Ambiente – Italia fanalino di coda

Povera Italia

 

Una serie di critiche è arrivata in questi giorni alla politica ambientalista del governo Berlusconi dall’Italia e dall’estero. Facciamo un punto della situazione con le dichiarazioni più importanti

Critiche dall’estero e dall’interno, dalle associazioni ambientaliste, da politici stranieri e dall’Unione Europea. La somma non fa solo il totale, come recitava Totò, ma in questo caso costituisce una severa critica alla politica ambientale dell’esecutivo Berlusconi.

Jeremy Rifkin, economista, ambientalista e pacifista, parlando dell’Italia, ha rimproverato: “Date l’esempio peggiore. Rischiate di perdere l’ultimo treno” in una intervista pubblicata da “La Repubblica”.

Al Gore, Premio Nobel e candidato a ministro per l’Ambiente in Usa: “Voglio essere diplomatico: spero che gli italiani d’accordo con la comunità scientifica, possano trovare il modo per avere un’influenza sulle politiche ambientali del loro governo. Quando la politica è basata su false premesse ci possono essere gravi conseguenze. Il mio paese – ha osservato – ha invaso l’Iraq su falsi elementi e ha creato un grande disastro. La politica che si basa su false premesse, come quelle secondo cui un problema ambientale non sarebbe reale, porterebbe – ha concluso – ad un’altra catastrofe molto più grande”.

Grazia Francescato, portavoce dei Verdi: “Meno male che c’è l’Europa a tenere la barra ben dritta verso obiettivi indispensabili per affrontare i cambiamenti climatici che sono una priorità planetaria non italiana”. Così ha commentato l’evoluzione dei negoziati sul pacchetto clima-energia dell’Unione Europea.

Commissione Ue. Martedì scorso ha aperto una procedura di infrazione contro il governo italiano, perché ritiene ci siano evidenti carenze in materia di impatto ambientale. Ci sarebbe, insomma, uno “strappo” rispetto alle norme comunitarie. E a tale proposito fin da giugno, il commissario all’Ambiente, Dimas, era stato molto chiaro: “Qualora venga riscontrata una violazione della normativa comunitaria, la Commissione non esiterà ad avvalersi dei poteri che le sono stati conferiti dal trattato della Comunità europea per garantire che l’Italia attui adeguatamente questa normativa”.

Documento congiunto. Anev, Aper, Assolterm, Assosolare, Federpern, Fiper, Gifi, Greenpeace Italia, Gses, Ises Italia, Itabia, Kyoto Club, Legambiente e WWF Italia, ribadiscono come “il pacchetto clima-energia e gli obiettivi al 2020 siano un’occasione importante per una svolta energetica in Italia, ma le recenti norme che aboliscono la certificazione energetica obbligatoria in campo edile e la sostanziale abolizione degli sgravi per le ristrutturazioni energetiche vadano nella direzione diametralmente opposta a quella necessaria”.

Italia in caduta libera sulla CO2
Gas serra: Italia scivola al 44°

Presentato oggi a Poznan il Rapporto di German Watch che valuta la qualità degli interventi per la riduzione delle emissioni climalteranti nei Paesi industrializzati ed emergenti

 

Un 44° posto su 57 non è un buon piazzamento soprattutto sa la classifica in questione è quella del Climate Change Performance Index del German Watch, lo studio internazionale che valuta la qualità degli interventi per la riduzione dei gas serra nei Paesi industrializzati ed emergenti che insieme producono oltre il 90% delle emissioni climalteranti a livello mondiale. Ed a ottenere questo piazzamento poco lusinghiero è l’Italia, in caduta libera rispetto allo scorso anno quando era al 41° posto, con le stesse performance negative del Giappone e di poco superiori a Paesi come la Polonia e la Cina e ha le medesime. A dominare la graduatoria Svezia, Germania e Francia, seguite a sorpresa da India e Brasile, mentre negli ultimi posti figurano Arabia Saudita, Canada e Usa. Realizzato in collaborazione con Legambiente e presentato oggi sul palcoscenico di Poznan il Rapporto fa luce sugli interventi positivi e strutturali di ogni singola nazione nella lotta al riscaldamento globale. Secco il commento dell’associazione ambientalista che definisce quella italiana “una performance disastrosa che rispecchia il cronico ritardo del nostro Paese nel raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto”. La causa? L’assenza di una strategia complessiva mirata all’abbattimento della CO2, il radicamento di una politica energetica che punta all’uso del carbone ed un deficit di trasporti a basse emissioni. Nonostante la ratifica del Protocollo di Kyoto in Italia i gas serra sono cresciuti rispetto ai livelli del 199: un netto +9,9% lì dove si sarebbe dovuto segnare un meno 6,5%. A salvarci dagli ultimissimi posti della classifica “alcune importanti misure adottate in questi anni, come il conto energia per la promozione del fotovoltaico o gli incentivi del 55% per l’efficienza energetica”. Misure – come fa notare Legambiente – finite proprio ora nel rimaneggiamento dell’attuale governo.

 

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