Cosa sono le Diossine

Cosa sono

Con il termine generale di diossine viene descritto un gruppo di centinaia di composti chimici capaci di persistere per lungo tempo nell’ambiente. Almeno 13 di queste molecole sono considerate sicuramente tossiche per l’uomo e gli animali. Il composto più tossico è la tetraclorodibenzo-p-diossina o TCDD. La tossicità delle altre diossine e delle sostanze analoghe viene espressa in relazione alla TCDD.

Dove si trovano

Le diossine di per sé non rivestono alcuna utilità pratica, e non sono mai state un prodotto industriale. Si formano nel corso di numerosi processi chimici in cui siano coinvolti prodotti clorurati. Le fonti principali di diossina sono rappresentate da: inceneritori di rifiuti urbani, fonderie di metalli, inceneritori di rifiuti ospedalieri, emissioni di attività industriali quali la produzione di pesticidi ed altre sostanze chimiche come il cloruro di polivinile (meglio noto come PVC), le operazioni di sbiancatura della carta, gli impianti di riscaldamento domestico a legna, gli incendi e il traffico veicolare. La diossina emessa in atmosfera tende solo in parte a depositarsi nel terreno circostante l’impianto di provenienza, mentre la maggior parte viene trasportata dai venti a grandi distanze.

Si ritiene che diossine possano formarsi “spontaneamente” per effetto di microrganismi o per processi fotochimici di degradazione di prodotti clorurati. Le diossine possono contaminare il suolo e le acque e hanno un lungo tempo di degradazione. Sono reperibili in tracce pressoché ovunque nell’ambiente a causa dell’uso indiscriminato fatto nel recente passato di elevatissime quantità di prodotti chimici contaminati. Sono state isolate diossine anche nel tessuto adiposo di animali antartici.

Le diossine depositate nel suolo e nei sedimenti entrano nella catena alimentare terrestre e acquatica. Il consumo di alimenti inquinati, pesci o prodotti agricoli, è un’importante sorgente di esposizione per l’uomo.

Quale rischio comportano

Le diossine sono state coinvolte in numerosi gravi incidenti ambientali: la fuoruscita di una nube di diossina da un impianto di produzione di triclorofenolo e prodotti chimici intermedi a Seveso nel milanese nel 1976 e da un impianto inceneritore di rifiuti a Times Beach nel Missouri nel 1996 determinarono l’evacuazione della popolazione dalle zone inquinate. L’Agent Orange, un diserbante utilizzato nel corso della guerra del Vietnam per scopi bellici, conteneva diossine che sono state successivamente ritrovate negli alimenti provenienti dalle zone inquinate.

Le diossine sono molto solubili nei grassi (sostanze lipofile), con un tempo di dimezzamento (il periodo necessario per la diminuzione della sua concentrazione del 50%), che può variare da pochi mesi a diversi anni. Le diossine vengono assorbite per lo più per via digerente. Un ciclo tipico di questo processo si può schematizzare come segue: depositandosi ed accumulandosi nel suolo, le diossine passano nei vegetali, da qui negli animali da pascolo in cui si depositano nei tessuti adiposi. L’uomo può assorbire le diossine attraverso prodotti quali latte e derivati e carni. Le diossine possono essere assorbite anche da pesci che vivano in acque inquinate. Nell’uomo la concentrazione di diossine può raggiungere concentrazioni tossiche per l’organismo ed è in grado di passare nel latte materno. Tra le diossine, la TCDD è la molecola dotata di più spiccata tossicità, ed è dimostrata la sua capacità di causare un’ampia gamma di gravissimi effetti nocivi nell’uomo. In primo luogo la capacità di indurre tumori. Dal 1997 lo IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha classificato la diossina TCDD in classe 1 come cancerogeno certo per l’uomo. Gli studi epidemiologici hanno evidenziato un significativo eccesso di tumori in toto negli esposti.

Esistono chiare evidenze di rischi per la riproduzione anche a basse concentrazioni di diossina, che può causare effetti mutageni sul DNA, aumentata incidenza di aborti, malformazioni fetali, riduzione della fertilità con danno agli spermatozoi.

