(Ulteriori informazioni li trovate sui siti dei comitati – Puoi accedere dai Menù a Sinistra)
Conferenza Stampa del 19 Ottobre 2010
DRAMMATICA SITUAZIONE SANITARIA IN LOMELLINA E LE ASSURDE AUTORIZZAZIONI PER NUOVE CENTRALI.
I tre Comitati Lomellini per la Salute e per l’Ambiente: Comitato Parona S.A., Futuro Sostenibile in Lomellina e Vigevano Sostenibile ritengono che le autorizzazioni per nuove centrali inquinanti e per le nuove discariche per rifiuti pericolosi in Lomellina, siano in aperto contrasto con la già drammatica situazione sanitaria causata dall’inquinamento atmosferico in Provincia di Pavia e in Lomellina.
Con un lavoro sinergico e proficuo, i tre Comitati hanno effettuato uno studio sul nostro territorio che riguarda gli insediamenti inquinanti e soggetti a IPPC – Impianti potenzialmente pericolosi (che sono ben 31) presenti e di quelli autorizzati e in costruzione in Lomellina (6 discariche e 7 centrali). La mappa(PDF 823 KB) che indica tutti questi impianti è sarà esposta in tutti i paesi e città della Lomellina..
Purtroppo questa già congestionata mappa, dovrà essere modificata per aggiungere un altra centrale di cui avremmo volentieri fatto a meno di parlare Nemmeno il tempo di gioire e festeggiare per la notizia positiva che la Centrale ad olio di palma della Morsella non sarà più costruita, che subito l’egoismo e l’avidità di qualcuno ci ha riportato in trincea per questo nuovo mostro che imprenditori senza scrupoli, vogliono costruire tra Parona e Vigevano. Fa veramente pensare perché quasi incredibile una decisione da Roma contro il parere di tutte le autorità locali..
Questi insediamenti di cui tanti inquinanti e pericolosi, provocano purtroppo ovviamente un livello di inquinamento atmosferico in Lomellina ben più alto dei limiti fissati dalle normative vigenti per il PM10 (POLVERI SOTTILI) a Parona di 90 giorni(Excel 756 KB) e a Vigevano di 38 giorni (Excel 51 KB).
A Mortara la centralina(Excel 48 KB) non misura i PM10 ma solo i PM2,5 che sono comunque abbondantemente più alti rispetto alle indicazioni della Comunità Europea.
Da questo resoconto della situazione sanitaria, si evince che per le malattie logicamente riconducibili all’inquinamento atmosferico, in provincia di Pavia siamo colpiti molto di più della media lombarda ed enormemente di più del resto d’Italia. Un triste esempio i tumori all’apparato respiratorio per gli uomini è maggiore del 10,8% della media lombarda e del 19,7% della media nazionale.
Oggi, coscienti di questa triste situazione per la terra in cui abitiamo e per le persone con cui viviamo e per noi stessi, ci troviamo costretti a interpellare le autorità sanitarie e di controllo competenti (ASL e ARPA), per conoscere le cause di questa stato di cose e richiedere agli Enti responsabili di questa situazione (Comuni, Provincia e Regione) come intendono intervenire per risolverla.
In particolare chiediamo…
Che il monitoraggio in via telematica delle sostanze rilasciate nell’aria dagli impianti non si limiti all’inceneritore di Parona, ma sia esteso a tutti gli impianti che per legge rientrano negli IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control) e che quindi sono soggetti a AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). Nel Comune di Parona vi sono altre quattro industrie IPPC, a Mortara vi sono cinque IPPC e a Vigevano due.
Che sia triplicato il numero delle centraline per il rilevamento del PM10 e del PM2,5 su tutto il territorio.
Che via sia il monitoraggio delle diossine e che sia fatto con uno studio mirato sugli allevamenti della zona.
Che vi sia il controllo dei metalli pesanti, degli NOX, SOX, CO2, NH3, O3, NO2, HCL, HF e di tutte quelle emissioni nocive, tipo formaldeide.
