Discarica ceneri dell’Inceneritore
la Provincia Pavese – 29 marzo 2007
«Rifiuti, no ad altri impianti»
VIGEVANO. La Lomellina dice basta a nuovi impianti di smaltimento rifiuti, di trattamento dei fanghi, centrali e tutto quanto possa ostacolare la vocazione turistica del territorio, ricco di storia, castelli, monumenti e natura. Una zona che si è sacrificata abbastanza, ma che ora pone un limite invalicabile: la salvaguardia della propria vivibilità. La Provincia Pavese ha organizzato un forum tra i sindaci lomellini, coordinato dal direttore Pierangela Fiorani. Ospiti alla redazione di Vigevano l’assessore provinciale Ruggero Invernizzi, il sindaco di Mede, Giorgio Guardamagna, il sindaco di Parona, Giovanna Ganzi, il sindaco di Lomello, Giuseppe Piovera e il sindaco di Galliavola, Luigi Borlone. Qual è la situazione degli impianti «a rischio» in Lomellina? Perchè è un territorio così “appetito” da società che vengono da fuori? INVERNIZZI: «In Lomellina si registra una presenza di queste strutture simile ad altri territori. Gli impianti per lo spandimento di fanghi si sono concentrati in una fascia circoscritta: il territorio, caratterizzato spesso da una monocultura di riso, si adatta alla valorizzazione di questo prodotto. Per il momento c’è una concentrazione discreta di fanghi, che può essere ridiscussa: c’è un piano di rifiuti adottato in passato che può essere rivisto». Quanti sono gli impianti di fanghi presenti oggi in Lomellina? INVERNIZZI: «Tromello, San Giorgio e Ferrera: sono tutti impianti fuori dai paesi. Quello di Ferrera è vicino alla Raffineria dell’Eni. C’è la possibilità di installare un altro impianto a Zeme. La richiesta è stata presentata, spetta alla Regione concedere il nullaosta: la Provincia dovrà dare il suo parere, tenendo conto che si tratta di un’area di Zps (Zona di protezione speciale, ndr). Quanto al progetto per Lomello, non c’è ancora nulla di concreto». E i sindaci cosa ne pensano? GUARDAMAGNA: «Contano molto sulla nostra vulnerabilità. C’è una viabilità che ci penalizza, non abbiamo una grossa industrializzazione, siamo un territorio che si basa sull’agricoltura e l’artigianato. Al di là della tipologia del rifiuto, c’è un allarme legato al traffico: se le strade non sono buone, far passare 500 camion in più al giorno crea problemi. E’ ora di dire basta a questi impianti. Ho vissuto le fasi della discarica prima prevista a Suardi e poi Semiana. Ci siamo beccati il raddoppio del termo, il gassificatore di Lomello, adesso vogliono coprirci di fanghi. Regione, Provincia e Comuni si stanno impegnando per valorizzare il territorio sotto il profilo turistico ed ambientale. Due o tre impianti di fanghi in Lomellina non sono insostenibili e non produrranno danni come la bomba atomica, ma attenzione a non compromettere il territorio. Bisogna tenere conto dell’effettivo fabbisogno del mercato: gli agricoltori usano poco i fanghi, c’è il rischio di produrli qui e mandarli nei campi di Novara e Vercelli. Ma allora se li facciano direttamente là». PIOVERA: «Abbiamo dettami regionali e interessi imprenditoriali che dobbiamo considerare. Non stiamo mettendo nessuna pregiudiziale ostativa e non vogliamo scagliarci contro le disposizioni di legge. A Lomello per noi i problemi sono iniziati con il gassificatore, nell’area verso Mede. C’è un senso di impotenza che scontiamo tutte le volte che ci confrontiamo con gli enti che devono decidere. La legislazione a volte viene usata in modo strumentale: ci assegna un potere consultivo, che di fatto è un potere vuoto. E’ un senso di impotenza che la periferia ha soprattutto verso la Regione. I tecnici e i