Contributi per le bollette

La Nuovastagione di Parona propone che una parte dei contributi dell’inceneritore vengano ceduti come energia ai cittadini, per compensare il caro bollete. Il teleriscaldamento è stata un’idea propagandistica del sindaco non realizzabile per Parona. La convenienza del teleriscaldamento può avvenire solo in un quartiere centralizzato come Brescia, dove si spengono le caldaie a gasolio e si collega il teleriscaldamento del termovalorizzatore (giusto termine per il loro impianto il nostro ricordiamolo è solo un inceneritore). Ma l’energia viaggia anche sui fili della corrente (guarda a caso la convenzione tra l’Enel e Lomellina Energia ne prevede la vendita), pertanto se si ha veramente a cuore il portafoglio dei Paronesi si può trasportare l’energia sui fili della corrente, senza mettere sotto sopra un intero paese con operazioni non convenienti per noi, come il teleriscaldamento (questa è un’operazione fattibile).

Visto che nel programma di “Insieme per Parona” del 2004 tra i compiti della Multiservizi c’era la verifica di fattibilità dell’impianto di teleriscaldamento e del cablaggio per la telefonia.

Visto che il Sindaco in un diverbio sui soldi con la Sig.na Ganzi ha affermato sulla provincia Pavese il 18 gennaio 2008: «Il guadagno? Certo che c’è. E sarebbe potuto crescere se la signora Sindaco, invece di fare prediche, avesse firmato una nuova convenzione più conveniente per il paese. Per avere più soldi e ottenere un servizio di teleriscaldamento».

Ora il sindaco è Silvano Colli, le minoranze di Parona devono pretendere che le promesse vengano rispettate, lo stesso Sindaco ha sempre sostenuto che non era necessario il teleriscaldamento, ma sarebbe bastato un quantitativo di energia ceduto ai paronesi per ridurre le spese. Obbligare il Sindaco a rispettare le promesse, è un compito per le minoranze, non perchè lo sostiene la Nuova Stagione, ma perchè è un atto dovuto nei riguardi di tutti i cittadini che finora sono stati ingannati.

 