Che il personale ARPA Regionale attualmente composto solo da due tecnici per una provincia composta da 195 comuni con 89 industrie IPPC sia numericamente adeguato.
Perché la situazione non si aggravi ulteriormente con l’insediamento di altre centrali o industrie inquinanti.
Inoltre chiediamo
Che vi sia concertazione tra i comuni della zona sullo sviluppo industriale della zona. Non è più accettabile che qualsiasi comune anche di soli 200 abitanti decida autonomamente. Le conferenze di servizi sono svuotate di alcun significato. Ogni comune in quella sede cerca di portare a casa benefici economici. Ma adesso non possiamo più parlare di benefici economici ma nella situazione attuale dobbiamo parlare di benefici ambientali.
Che l’effetto sommatorio delle emissioni inquinanti venga certificato da una VAS (Valutazione Ambientale Strategica) su tutto il territorio interessato.
Che Provincia e Regione non si limitino a controllare le procedure autorizzative, ma che diano il loro benestare a ogni singolo impianto solo se questo non aggrava una situazione preesistente.
Che Comuni, Provincia e Regione convochino nelle proprie conferenze di servizi i cittadini e le loro associazioni, perché l’approvazione di qualsiasi impianto deve essere prima di tutto assoggettato al parere di chi sul territorio vive.
Che la Provincia di Pavia mandi un segnale chiaro alla Regione Lombardia chiedendo la moratoria per tutti i nuovi impianti autorizzati, come ad esempio la SIT di Mortara autorizzata, non solo a triplicare la massa legnosa ma anche a bruciare CDR (combustibile derivato da rifiuti) o la Centrale di Olevano autorizzata a bruciare 180000 T/A di massa legnosa con il passaggio di 120 camion al giorno per rifornirla.
Costituitosi nell’Ottobre 2009, il Comitato dei Cittadini di Parona per la Salute e l’Ambiente è una libera associazione di cittadini che si prefigge di contribuire attivamente e in modo propositivo alla tutela della salute e dell’ambiente nel nostro territorio.
Il Comitato è apartitico, aconfessionale e senza fini di lucro; è quindi aperto ai cittadini di tutte le convinzioni politiche e religiose e si finanzia grazie ai contributi volontari di soci e sostenitori.
Abbiamo pubblicato alla sezione Inceneritore i link del dossier sulle diossine del Comitato, vi suggeriamo anche gli altri che trovate nel menu di fianco.
Inceneritore di Parona Lomellina (20 Febbraio 2007)
Abbiamo deciso di pubblicare una premessa alla sezione Inceneritore, questo per facilitare e sintetizzare gli argomenti. Tante persone e comitati si interessano alla documentazione pubblicata, la ritengono utile informazione per contrastare nuovi impianti che sorgono come funghi in ogni parte d’Italia. E’ stata integrata anche la parte inerente la discarica di Galliavola, cercano di utilizzarle una cava per i residui tossici dell’incenerimento.
*(Associazione Internazionale dei Medici per l’Ambiente)
Parma, 1 Settembre 2010
I MEDICI CHIAMANO PARMA
Lettera aperta alla città
Al Sindaco di Parma Pietro Vignali,
a tutti gli Amministratori di Parma e Provincia,
al Direttore Clinica Pediatrica Prof. Sergio Bernasconi,
al Direttore Pediatria e Oncoematologia Dr. Giancarlo Izzi,
alla Responsabile Registro Tumori Dr.ssa Maria Michiara,
ai colleghi Medici,
ai colleghi Farmacisti,
a tutti gli Operatori Sanitari,
a tutti gli Ordini Professionali della Provincia Parma,
al Magnifico Rettore Università di Parma Gino Ferretti,
al Vescovo Don Enrico Solmi,
all’Ufficio Salvaguardia del Creato,
all’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti,
all’Unione Parmense Industriali,
al Presidente Camera di Commercio Andrea Zanlari
al direttore Arpa Giuseppe Dallara
a tutti i cittadini di Parma,
Ancora una volta i cittadini di Parma hanno interpellato i medici sul progetto di un inceneritore per rifiuti nel vostro territorio e ancora una volta i medici ISDE*, impegnati nella tutela dell’ambiente e della salute, rispondono all’appello, non potendo sottrarsi all’impegno di dare la propria testimonianza a Voi, come a tante altre comunità in Italia che si trovano ad affrontare il vostro stesso problema.