politici devono incontrarsi per trovare una soluzione per il territorio. Deve essere dato un reale potere se non al sindaco del singolo paese, almeno a una rappresentanza di sindaci della zona. Noi abbiamo un territorio a vocazione turistica ed agricola. Però la nostra è una terra di nessuno, che si presta ad essere monopolizzata dall’esterno. Perchè un imprenditore di Lodi deve aprire un suo impianto a Zeme o a Lomello? Il sindaco di Mede si è impegnato a presentare una mozione per salvaguardare la Lomellina». GANZI: «Il nostro è un territorio agricolo, con molte industrie. Le aziende devono rispettare le norme. Da noi esiste un termovalorizzatore molto controllato con continue visite da parte dell’Asl e dell’Arpa. Anch’io non sono d’accordo con l’arrivo di altre industrie. Il raddoppio del termo era necessario: quando la prima caldaia si ferma, sono problemi seri». Quindi no ad altri impianti in Lomellina? GUARDAMAGNA: «No. L’aspetto positivo è che è cresciuta una visione complessiva di territorio che ha superato gli aspetti dei singoli Comuni. Abbiamo preso coscienza del valore di un territorio da salvaguardare, grazie a frequenti incontri e scambi di idee tra amministratori. Però, in tutta franchezza, non sono d’accordo sul fatto che una seconda caldaia sia indispensabile a Parona. Da quanto mi risulta non è una questione legata ad un’eventuale emergenza, anche perchè poi saranno usate insieme». GANZI: «Sono stata vice sindaco prima di diventare sindaco: certe decisioni sono state assunte in passato. Prima non si tenevano gli incontri organizzati oggi, cui partecipo sempre». INVERNIZZI: «I sindaci chiedono che il territorio lomellino venga preservato: è l’ambiente, in futuro, dove i nostri figli dovranno vivere. Facevo parte di una giunta provinciale che non era d’accordo sul raddoppio del Termo: ma è vero, come ha detto il sindaco di Parona, che c’era il problema di eventuali emergenze». Il raddoppio del termo è stato reso ufficiale da un funzionario regionale in agosto. INVERNIZZI: «Prima, forse, non c’era questa sensibilità verso l’ambiente. Vediamo però anche i riscontri positivi, come il miglioramento delle tariffe ed altri aspetti. Se ci saranno nuove centrali, saranno tutte da fonti rinnovabili. Per quanto riguarda i fanghi, esistono disposizioni che impongono regole molto precise. I fanghi utilizzati in provincia di Pavia occupano un territorio agricolo del 7 per cento: è una percentuale bassa. La Provincia di Pavia ha adottato le disposizioni regionali, cosicchè l’utilizzatore del fango deve rispettare l’ambiente: siamo l’unica provincia in Italia ad aver fatto questo, grazie ad una mappa del territorio realizzata nel 2002». Ma la Lomellina e la provincia di Pavia sono territori a rischio? INVERNIZZI: «Da una ricerca effettuata nel 2005 emerge che il suolo della provincia di Pavia è pulito, salvo piccole zone al confine con il Milanese e un’area dell’Oltrepo dove si riscontra la presenza di rame per le viti. E’ un quadro di grande sicurezza. Il 50 per cento della concimazione viene ridotto grazie ai fanghi. Siamo un territorio con una spiccata monocultura a riso: con la produzione di fanghi si evita la produzione di altri rifiuti. E’ un tema per cui non esiste una politica di destra o di sinistra: si deve solo salvaguardare l’interesse di tutti. Il vero interrogativo del futuro è legato ai problemi dell’energia, con la carenza di petrolio e di gas». Ma allora gli impianti dei fanghi non sono così dannosi? BORLONE: «Se i fanghi vengono stoccati a mezzo chilometro da un paese l’odore si sente. Il luogo previsto per l’impianto di Lomello, con 400 pertiche di