la Provincia Pavese – 29 aprile 2011
Non c’era diossina nelle uova, ma altri veleni
GENZONE. Nelle uova, prelevate a dicembre in una cascina di Genzone, non c’era diossina. C’erano invece tracce di Pcb, altri veleni riconducibili, secondo gli esperti, a un’alimentazione non corretta delle galline. Diossina invece nelle uova di Parona. Ma si tratta, assicura l’Asl, di casi isolati in due aziende agricole.
la Provincia Pavese – 29 aprile 2011
Ecco tutti i veleni nelle uova
GENZONE. Nelle uova, prelevate a dicembre in una cascina di Genzone, non c’era diossina. C’erano invece tracce di Pcb, bifenili policlorati. Molecole di cloro riconducibili, secondo l’Asl, al mangime che le galline hanno beccato qua e là razzolando libere: sacchi di plastica, vecchie buste di concime e di diserbante, materiale bruciato e non smaltito trovato nell’azienda agricola a conduzione familiare.
L’istituto zooprofilattico di Bologna ha consegnato mercoledì all’Asl di Pavia l’esito delle analisi sui campioni prelevati a Genzone e Parona. «Escludiamo una situazione di emergenza o di pericolo per la salute – spiega il direttore sanitario dell’Asl di Pavia, Guido Fontana -. Ci siamo consultati con i ricercatori del laboratorio di Bologna che propendono, come noi, per una causa diversa dall’inquinamento ambientale su larga scala. Le cause sono verosimilmente riconducibili a una cattiva gestione degli allevamenti avicoli in questione. A suffragare questa tesi ci sono i dati sul campione di latte proveniente dalla stessa azienda agricola: negativo».
«La situazione non è grave come abbiamo temuto in un primo momento – aggiunge il direttore generale Giuseppe Tuccitto -. Ma la teniamo sotto controllo. Abbiamo intimato agli allevatori di mettersi in regola e a giugno ripeteremo i controlli». Le galline già da dicembre non sono più libere di razzolare nel cortile ma sono state rinchiuse nel pollaio. Questo permetterà un’ ulteriore verifica incrociata sulle cause. Giovanni Arioli, sindaco di Genzone, conferma: «Siamo più tranquilli. Si è trattato di un caso isolato. Non c’è contaminazione ambientale e i dati Arpa degli ultimi sette anni, da quando è in funzione il termovalorizzatore, lo confermano. Non è stata mai rilevata alcuna presenza di diossina. Abbiamo comunque intenzione di riprendere lo screening Arpa, condotto insieme a Corteolona, in vista del possibile ampliamento dell’impianto».
A dicembre i tecnici dell’Asl avevano prelevato 3 campioni di latte e 3 campioni di uova in altrettante aziende agricole della provincia. E dai primi esami erano risultate positive ai test le uova di Genzone e quelle di Parona. Test più analitici sono stati poi eseguiti dall’istituto Zooprofilattico di Bologna.
Nell’allevamento avicolo rurale di Parona, invece, sono state riscontrate tracce di diossina e Pcb, anche se di poco superiore ai limiti di legge.
«Anche in questo caso – dice il sindaco di Parona, Silvano Colli – l’episodio è circoscritto a quell’azienda specifica. Nell’ambiente i controlli costanti dell’Arpa non hanno mai evidenziato presenza di diossina. Adesso stiamo distribuendo a tutti gli allevatori rurali un decalogo con le norme igieniche da seguire per non correre il rischio di nuove contaminazioni».
Una cosa però va messa in chiaro, puntualizza Massimo Aguzzi, responsabile del servizio Veterinario dell’Asl: «Il problema ha riguardato solo due piccoli allevamenti a gestione familiare, a Genzone e Parona. Gli allevamenti avicoli intensivi, quelli che poi mettono le uova in commercio, sono sottoposti a controlli periodici. E sono tutti in regola».
–Maria Grazia Piccaluga