Vogliamo iniziare raccontando una storia vera: c’era una volta, negli anni 50’, un paese nel Borneo colpito dalla malaria. L’Organizzazione Mondiale della Sanità trovò una soluzione al problema: il DDT, un potenteinsetticida. I primi risultati furono positivi: le zanzare morirono, la malaria passò. Ma presto apparvero i primi effetti collaterali: i tetti in paglia delle case iniziarono a rovinarsi e crollare poiché il DDT aveva sterminato anche un tipo di vespa che si nutriva delle larve di un bruco che distruggeva i tetti di paglia. La soluzione allora fu quella di utilizzare lamiera per coprire i tetti al posto della paglia, ma si rivelò pessima, perché la lamiera diventava rovente con il caldo e rumorosa sotto le piogge tropicali. Inoltre la morte degli insetti, causata dal DDT, portò alla scomparsa delle lucertole che se ne cibavano e dei gatti che si cibavano di lucertole. Senza gatti i topi aumentarono a dismisura e alla fine l’Organizzazione Mondiale della Sanità dovette far arrivare nell’isola altri gatti per porre rimedio alla situazione. Questa storiella, narrata da Amory Lovins (fondatore di un famoso istituto di ricerca americano), ci dice che se non si capiscono le connessioni fra le cose, le soluzioni possono rivelarsi peggiori del problema che si voleva risolvere: alcuni decenni fa si è pensato di risolvere il problema dei rifiuti bruciandoli, ma la cura si è rivelata assai peggiore del male! Del resto, per capirlo, basterebbe pensare a cosa c’è scritto in un pacchetto di sigarette e ricordare che ogni processo di combustione comporta la formazione di centinaia di sostanze tossiche diverse, molte delle quali persistenti e cancerogene, che si accumulano in aria, acqua, terreno e catene alimentari a partire da rifiuti inerti e praticamente innocui.
Cari Cittadini, ragionate insieme a noi: se le malattie infettive, cause di gravissime epidemie per secoli e millenni, sembrano oggi in gran parte – almeno nel mondo occidentale – debellate grazie alle migliori condizioni igieniche in cui viviamo, la sfida che oggi dobbiamo affrontare è quella di combattere, o piuttosto di prevenire l’insorgenza di tante malattie croniche: tumori, malattie endocrino-metaboliche come obesità e diabete, allergiche e autoimmuni come asma e artriti, neurodegenerative come l’Alzheimer, disturbi della fertilità e problemi riproduttivi, che sono in continuo aumento. Rispetto a questo carico enorme di sofferenze che colpisce noi e le nostre famiglie emerge con crescente evidenza la grande responsabilità che riveste l’esposizione – specie nelle prime fasi della vita – ad agenti inquinanti, presenti ormai stabilmente nel cibo, nell’acqua, nell’aria e nel nostro stesso organismo. Molte di queste sostanze (diossine e metalli pesanti) sono persistenti, entrano nella catena alimentare inquinando i foraggi e, assunti dagli animali, finiscono nei nostri alimenti: carni e latticini! In particolare, per quanto attiene agli inceneritori, è importante ricordare che tantissimi studi nazionali e internazionali hanno dimostrato come decine di sostanze cancerogene escano da queste macchine causando gravi danni alle popolazioni esposte alle loro emissioni: tumori, malattie cardiorespiratorie ed endocrino-metaboliche e persino malformazioni infantili.
