asm Chirichelli. Faccio solo una considerazione di carattere generale, come dirigente politico. Temo che in Italia ci sia una sorta di caccia alle streghe, ogni volta che si parla di smaltimento di rifiuti il progresso e l’evoluzione vengono fermati. Già in passato ho parlato della positività dei termovalorizzatori che, voglio sottolineare, non sono inceneritori. Dico di più, se avessi una casa con un bel giardino lo costruirei io a fianco della mia villa un termovalorizzatore. Perché la vera sfida è che quando si parla di un piano industriale per una città non bisogna mai avere posizioni demagogiche. Ribadisco, faccio questo ragionamento da politico, perché le ragioni tecniche contrarie all’inceneritore, questa volta, prevalgono». (c.e.g.)

la Provincia Pavese – 13 maggio 2010
Pavia «costretta» a conferire tutto a Corteolona

PAVIA. Asm Vigevano, attraverso una partecipazione alla società che gestisce il termovalorizzatore di Parona, si garantisce entrate per circa 600mila euro l’anno. Anche Asm Pavia, però, attraverso Linea group ha una partecipazione con il termo di Parona: perchè allora i rifiuti del capoluogo, non possono essere bruciati a Parona in un impianto “partecipato”? «Perchè a stabilire i luoghi di smaltimento è il piano provinciale dei rifiuti predisposto, appunto, dall’amministrazione provinciale – spiega il dirigente del settore rifiuti di Asm Pavia Gabriele Tedeschi -. E Pavia è nell’ambito per cui è previsto lo smaltimento nel termovalorizzatore di Corteolona». Anche le tariffe di smaltimento sono stabilite dalla Provincia e uguali per tutti: incenerire una tonnellata di rifiuti costa 98 euro e 39 centesimi che diventano 108 euro aggiungendo la tassa ambientale (anche questa uguale per tutti i Comuni della provincia) di 10 euro la tonnellata.

la Provincia Pavese – 13 maggio 2010
L inceneritore divide Asm crede nel piano ma la Provincia frena

PAVIA. Il Comune dà il via libera ad Asm per progettare un nuovo inceneritore, il direttore dell’azienda Claudio Tedesi intravvede la possibilità di tamponare i costi di smaltimento dei rifiuti di Pavia, ma l’assessore provinciale all’ambiente Ruggero Invernizzi frena. «In Regione è già aperta un’istruttoria per il potenziamento dell’impianto di Corteolona – spiega Invernizzi -. Con ogni probabilità, quindi, aumenterà ulteriormente la capacità di smaltimento degli impianti in provincia: prima di mettere in cantiere un nuovo impianto sarebbe necessario coordinare gli interventi». I numeri dicono che in provincia di Pavia già si smaltiscono più rifiuti di quanti se ne producano. Nel 2009 tra Pavese, Oltrepo e Lomellina ne sono state prodotte 350mila tonnellate: solo il termo di Parona può bruciarne 380mila e la capacità di Corteolona è di altre 150mila. Poi si devono aggiungere gli altri impianti per il trattamento della frazione umida a Voghera e Giussago, solo per citare due impianti che lavorano sulla raccolta differenziata. «Uno dei punti cardine sta qui – commenta il direttore generale di Asm Claudio Tedesi -. Le società pubbliche si occupano di raccolta e i privati di smaltimento. E se lo smaltimento permette di ricavare utili, la raccolta ha costi spaventosi». E’ un modo per dire che Asm è pronta a progettare il termovalorizzatore ipotizzato nelle linee guida del Comune? «E’ indubbio che sarebbe utile – risponde Tedesi -. Cito il caso di Asm Vigevano che dalla partecipazione alla società del termo di Parona ricava 600mila euro l’anno che si devono sottrarre alle spese per lo smaltimento. Pavia, invece, per smaltire i propri rifiuti ha solo spese e nessuna possibilità di ricavo. Quando sarà il momento di redigere il piano industriale si potrà pensare anche ad un digestore, ad esempio: un impianto per la produzione di energia dal trattamento della parte organica dei rifiuti raccolta con la differenziata». E si tocca così un altro nodo: l’obiettivo del Comune è raggiungere il 40 per cento di raccolta differenziata entro il 2012, ma al momento Asm non ha la capacità economica di organizzare la raccolta porta a porta. A meno, ovviamente, di non ricavare utili dallo smaltimento progettando un nuovo impianto di termovalorizzazione, o entrando in società con privati che già smaltiscono e possano garantire entrate sufficienti a tamponare le uscite per la differenziata.