Parona, i rifiuti dividono paese e municipio

la Provincia Pavese — 18 gennaio 2008

PARONA.«Macché piscina grandiosa, qui riusciremo solo quest’anno a costruire una scuola materna che costerà un milione e centomila euro. Mai portati a casa due milioni per la presenza del termovalorizzatore. I soldi arrivati finora sono serviti e servono ancora a pagare circonvallazioni e rotatorie», parte agguerrita Giovanna Ganzi, carte alla mano nel suo ufficio al primo piano del municipio. «Il guadagno? Certo che c’è. E sarebbe potuto crescere se la signora sindaco, invece di fare prediche, avesse firmato una nuova convenzione più conveniente per il paese. Per avere più soldi e ottenere un servizio di teleriscaldamento», ribatte l’ex sindaco Silvano Colli. A Parona (borgo lomellino di 1982 abitanti e che punta al traguardo dei duemila) i rifiuti dividono. E il malcontento, aumenta in questi giorni di discussioni sull’opportunità di accogliere da queste parti la spazzatura che soffoca Napoli e la Campania. Le divisioni cominciano dentro il municipio. Dove l’ex sindaco Silvano Colli – ex sinistra Dc, poi Margherita, oggi «osservatore del Pd» – convintissimo delle scelte fatte e l’attuale sindaco Giovanna Ganzi (lista civica «e in cabina voto per chi voglio») sembrano arrivati davvero agli stracci. Quelle 380mila tonnellate di rifiuti da bruciare dentro i due termovalorizzatori di Lomellina Energia pesano, sempre di più. Il paese è spaccato in due, come il suo municipio. Dentro il quale c’è un vicesindaco ex sindaco, ora messo fuori dalla stanza delle decisioni, che starebbe già organizzando la campagna elettorale del 2009 che per forza sarà giocata sui temi della salute e dell’industrializzazione spinta, e un sindaco, a sua volta ex vicesindaco, decisa a fermare l’arrivo di qualsiasi altro insediamento industriale. Lui nicchia sulle intenzioni future: «C’è tempo», ma dice anche che sono molti quelli che erano e restano con lui. E che conta assai sui voti personali presi tre anni fa quando, per motivi di legge, dopo le due legislature di rito, ha passato la mano a Giovanna Ganzi. Lei, che compirà 80 anni quest’anno, è decisa su due cose. E le riassume così: adesso basta. Cioè? «La mia esperienza da sindaco si chiuderà con questo primo mandato». E poi? «Finché sarò qui nient’altro passerà. La gente di Parona ha già dato. Fin troppo. Termovalorizzatore, industrie chimiche, fonderie. Sa quante volte il Pm10 ha superato i limiti negli ultimi cento giorni? Sessanta. E sto parlando di valori altissimi fino a 14 volte oltre il limite». Scusi, signor sindaco, ma lei dov’era quando le industrie arrivavano a Parona? Non faceva il vicesindaco? E quando arrivava il termovalolizzatore? «Forse si è creato un beneficio in un momento di crisi. E’ stata una scelta che doveva tamponare l’emergenza». «Certo che c’era l’emergenza – incalza Colli -. Io ero anche presidente del Clir (il consorzio per i rifiuti che raccoglie una cinquantina di comuni compreso Vigevano) e la discarica di Gambolò era ai livelli di Napoli con un milione e mezzo di rifiuti». Così? «Ci siamo riuniti tutti e abbiamo deciso che bisognava svoltare. Solo che gli altri hanno detto no quando è stato il momento di ospitare l’impianto. A Parona c’era la disponibilità politica. Lo abbiamo accolto. Dopo essere andati a vedere come erano impianti simili all’estero. Ci è andata anche la signora Ganzi. Siamo stati garanti anche per i contratti della società con 30 banche. Abbiamo risolto il problema a mezza provincia». A che prezzo però? La signora sindaco dice che in pratica vi siete svenduti a Lomellina Energia. I soldi arrivati usati per le strade che non servono ai vostri duemila residenti. «Il Comune aveva bisogno di quelle strade – dice Colli -. La vera occasione l’abbiamo persa ora, con la seconda convenzione. Questo era il momento di valorizzare il paese. Di tenere qui l’energia venuta dai rifiuti. Da quello che mi piace chiamare il petrolio bianco. Ma la signora ha deciso che dovevo farmi da parte». «No – dice Giovanna Ganzi – le ragioni erano ben altre. Lui voleva il sì alla centrale elettrica. Voleva dire portare via altri 250mila metri quadrati alla zona agricola in un territorio comunale che è grande 934 ettari: siamo il comune più piccolo dopo Albonese». Giovanna Ganzi oggi capeggia il fronte della Parona che dice basta. Con lei è il medico del paese Giovanni Brunoldi che tiene ben in vista sul suo computer le curve del Pm10 con le vertiginose vette raggiunte dalle polveri sottili: «Qui si respira la stessa aria del Verziere a Milano, ma di qui non passa lo stesso numero di auto». Il dottore non ha tutti i torti. In una mezza mattinata, tra la via che porta al municipio attraversando per il lungo il paese e la piazza su cui affaccia il suo ambulatorio, si incrociano forse un paio di decine di automobili. Però gli studi affidati all’Università di Pavia non segnalano particolari problemi. «Sono numeri per fortuna piccoli – spiega Brunoldi – e non hanno rilevanza statistica». Per capire se a Parona si muore di inquinamento dovranno passare a quanto pare molti anni. Ma intanto chi viene ad abitare qui? Il sindaco Ganzi crede nel futuro, tanto da decidere di costruire una scuola materna (oggi i 52 bambini sono costretti a stare su due sedi). «Certo – spiega -. Un paese non ha più anima se perde la scuola. Io lo so perché ho fatto la direttrice didattica 30 anni e soffrivo quando dovevo chiuderne qualcuna nei paesini più piccoli». Così per fare arrivare nuove famiglie il Comune offre contributi per la prima casa a chi ha un reddito sotto i 31mila euro l’anno e fa una convenzione con una cooperativa per costruire appartamenti che potranno essere venduti a 1058 euro al metro. E ancora offre un assegno di maternità di 250 euro al mese alle madri non lavoratrici tra il sesto mese e un anno del bambino. «E poi qui l’Ici è ferma al 4 per mille e l’80% dei proprietari di case non la paga perché ha redditi bassi – elenca ancora Ganzi -. La pagano le aziende. Quelle che ci sono, perché lo ripeto: adesso basta. Ho cacciato via gente da questo ufficio davanti a certe proposte. Mediazioni sì, ma non compromessi. Finché resto qui io non passerà più nulla». E dopo? Colli è pronto. E ha altre idee: «Sul termo il consenso c’e, è cresciuto negli anni. C’è anche la squadra. Una bella squadra». I rifiuti arrivano copiosi anche da fuori provincia per far andare a pieno ritmo anche il secondo forno appena avviato. La centralina mobile dell’Arpa parte a caccia dei colpevoli ogni volta che in paese l’odore di ammoniaca costringe a sbarrare le finestre anche in piena estate. La battaglia di Parona è appena cominciata. (3. continua)

Pierangela Fiorani

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