Discarica ceneri dell’Inceneritore

 

la Provincia Pavese – 23 gennaio 2008
Ceneri, fanghi e amianto i problemi del futuro

 

PAVIA. Produciamo ogni anno più di 500 chili di spazzatura a testa. E, anno dopo anno, la nostra piccola montagna dei rifiuti di casa aumenta dell’1%. Le statistiche, si sa, non dicono mai la verità fino in fondo e bisogna leggere i dati nel dettaglio per capire chi butta con più facilità e chi invece, per le ragioni più svariate – soprattutto perché meno consumista -, butta un po’ meno. E’ vero che gli anziani sono più parsimoniosi anche nella produzione di avanzi di ogni tipo, mentre, i loro vicini di casa giovani, magari con bambini, hanno pattumiere colme e sono costretti a vuotarle più spesso. Sta di fatto che la montagna complessiva dei rifiuti solidi urbani degli oltre cinquecentomila residenti nella provincia di Pavia arriva a toccare la vetta di quasi 287mila tonnellate in dodici mesi. Una produzione che aumenta ogni anno del 2% circa. Se siamo stati una provincia previdente sul fronte dell’autosufficienza per lo smaltimento del pattume (tra Parona e Corteolona bruciamo tutto ciò che produciamo e possiamo aiutare chi chiama da fuori), nessuno sembra essere altrettanto soddisfatto sulla capacità di differenziare. I numeri dicono che solo 19 comuni sui 190 della provincia nel 2005 hanno rispettato l’obbligo di mandare almeno il 35% dei rifiuti alla raccolta differenziata (i più virtuosi in assoluto sono Zinasco, Gropello Cairoli San Genesio e Valle Salimbene con una percentuale che sta tra il 49 e il 50 per cento). Quasi tutti gli altri sono sotto la cifra del 35% e alcuni, soprattutto nell’alto Oltrepo, riescono a toccare profondità ben sotto il 10%, fino al 2,12% di Borgoratto Mormorolo. Proprio da qui, ma non solo, vorrebbe ripartire l’amministrazione provinciale, che sta discutendo con i sindaci il nuovo piano dei rifiuti. «Siamo alla sesta bozza – dice l’assessore Ruggero Invernizzi -. E’ un cammino elaborato ma le linee strategiche sono ben chiare». Quali sono? «Dobbiamo, seguendo le indicazioni regionali, essere autosufficienti. E rispettare anche il patto di mutuo soccorso. Si tratterà di integrare i piani delle varie provincie per questo. Quello che manca a Pavia è presto detto: ci vuole una discarica per le ceneri di Parona perché nel giro di tre-quattro anni non ci sarà più posto neanche in Germania dove vanno ora». E poi? «C’è la questione dei fanghi. Non si potrà più usarli in agricoltura. Che farne? Altro problema ancora sarà trovare un luogo dove smaltire l’amianto perché in provincia fino ad oggi questo sito non c’è. Dove mettere infine i terreni di bonifica?». Nient’altro? «Veramente – conclude Invernizzi – c’è tutta la faccenda riciclo da affrontare. E qui ci vuole un vero cambio di filosofia. La nostra provincia è molto sotto il limite minimo del 35%. Anche se il nostro 25% è reale e il territorio resta a forte presenza rurale con la tendenza a separazione e riciclo naturale per chi sta in campagna. In ogni caso abbiamo tempo fino al 2015 per metterci in regola e di strada da fare ce n’è tanta». La strada è lunga e non sembra affatto facile. Gli ambientalisti ribadiscono che ci vuole un piano straordinario per il potenziamento della raccolta differenziata dei materiali riciclabili. Cosa potrà spingere la raccolta differenziata? «I costi – suggerisce l’assessore Ruggero Invernizzi -. Se si arriverà a pagare per ciò che si produce, anziché a metri quadrati di casa, saremo più incentivati perché avremo un interesse a farlo. Ma si dovranno cambiare i mezzi per la raccolta e sono spese per tanti Comuni». Il terreno vero del confronto, che in qualche caso è già diventato scontro, sarà però la questione della discarica per le ceneri, così come lo smaltimento dell’amianto. Chi si sacrificherà? Galliavola ha detto subito no alle ceneri anche se c’è una progetto già presentato dall’Asm di Vigevano. «Sì – dice il presidente dell’Asm Dario Invernizzi. Lì c’è una cava, luogo ideale. Non c’è problema per l’ambiente. Altrove in Europa le ceneri vengono usate da sottofondo per le strade». Qualcuno, in questi mesi, ha affacciato anche l’ipotesi di chiedere aiuto all’Oltrepo che di cave ormai abbandonate ne ha in abbondanza. Ma chi dicesse di sì che vantaggi ne potrebbe avere? «Per esempio potrebbe guadagnarci l’azzeramento della tassa rifiuti per i residenti», suggerisce l’assessore Ruggero Invernizzi. Nessuno però ha ancora la soluzione. Nemmeno per il deposito di amianto: «Il 90% deriva da vecchie eternit che ancora sono sui tetti delle case – precisa l’ingegner Claudio Tedesi direttore di Asm Vigevano-Lomellina. Attualmente lo portiamo tutto fuori provincia. Ma se, come si è visto nei giorni scorsi, viene rifiutato materiale da Como perché potrebbe contenere amianto, è giusto che anche noi diventiamo autosufficienti». Il ragionamento naturalmente non fa una piega se non fosse che, soprattutto in Oltrepo, dalle parti di Broni e non solo, la parola amianto fa ancora paura. E i terreni provenienti da bonifiche? Anche questo è un argomento che non mancherà di far discutere. Basta forse l’esempio di Pavia. La città, che da molto tempo ha detto addio alle grandi fabbriche, sta ancora facendo i conti con scheletri pieni di incognite: la Neca, la Necchi, la Snia. Terreni da ripulire e da portare da qualche parte ma sempre in provincia. Dove? La questione è tutta aperta. (4 – fine. Le precedenti puntate sono state pubblicate il 12, 15 e 18 gennaio)

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