Le diossine sono in grado di esercitare un effetto tossico sul sistema immunitario con effetti di depressione delle difese immunitarie. Nell’animale e nell’uomo è stata dimostrata la capacità delle diossine di interferire con il sistema endocrino (tiroide, sistema riproduttivo). Alle diossine sono stati attribuiti, seppure con alcune incertezze, anche una patologia cutanea chiamata cloracne, con eruzioni cutanee e pustole simili a quelle dell’acne giovanile, talvolta estesa all’intera superficie corporea che possono perdurare, nei casi più gravi, per anni. Sono oggetto di studio gli effetti nocivi a livello epatico, sull’induzione dell’endometriosi, sugli effetti neurotossici, sull’induzione di diabete mellito.

Come si rilevano

La determinazione delle diossine viene effettuata in laboratorio attraverso metodiche strumentali che prevedono l’impiego di gas-massa . L’Italia ha recepito con Decreto del Ministero della Salute 23 luglio 2003 la direttiva 2002/69/CE per la standardizzazione delle metodiche di campionamento e di analisi per il controllo ufficiale di diossine e la determinazione di PCB diossina-simili nei prodotti alimentari.

Cosa dice la legge

Dopo che le diossine sono state riconosciute come cancerogene per l’uomo, sono state emesse direttive da diverse organizzazioni sulle concentrazioni “accettabili” di diossine nelle emissioni, in atmosfera, nelle acque, nei suoli e negli alimenti. Per tutte le diossine i limiti vengono espressi in un’unica unità quantificabile: “concentrazione di tossicità equivalente” riferita al TCDD. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1998 ha abbassato la dose tollerabile giornaliera per l’uomo da 10 pg/kg a 1-4 pg/kg. Per picogrammo si intende un miliardesimo di milligrammo, mentre per kg si intende il peso corporeo. L’Agenzia statunitense per la Protezione Ambientale (EPA) ha stabilito, per contro, un valore di assunzione giornaliera accettabile molto inferiore.

L’Unione Europea ha fissato tenori massimi di diossine nelle derrate alimentari nel regolamento 2375/2001 e nella Direttiva n. 69 del 26 luglio 2002 e ha rivisto le direttive sulla presenza di sostanze e prodotti indesiderabili degli animali (direttiva 2001/102/CE).

Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera degli inceneritori l’U.E al fine di contenere l’emissione di diossine, ha stabilito con una direttiva recepita in Italia dal D.M. 124/2000, il limite di emissione degli inceneritori a 0.1 nanogrammi per metro cubo.

Chi controlla

Le Agenzie ambientali, nazionale, regionali insieme ad altri soggetti istituzionali quali il Comando dei Carabinieri Tutela Ambiente (CCTA ex NOE), le Capitanerie di Porto, le Autorità di Bacino, il Magistrato alle Acque, il Corpo Forestale dello Stato hanno le competenze in materia di controlli ambientali.

Le attività di controllo degli alimenti e delle bevande sono invece effettuate dal Servizio Sanitario Nazionale (S.S.N) che si avvale di numerosi organismi operanti sia a livello centrale che locale.

I controlli analitici sono effettuati dai laboratori delle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente, dagli Istituti Zooprofilattici e da altri laboratori riconosciuti dal Ministero della Salute.

L’ARPAV ha attrezzato, presso il Dipartimento Provinciale di Venezia, un laboratorio di analisi specializzato nella rilevazione e nel dosaggio di diossine in diverse matrici (aria, acque, alimenti, fanghi e terreni).

Prevenzione

A partire dagli anni ’90 sono state emanate normative per ridurre le emissioni, in particolare dagli inceneritori e dalle attività industriali. Bisogna tener conto che persistono sorgenti non conosciute di diossine. La prevenzione si attua in primo luogo individuando le possibili fonti di emissione e vigilando periodicamente sulla entità delle stesse. E’ necessario inoltre il monitoraggio della concentrazione di diossine al suolo, nelle acque e negli alimenti.

Per Ulteriori approfondimenti leggi:

Fonte: APAT – Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici

Documento: Diossine Furani e PCB

 

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