L’ultimo recentissimo studio, pubblicato sulla rivista Occup. Environ. Med. (67:493- 499; 2010) concerne un’indagine condotta da ricercatori dell’Università di Lione su una vasta area in cui sono attivi 21 inceneritori. In questo studio, che ha riguardato 304 neonati con gravi difetti all’apparto genitale, si sono evidenziati rischi statisticamente significativi, fino a quasi sei volte l’atteso in relazione all’esposizione – calcolata su un modello di ricaduta entro 10 km da ogni impianto – alle diossine emesse dagli inceneritori. Nel Commento relativo a tale studio, il Prof David Kriebel del Dipartimento Salute ed Ambiente del Massachussets letteralmente ha affermato: “Lo studio Cordier suscita serie preoccupazioni in relazione ai rischi per la salute dovuti alle emissioni di impianti urbani di incenerimento dei rifiuti. Questo dato,combinato con l’evidenza di altri effetti negativi di questa tecnologia, dovrebbe essere di per sé determinante nella scelta della gestione dei rifiuti. Infatti, oltre ad essere molto pericolosi per la salute, tali impianti:
provocano la produzione di ceneri pesanti e scorie tossiche comunque da smaltire;
contribuiscono al riscaldamento globale;
impediscono la riduzione dei rifiuti e il riciclaggio, poiché una volta che questi impianti costosissimi sono stati costruiti, i gestori vogliono avere garantita una sorgente continua di rifiuti per alimentarli”.
Il concetto per cui spargendo nell’ambiente sostanze cancerogene e mutagene si determini un aumento del numero di tumori e di altre malattie non dovrebbe essere così difficile da comprendere! Ciò diventa del tutto inaccettabile nel caso della combustione dei rifiuti, perché di questi veleni possiamo fare assolutamente a meno, attuando una gestione virtuosa dei rifiuti che comporti la loro riduzione ed il loro riciclaggio.
La domanda allora diventa: perché ci si ostina a bruciarli?
La Federazione Italiana degli Ordini dei Medici individuò, già in un documento del febbraio 2008, nell’incentivazione abnorme data, soltanto nel nostro paese, all’incenerimento anziché alle azioni di riduzione, riciclo e recupero dei materiali il vero motivo di questa pratica distruttiva, antieconomica e pericolosa che non riguarda solo i rifiuti ma anche le cosiddette “biomasse”, vegetali ed animali. In virtù di assurdi incentivi, infatti, oggi gli allevatori guadagnano di più dal bruciare la pollina delle galline che non dalla vendita degli animali o delle uova: vi sembra, cari cittadini di Parma, che una politica che premia gli escrementi più delle uova e degli stessi animali possa avere un fondamento di razionalità?
La soluzione della gestione dei rifiuti è semplice e sempre più praticata in tutto il mondo: si chiama riduzione dei rifiuti e raccolta differenziata “porta a porta” finalizzata al riciclo e al recupero della materia e non alla sua distruzione! Quest’anno ben 200 Comuni in più rispetto al passato sono stati premiati da Legambiente ed in complesso sono 1488 i comuni che attivando i servizi di raccolta differenziata hanno evitato l’emissione in atmosfera di 2,3 milioni di tonnellate di CO2 e di sostanze tossiche e cancerogene. Sette milioni di tonnellate di rifiuti sono state sottratte alle discariche, con riduzione delle tariffe, nuovi posti di lavoro, risparmio di materiali vergini e, soprattutto, tanta salute per l’ambiente e per le persone.
Qualcuno vi dirà che recentemente sono stati costruiti impianti moderni, di taglia sempre più grande, che utilizzano particolari filtri che sono in grado di ridurre il Particolato Totale Sospeso (PTS). La realtà è molto diversa: i nuovi inceneritori, essendo in genere molto più grandi e potenti, producono infatti molto più particolato, e se anche è vero che la frazione più grossolana (che determina danni minori alla salute) viene trattenuta dai suddetti sistemi di filtraggio, è stato dimostrato che le frazioni fini ed ultrafini – che sono enormemente più dannose per la salute umana – vengono disseminate nell’ambiente per decine di chilometri! Sappiate inoltre, che restano invariate le normative di monitoraggio e che i microinquinanti (metalli pesanti, PCDD/PCDF ed IPA) vengono misurati, per legge, solo 3-4 volte all’anno, per cui su 8000 ore di funzionamento annuo, i campionamenti riguardano solo 24 ore! Sempre per legge, infine, i controlli sono prescritti al di fuori delle fasi di accensione e di spegnimento e delle fasi critiche di funzionamento, quando le combustioni portano alla formazione di diossine in quantità decine di volte superiore rispetto al funzionamento normale.