terra, creerebbe dei danni. Penso alla puzza, alle mosche, al fastidio. Abbiamo già sperimentato una situazione del genere e non vogliamo ripeterla. Per installare un impianto ci hanno proposto dei soldi, in modo legale, ma non ci interessava». PIOVERA: «A Lomello il Politecnico sta conducendo degli studi: puntiamo molto sul turismo. Ma deve diventare un fatto culturale. Ci troviamo in una situazione che 10 anni fa non potevamo prevedere. Oltre che un fatto di cultura politica, deve diventare anche sociale. Non è possibile, perchè 10 anni fa si era deciso un certo indirizzo, continuare a mantenerlo se ormai sono cambiati gli scenari». INVERNIZZI: «Noi siamo vicini alla Regione. La Provincia è un ente coordinatore. Ci sono consiglieri e assessori regionali che quotidianamente ci danno una mano. La Regione ha delegato parecchio alle Province e ha compreso che sul territorio bisogna demandare molte competenze. Però dobbiamo cogliere queste opportunità che ci sono date e riuscire a trasformarle in atti concreti. I sindaci fanno sentire la loro voce e la Provincia li ascolta. Un’ultima delega che ci è stata assegnata dalla Regione riguarda le emissioni atmosferiche». Sindaco Borlone, ma a Galliavola si farà o no la discarica delle ceneri del termo? BORLONE: «Quella sulla discarica era, e resta, una proposta. Non abbiamo ancora risposto, anche se la nostra tendenza è quella di dare una risposta negativa. Sulla base delle informazioni del nostro tecnico, è un tipo di impianto sicuro. Il problema è sapere cosa ne sarà dei rifiuti inerti che verranno interrati: lo abbiamo chiesto più volte all’Asm di Vigevano, ma non ci hanno ancora dato una risposta esaustiva». GUARDAMAGNA: «L’Asm ci ha fatto vedere questo cubetto di rifiuti inerti che, in apparenza, è inoffensivo. Ma non sappiamo cosa potrebbe succedere fra trent’anni». BORLONE: «In teoria non c’è rischio di percolazione, se tutto viene fatto a regola d’arte. Ma di certezze non ne esistono». Il fronte dei sindaci lomellini è unito su questi temi ambientali? GUARDAMAGNA: «C’è stata qualche discussione con il sindaco di Galliavola. Anche al sindaco di Zeme ho chiesto un incontro, due settimane fa, per spiegargli che noi vogliamo inserire anche il suo Comune in questo discorso di sviluppo unitario. Però, al di là di screzi occasionali, si deve lavorare insieme. Stiamo ragionando sui Piani per l’ambiente, cercando di coinvolgere più Comuni possibili. Un aspetto fondamentale sarà la gestione dell’acqua: dobbiamo rispettare il lavoro di chi, nei secoli scorsi, ha creato fossi e canali. Però tra amministratori non possiamo permetterci di arrabbiarci, per il rispetto che si deve ai nostri cittadini». PIOVERA: «Il coordinamento dei sindaci lomellini sta lavorando. Ci rendiamo conto che non possiamo restare in attesa». INVERNIZZI: «Per noi è fondamentale il lavoro che svolgono i sindaci». Sindaco Ganzi, cosa state facendo per rendere più sicura Parona? La presenza dei vostri insediamenti industriali è fonte di ricchezza, ma anche di preoccupazione. GANZI: «La Regione impone vincoli e tempi da rispettare. Il 16 aprile sarò in Regione per parlare di una delle industrie presenti sul nostro territorio, che recentemente ha avuto dei problemi: mi auguro che la questione sia al più presto al centro della conferenza dei servizi. Voglio lasciare un ambiente sicuro ai paronesi, ma anche al territorio circostante. Parona è aumentata di 300 abitanti negli ultimi anni: adesso siamo 1950 residenti. Stanno nascendo anche bambini: meritano di vivere in un bel paese». – Denis Artioli e Sandro Repossi
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