Stefano Romano

la Provincia Pavese – 13 maggio 2010
Rifiuti, territorio dimenticato se conta soltanto la logica degli affari

(segue dalla prima pagina) Ora il più grande di tutti, il Comune di Pavia (e la sua azienda municipalizzata) pensa di poter entrare in affari. A dire il vero, l’Asm Pavia in affari c’è già, visto che fa del tutto parte di una holding lombarda, Lineagroup, che ha una sostanziosa quota dell’inceneritore di Parona. Ma i soldi ricavati da lì, ragionano a Pavia, finiscono in una cassaforte unica «regionale». A occhio pare quindi che la nuova amministrazione di centrodestra «a trazione leghista» male si sposi con i piccoli municipi bresciani, i cremonesi e i lodigiani (gli altri soci di Lineagroup) che almeno all’inizio avevano una matrice comune nell’Ulivo di centrosinistra. Ma la politica-partitica deve star fuori, gli affari sono affari: già questo pone un grosso punto interrogativo sulla via intrapresa da Asm Pavia. Gli inceneritori, soprattutto guardando le esperienze dell’Europa più avanzata, dovrebbero risolvere il problema dello smaltimento durante l’arduo cammino verso un’alta quota di raccolta rifiuti differenziata. Il legislatore italiano ha aiutato fortemente questi impianti, ad esempio con l’istituzione dei Certificati verdi, simili a obbligazioni vendibili su un mercato apposito da chi, oltre a bruciare rifiuti, produce energia. Gli inceneritori, da un decennio, sono stati così ribattezzati «termovalorizzatori» perchè vi si ricava energia elettrica (Parona) o, più efficacemente, calore per il teleriscaldamento (Brescia). Morale: i certificati sono un’iniezione di denaro che però può durare al massimo 15 anni dopo l’apertura dell’impianto. Secondo alcuni, oggi il vero utile di un inceneritore è fornito dai Certificati verdi, sottintendendo che, una volta esauriti, non ci sarà più gran vantaggio economico. Questo è il versante industriale e finanziario tutto da chiarire da parte di Asm Pavia. Con un antipatico corollario: quanto costerebbe l’uscita da Lineagroup? In tempi grami come questi, è innegabile che sono proprio «i conti», il dare e l’avere, il primo pensiero della maggioranza dell’elettorato. Ma non può essere l’unico elemento su cui ragionare. Se lo smaltimento rifiuti è un servizio pubblico, allora la provincia di Pavia è già attrezzata ben oltre il necessario per la fase finale (vedere l’ultimo rapporto della Provincia, febbraio 2010). Invece è tra i fanalini di coda per la raccolta differenziata (27,4% contro il 45% previsto per il 2008). Quindi, a rigore, bisognerebbe agire lì, magari modulando diversamente la tassa per incentivare i cittadini, lavorando sull’educazione con i bambini e le scuole, migliorando il sistema cassonetti. Tutte cose che costano, è l’obiezione, e gli incassi dell’inceneritore potrebbero magari finanziarle. O magari no, visto che in provincia di Pavia gli inceneritori ci sono, funzionano da anni, e la raccolta differenziata è rimasta poca cosa. Eppure la «politica dei rifiuti» dovrebbe essere una delle priorità per chi rivendica il radicamento sul territorio, fa una bandiera (verde) dell’identità locale. Si ricorda che un ex consigliere regionale leghista, Lorenzo Demartini, eletto in Lomellina, si era fatto paladino di chi si opponeva alla discarica delle ceneri prodotte dall’inceneritore di Parona (che vengono spedite, pagando, in Germania). Che sia cambiata l’indicazione del partito? Se ci sono bilanci in rosso il «territorio» passa in secondo piano? Prima gli affari? E allora cominciamo guardando bene «i conti», oltre l’incerta durata di un’amministrazione. – Roberto Peraro

la Provincia Pavese — 12 maggio 2010
«Un inceneritore di rifiuti per Pavia»