Ma abbiamo iniziato con una storia e vogliamo terminare con un altro aneddoto, anche questo assolutamente vero. Nel 1854 a Londra, imperversava il colera e molto prima che venisse scoperto il “vibrione”, un attento e solerte medico inglese di Sanità Pubblica, il Dr John Snow, sospettando che l’infezione si diffondesse attraverso l’acqua di una fontana, cui tutti attingevano, ne impose la chiusura. La sua ipotesi fu irrisa dal Royal College of Physicians che, al contrario, riteneva che il morbo si spandesse per via aerea ed il Dott Snow rischiò quasi il linciaggio, poiché la popolazione, già esasperata dalla gravissima epidemia che causava decine di morti ogni giorno, mal sopportava l’imposizione di andarsi a procurare l’acqua a chilometri di distanza. Ma con la chiusura della fontana in pochi mesi la città di Londra fu risanata, grazie al “buon senso” di un medico attento e coraggioso.
Cari cittadini di Parma, la Storia ha tante Lezioni da insegnare: dobbiamo cominciare a chiudere le “fontane dei veleni” se non vogliamo compromettere in modo irreversibile il futuro dei nostri figli e nipoti, e dobbiamo impedire che sempre nuove “sorgenti di veleni” – facilmente evitabili – vengano aperte, come avverrebbe con la costruzione di un inceneritore nella Vostra città, che vive, fra l’altro, di una fiorente attività agroalimentare.
Cittadini di Parma, di fronte a chi sostiene a spada tratta l’incenerimento dei rifiuti, chiedetevi se, per caso, non abbia qualche conflitto di interesse.
I medici firmatari di questa lettera rispondono solo alla loro coscienza e per questo sono qui a testimoniare quali siano i rischi di una dissennata decisione sulla gestione dei rifiuti nella Vostra città.
Sottoscrivono l’appello “I Medici chiamano Parma”
Abbate Giuseppina Psichiatra – ISDE PALERMO
Ascierto Paolo Antonio Oncologo-Immunologo – NAPOLI
Bai Edoardo Medico del Lavoro – MILANO
Baldi Germano, Medico di Famiglia – CAVA DE’ TIRRENI (SA)
Belpomme Dominique, oncologo, presidente ARTAC, ISDE France, Paris
VOGHERA. «Metteremo dodici campane per la raccolta dell’alluminio, entro la fine della prossima settimana». Pierpaolo Mariani, responsabile dell’Igiene urbana in Asm, spiega che tra pochi giorni sarà semplice per i cittadini vogheresi differenziare anche i rifiuti in alluminio. «C’è sempre stato il centro multiraccolta per portare lì l’alluminio. Ora abbiamo acquistato dodici campane blu da tre metri cubi – dice Mariani -e le metteremo vicino ai supermercati o nei parcheggi: i contenitori sono grossi e non vogliamo rischiare di intasare la città». «Finché non vedo le campane blu, non ci credo. Dieci anni fa, l’Asm mi aveva detto che «a breve» si sarebbe raccolto l’umido. Non mi sembra che si sia fatto molto». Chiara Depaoli, responsabile del circolo di Legambiente, è diffidente sull’annuncio di Asm. E per spiegarne il motivo prende ad esempio la raccolta dei rifiuti organici. Il tema della raccolta differenziata da potenziare ha acceso la discussione anche martedì sera a palazzo Gounela. Alla fine ha prevalso la proposta di Giannantonio Pozzoli di rinviare ogni discussione alla seduta consiliare sulle linee d’indirizzo di Asm. Se ne parlerà entro novembre. «Il porta a porta potrebbe costare troppo – ha detto Pozzoli -, ma qualcosa si dovrà senz’altro fare per innalzare i livelli di rifiuti da portare al riciclaggio». L’Asm, più di due anni e mezzo fa, aveva dichiarato che «con l’inaugurazione dell’impianto per il trattamento della razione umida dei rifiuti domestici, ci sarà una svolta. L’umido è il 20 per cento della pattumiera di casa: recuperandolo con la collaborazione dei vogheresi, supereremo la quota del 40 per cento dei rifiuti differenziati». Così non è stato: secondo i dati Asm sul 2009, la raccolta differenziata è ferma al 27 per cento (la legge prevede una soglia minima del 45 per cento). Sempre nel 2009, le tonnellate di umido recuperate sono state circa 360, quasi sei volte in più rispetto all’anno prima (quando è iniziata la raccolta). Un miglioramento netto, ma comunque i dati contrastano con quanto sostenuto dall’Asm due anni e mezzo fa. «Il fatto è che la nostra azienda – spiega il dirigente Stefano Bina – è un soggetto economico che deve chiudere il bilancio in utile.
