Discarica ceneri dell’Inceneritore
la Provincia Pavese – 12 gennaio 2008
Il business della spazzatura
(segue dalla prima pagina) In pratica circa quindicimila grandi camion (niente – sottolineano molti – a confronto di quelli che circolano tra i vari centri di logistica) carichi di 15-20 tonnellate alla volta che in un anno viaggiano sulle nostre strade e portano materiale a otto impianti tra discariche e termovalorizzatori. Non solo sono in grado di smaltire tutta la produzione interna, ma anche di offrire il loro servizio a chi arriva da fuori. Parona è in primo piano. Con i due forni in funzione nel paesino della Lomellina che possono bruciare fino a 380mila tonnellate di rifiuti, garantire un incasso di 36milioni di euro all’anno a Lomellina Energia (metà degli incassi arrivano dalla vendita dell’energia elettrica prodotta bruciando rifiuti) e fruttare due milioni tondi al Comune di Parona e circa mezzo milione di Ici. Un bel gruzzolo che ha consentito al piccolo comune che non arriva a duemila abitanti di ridurre l’Ici ai suoi residenti, raddoppiare la casa di riposo, costruire una piscina grandiosa e ridurre, naturalmente, la tassa sui rifiuti. L’impianto di Lomellina Energia, da solo, potrebbe soddisfare di gran lunga le esigenze del territorio. Lo fa già per la zona occidentale della provincia e accoglie molto dal sud Milano, Magenta e Corsico in particolare, e poi dal Bresciano e dal Piemonte inviando poi le ceneri a Piacenza, a Brescia e anche in Germania. Un altro impianto per bruciare rifiuti è a Corteolona, gestito da Fertilvita (al 94% di proprietà di A2A, società nata dalla fusione di Aem Milano e Asm Brescia): tratta 75mila tonnellate e accoglie materiali da Pavia e dalla zona est della provincia. Fertilvita ha, sempre a Corteolona (dove l’intero complesso occupa 79 ettari dell’antica cascina Manzola a ridosso di Genzone), un impianto per la preparazione di 160mila tonnellate l’anno di materiale da avviare poi al forno e un impianto con le stesse caratteristiche possiede a Giussago (qui si trattano 80mila tonnellate all’anno). Non è finita. A Zinasco ecco un impianto di compostaggio di materiale organico e verde da 25mila tonnellate l’anno (società Alan.) Altri due impianti di compostaggio del verde si trovano a Ferrera Erbognone (20mila tonnellate l’anno), gestiti dalla società Azienda Agricola Allevi. Ancora a Corteolona sempre Fertilvita lavora 15mila tonnellate l’anno dello stesso tipo di rifiuto di Zinasco e Ferrera. Ed è sempre Corteolona, che in questo modo risulta essere l’altro grande polo di trattamento rispetto a Parona, che ospita una discarica per rifiuti cosiddetti decadenti dal trattamento dei rifiuti urbani (390mila metri cubi). Il complesso di Corteolona con quello di Giussago frutta ai Comuni in convenzione (c’è anche Genzone) circa 700mila euro all’anno. Altri impianti per i trattamento del verde sono già autorizzati ma non ancora aperti a Voghera e Ferrera, mentre Giussago aspetta il sì a una discarica per rifiuti pretrattati. Nuovi impianti di smaltimento? Il territorio, soprattutto in Lomellina, è molto appetito ma per un Comune pronto a dire sì c’è quello accanto che pone resistenze. Alt a nuove discariche o impianti arrivano da Legambiente che segnala semmai la necessità di potenziare il compostaggio e lascia aperta la porta per la valutazione di eventuali lavorazioni con alto tasso di innovazione. Si discute intanto su Galliavola, famosa per una bellissima area di interesse naturalistico, dove Lomellina Energia vorrebbe una discarica per le ceneri prodotte dai suoi forni di Parona. E se sui rifiuti urbani valgono i vincoli territoriali (se Formigoni dice no alla spazzatura che arriva dalla Campania, nessun impianto lombardo la può accogliere e trattare) vige invece il libero mercato sui rifiuti speciali. Sono moltissimi i siti, molti piccoli e piccolissimi, che li accolgono da ogni dove. Non c’è invece – assicurano in amministrazione provinciale – nessun sito autorizzato ad accogliere amianto. Proliferano gli impianti per biocombustibili o che utilizzano biomasse che non arrivano solo dalla provincia. Molti sono anche i nuovi impianti pronti ad essere avviati. Molti di più, anche in questo caso, rispetto al mteriale che è prodotto dal territorio. La provincia di Pavia prontissima a trasformare il rifiuto in business ha davvero scarsa propensione alla raccolta differenziata. Ci crede poco la gente, ci credono ancor meno molti amministratori: il risultato è che resta all’ultimo posto in Lombardia con un 25 per cento scarso di raccolta separata. E’ distanziata di quasi dieci punti da Bergamo, penultima nella classifica lombarda con il 33% e decisamente surclassata da province come Lecco, Cremona, Varese che superano il 50% o da Monza e Brianza che è al primo posto con il 55,42%. E la salute dei cittadini? Ecco che in ogni impianto viene sottolineato con cura quanti sono e come avvengono i controlli dell’Arpa. E a Parona in particolare, è stato lo stesso sindaco Giovanna Ganzi a volere che un monitoraggio della popolazione fosse affidato all’istituto di Igiene dell’università di Pavia. Risultato: poco o nulla sa segnalare rispetto ad altri luoghi della provincia. C’è un dato però che fa pensare: è diminuito il numero delle persone che si sono sottoposte a controlli. «Davanti al business che porta anche benessere economico diffuso un rischio c’è – mette in guardia qualcuno più attento -. E’ che si arrivi all’assuefazione che fa mettere da parte tutte le necessarie cautele e attenzioni che, anche singolarmente, dovrebbero essere tenute ben deste». Da Legambiente un ultimo monito: diamo per scontati controlli seri sui singoli impianti. Oggi però il problema non sono più le emissioni dei singoli impianti. E’ l’inquinamento complessivo che conta. Che va tenuto d’occhio. Sette euro di guadagni agli enti locali per ogni tonnellata di rifiuti smaltiti fanno gola. Le pressioni ci sono, la tentazione è forte. Le strategie future spettano all’amministrazione provinciale. (1. continua) – Pierangela Fiorani
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