PAVIA. Asm spende per raccogliere i rifiuti e poi paga per smaltirli: se i conti devono restare in attivo è necessario darle gli strumenti per guadagnare. Anche costruendo un nuovo inceneritore. Ridotto ai minimi termini, è il piano che il Comune consegna all’Asm. L’ipotesi di un terzo inceneritore in provincia di Pavia dopo quelli di Parona e di Corteolona si affaccia in consiglio comunale quando l’assessore Cristina Niutta legge la relazione sulle linee guida che il Comune di Pavia, di fatto l’azionista unico, consegnerà all’Asm. In aula ci sono i vertici di Asm: il presidente Giampaolo Chirichelli, il vice Vittorio Pesato, il consigliere di amministrazione che è anche vicepresidente di Linea group holding Marco Bellaviti. Il passaggio è interlocutorio visto che le linee guida sono state illustrate l’altra sera ma il voto del Consiglio sarà solo lunedì prossimo: i temi sul tavolo, però, sono fondamentali per il futuro dell’ex municipalizzata. In primo luogo c’è il piano di fusione tra le Asm provinciali per far nascere una sola grande azienda multiservizi in grado di competere con i colossi privati, poi c’è l’ipotesi di un progressivo abbandono dell’alleanza con Linea group holding, infine la questione della gestione rifiuti che, al momento, è solo un costo per l’azienda. Sulla fusione delle Asm provinciali le linee guida di Pavia sono abbastanza generiche: il mandato è di far partire i progetti di collaborazione su temi specifici come la gestione dell’acqua e, appunto, dei rifiuti. E’ qui che si innesta l’ipotesi di un impianto di termovalorizzazione (un inceneritore) gestito direttamente da Asm o da una società nella quale siano rappresentate tutte le Asm della provincia. «E’ opportuno fare un passo indietro – commenta Bellaviti -. Nelle linee guida il Comune indica l’obiettivo del 40 per cento di raccolta differenziata nel 2012. Ma aumentare la differenziata ha costi enormi: nell’ambito di una politica industriale è quindi necessario prevedere anche interventi in grado di dare all’azienda gli strumenti necessari per sopportare i nuovi costi e, si spera, far crescere gli utili». E siccome smaltire rifiuti in impianti altrui costa molto, costruire un impianto proprio sarebbe un investimento per il futuro. «Il problema è che in provincia di Pavia gli impianti esistenti hanno già una capacità di smaltimento enormemente superiore alla produzione effettiva di rifiuti – ribate dall’opposizione Massimo Depaoli, esperto del Pd in temi ambientali -. Gli inceneritori di Parona e Corteolona garantiscono insieme lo smaltimento di circa 500mila tonnellate l’anno di rifiuti solidi urbani, mentre la produzione effettiva è di circa 350mila tonnellate l’anno. A parte le valutazioni ambientali su un eventuale inceneritore, quindi, non si capisce quale potrebbe essere la ragione di mercato di una scelta del genere. Dove andrebbero a prendere i rifiuti da bruciare? La relazione, inoltre, sorvola su un aspetto non secondario: Asm, attraverso Linea group è già nella società che gestisce il termo di Parona». Opposizioni e ambientalisti propongono una strada alternativa. «Se un inceneritore sarebbe inutile – aggiunge Depaoli -, in vista del potenziamento della differenziata è necessario puntare alla chiusura del ciclo di smaltimento dei rifiuti umidi. L’ideale sarebbe un digestore in grado di produrre energia pulita».

Stefano Romano

All Pages