Per fare la raccolta dell’umido, che costa, avremmo dovuto chiedere più soldi all’ammnistrazione comunale, e non ci sono state le condizioni per farlo». A Voghera l’impianto per il trattamento dell’umido c’è, ma lavora in scala ridotta. I rifiuti organici, per lo più, finiscono all’inceneritore di Parona, dove trasportare e smaltire una tonnellata di spazzatura costa circa 125 euro. Raccogliere e smaltire l’umido a Voghera costerebbe invece circa 170 euro. (d.f. e e.b.)
Nuovastagione ha fatto una riflessione su questo articolo, e pone alcune domande.
Ragionando con la logica delle norme comunitarie che chiede il rispetto di certi parametri di Raccolta Differenziata, non mi sembra tanto etico spedire l’umido da Voghera, che dista 48 Km da noi, per mandarlo all’inceneritore di Parona che non lo brucia e lo conferisce in discarica. Sarebbe sensato trasportare su ruote solo il rifiuto che può essere bruciato, anche perchè in Provincia esistono impianti di compostaggio molto più vicini di Parona.
Vorrei far notare che nell’articolo non si parla di RSU (Rifiuto Solido Urbano) ma solo della frazione umida di questi, che rappresenta circa il 40% dei materiali conferiti in discarica ed è riciclabile per usi energetici e agronomici. Tale parte è costituita da residui alimentari e da scarti o residui delle pratiche di giardinaggio, coltivazione e allevamento.
La Nuova Stagione pone al riguardo alcuni interrogativi:
Non vi sembra illogico trasportare l’umido da Voghera a Parona solo perché costa meno?
Da Parona dove va a finire visto che non viene bruciato ?
Per quale motivo l’umido che non può essere bruciato, fà il giro dell’oca, viene movimentato da Voghera a Parona e da Parona ad una discarica ?
Perché smaltire l’umido a Voghera costà tanto e a Parona è così conveniente ?
Quali garanzie abbiamo sul percorso finale di questi rifiuti ?
Penso che siano dei quesiti legittimi e che abbiano diritto ad una risposta, visto che in passato questi temi hanno anche avuto dei risvolti giudiziari e non ne conosciamo i dettagli.
Se eravamo alla guida di questo paese queste sarebbero state delle domande che avremmo rivolto alla Società di Incenerimento tramite il consigliere di maggioranza che era nella commissione ambiente del territorio. Una commissione sicuramente qualificata e di garanzia per il cittadino e non di parte. Ricordiamo che il Sindaco non l’ha ancora istituita, e quando lo farà sarà come quelle del passato: “una visita guidata all’impianto e un paio di riunioni per parlare del più e del meno”. Inutile aggiungere altro … buon intenditore … poche parole.
Non essendo alla guida del paese ci auguriamo che diventi spunto di discussione per il Comitato Salute e Ambiente di Parona e di stimolo per i Consiglieri di Minoranza che hanno veramente a cuore l’ambiente.
Ordine del Giorno del Consiglio Comunale di Parona convocato per il 28 Settembre 2010 alle ore 19.00
Comunicazione dell’avvenuto deposito dei verbali delle deliberazioni adottate nella seduta precedente;
Audizione Presidente Combitalia;
Indirizzi programmatici al redigendo P.G.T. – Area Scalo Merci;
Variazioni alle dotazioni del bilancio di previsione finanziario per l’esercizio finanziario 2010;
Ricognizione sullo stato di attuazione dei programmi e verifica degli equilibri del Bilancio dell’esercizio finanziario 2010. Presa d’atto del permanere degli equilibri del Bilancio;
La suddetta adunanza si terrà presso la sala consigliare del Palazzo Comunale, in Piazza Signorelli, n° 1
Domande:
Per quale motivo in altri comuni i Consigli Comunali iniziano dopo cena, mentre a Parona iniziano alle ore 19?
Quanti cittadini (che hanno il DIRITTO di SAPERE cosa stanno facendo) avranno la possibilità di partecipare?
Conoscendoli bene, penso che hanno adattato l’orario per impegni particolari di qualcuno di loro, non si preoccupano certo di chi viene o non viene, Parona non è Stalingrado che può impensierirli. E’ scorretto comunque fare questo orario nei confronti dei cittadini, ed è ingiustificabile se non è stato motivato ai gruppi di minoranza.
Abbiamo ascoltato la relazione del Coordinatore di Combitalia Giorgio Pisani (ex ferroviere di Voghera) che da circa un anno segue le vicende di Combitalia. Ha dichiarato di aver ispezionato i luoghi, consultando le carte messe a disposizione. Ha detto che è un progetto nato nel 2003 tra le FS e la famiglia Orizio ed è nato per servire le industrie della zona tramite la movimentazione delle merci. Era previsto l’utilizzo di treni elettrici che dovevano entrare ed uscire con locomotive e vagoni dallo scalo merci, in una tratta ferroviaria che comprendeva Alessandria Genova Novara. L’inceneritore ha contribuito a far nascere il progetto perché garantiva un certo volume di traffico. La divisione della Società in quote era così stabilita: “Combitalia tramite la Multiservizi deteneva il 51% del capitale Pubblico, il rimanente 49% era della Famiglia Orizio che ha appaltato i lavori a Mcf T Trail”. Il progetto avrebbe dovuto funzionare anche se non avveniva il raddoppio della linea ferroviaria. Ha inoltre detto che dalle verifiche e dai sopralluoghi si riscontra che è stato realizzato con materiale diverso, si notano delle difformità e negli atti è evidente un fermo dei lavori per mancanza di fondi rispetto al Badget stipulato. Malgrado i contenziosi, nessuno ha mai intrapreso un’azione giudiziaria. La relazione continuava con un valzer di cifre e dissensi che non è il caso di dilungarsi, in sintesi diciamo soltanto che il costo complessivo dell’opera era di circa 1.900.000 Euro, dagli atti ha avuto l’impressione che tutto si è fermato quando Orizio non ha messo la sua parte. Il delegato ha relazionato alla Multiservizi che non c’era la volontà di terminare i lavori, è il caso di citare in giudizio la Mcf T Trail, è stata fatta una perizia e il danno ammonta a circa 760.000€.
Il Sindaco ha dichiarato che la vendita può avvenire con una trattativa privata se qualcuno è interessato. Trovati ha chiesto chi acquista cosa prende, ha risposto il Sindaco che i terreni rimangono a Multiservizi in cambio di affitto, la relazione del perito Gariboldi è a disposizione. Si è parlato del sottopasso, si è detto che è propedeutico al raccordo, pertanto è stato costruito per questo progetto e non per il raddoppio della ferrovia. Il Consigliere Trovati si e astenuto per non dare l’impressione di osteggiare l’operazione. I giovani come sempre accade vanno dietro l’onda delle decisioni prese da Parona Viva con l’aggiunta della solita storiella che si augurano di non vedere in futuro altre industrie inquinanti sul territorio.
Pertanto il consiglio comunale, con l’astensione dei gruppi di minoranza (assente il Consigliere Marioli), ha confermato che il terreno a fianco della ferrovia sarà destinato allo scalo merci anche nel Piano di Governo del Territorio che è ancora da completare. Hanno deliberato questa linea di indirizzo malgrado i lavori per la costruzione del raccordo ferroviario siano fermi da tempo. Ricordiamo che il Comune ha messo in vendita il 51% di Combitalia, la società mista pubblico-privato creata proprio per realizzare il raccordo.
Commenti di Soffritti Renato:
Come consigliere di opposizione nella scorsa legislatura mi ricordo molto bene i battibecchi tra la Ganzi e Colli, quest’ultimo in quasi tutti i consigli Comunali ha ripetuto la litania che le quote di Combitalia non andavano vendute, oggi quasi nella totale indifferenza vedo che Colli si appresta a svendere ai privati addirittura l’intera Società e non solo le quote. Se lo faceva la Ganzi con le quote, era un danno per le casse comunali, ora che svende tutto lo chiama per caso guadagno? Nel 2003 avevo dichiarato la mia contrarietà a far nascere questa Società, non ci voleva un genio per capire che serviva all’Inceneritore, bastava guardare il progetto per capire da dove arrivavano i rifiuti. Quando l’abbiamo capito, siamo andati a Novara a spiegare cosa avevano in mente a Parona, con l’assenso della loro Provincia. Abbiamo operato in sintonia con un coordinamento di comitati che ha contrastato l’esportazione di rifiuti verso il nostro territorio. In un comizio a Mortara, l’attuale presidente eletto della Provincia di Pavia Poma è stato incalzato con una domanda dal coordinatore dei comitati lomellini il dott. Ciliesa: “Se bruceremo i rifiuti di un’altra provincia cosa ne faremo delle ceneri ?” ha risposto con una gaffe: “li riporteranno a Novara”. Da li è scoppiato il putiferio che ha dato una mano a fare fallire questo progetto. Diciamo che non è solo questo, anche le nuove normative Europee non favoriscono l’esportazione di rifiuti tra provincie perché si devono rispettare i dati della raccolta differenziata, in caso contrario si pagano delle penali nel conferimento in discarica. Il rifiuto è anche diventato un valore, pertanto sempre più enti decidono che bruciare i soldi non è conveniente e se li tengono. Per ultimo non dobbiamo dimenticarci che le famiglie tirano la cinghia pertanto la tendenza è produrre meno rifiuti (solo la nostra provincia è tra le poche in contro tendenza). Luca Trovati non mi ricordo abbia mai fatto dichiarazioni di contrarietà all’inceneritore in passato, pertanto il suo voto di astensione era prevedibile, ma che votassero l’astensione anche i giovani non me lo aspettavo proprio. Fatico a capire quale sia la loro strategia, contestano la vendita della Società, conoscono le vicende, non possono non capire che se va in porto questo progetto, avrà un forte impatto negativo sull’ambiente. Lo ha fatto capire in modo netto anche il delegato: “E’ fattibile solo di fronte a grandi volumi di traffico”. Se l’attuale traffico generato dall’inceneritore non è più conveniente, è logico supporre che per aumentare i volumi serve quadruplicare l’impianto. Questa (o di peggiori) è l’unica strada per limitare i danni.
Dichiarazione di voto come Governo Ombra
La relazione ascoltata su Combitalia, oltre che giustificare la mia contrarietà ai tempi della costituenda Società, conferma e rafforza le mie posizioni di avversità a tale progetto. Allora si voleva farlo passare come uno scalo ferroviario per le società, oggi si è intuita la verità sugli scopi: “Incenerire rifiuti di altre province”. La contrarietà di oggi è ancora più marcata, visto che siamo di fronte ad un fallimento economico di questa operazione. Il privato sentendo la relazione ha guadagnato sui materiali, le eventuali perdite invece ricadranno come sempre sulle tasche del cittadino.
E i giovani che dicono di avere a cuore l’ambiente che fanno: “Incredibile si astengono”