Osservazioni del WWF al Piano Regionale Gestione Rifiuti della Lombardia
Premessa: Le osservazioni sono fatte in base alla nostra conoscenza sul tema in oggetto e in modo specifico sul territorio Pavese, luogo in cui operiamo, con particolare attenzione alla Lomellina e a Parona dove è insediato l’inceneritore.
- Atto di indirizzi ex art. 19, comma 3 della l.r. 12 dicembre2003, n. 26 in materia di pianificazione regionale per la gestione dei rifiuti
- Proposta al Consiglio regionale Contenuti ed obiettivi
(Pdf: AdI_20_07_11.pdf)
Osservazioni
- Premessa
Nel passato recente la lungimiranza delle scelte “pianificatorie” della Regione Lombardia non trovano gli stessi riscontri tra le varie province. La nostra che è la provincia di Pavia, a differenza di tutte le altre sembra andare in controtendenza alle dichiarazioni fatte.
- 2.1 Il contesto di riferimento
A livello comunitario è stata emanata la Direttiva, 2008/98/CE basata sull’obiettivo di rafforzare le prescrizioni precedenti e di imprimere una nuova spinta verso la cosiddetta “società del riciclaggio”. La vera novità della sopra richiamata Direttiva è che viene stabilito chiaramente un ordine di priorità tra le forme digestione del rifiuto secondo le seguenti casistiche:prevenzione, preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio, recupero di altro tipo (esempio il recupero di energia) e infine lo smaltimento.
Nella provincia di Pavia le priorità risultano diverse da quanto sopra dichiarato perché le forme di gestione del rifiuto seguono casistiche diverse: Inquinamento da incenerimento e non prevenzione, riciclaggio condizionato dal recupero di energia, riciclo e riutilizzo limitato per via dell’incenerimento e infine lo smaltimento.
L’eccessivo utilizzo d’inceneritori in provincia di Pavia, riduce di poco i rifiuti da smaltire in discarica, questi impianti importano i rifiuti da altre province e smaltiscono i residui sul nostro territorio, pertanto se i rifiuti aumentano e il residuo stimato è intorno al 30% (tra Compost non di qualità, indifferenziato che non brucia e rifiuti tossici trasformati dall’incenerimento), il risultato che si ottiene sarà sempre in controtendenza alle attese.
- 2.2 Stato di fatto sulla produzione e gestione dei rifiuti urbani
Si citano per l’appunto le province di eccellenza, ma non si spiegano le ragioni dei pessimi risultati della provincia di Pavia dove una raccolta differenziata spinta come può essere il “Porta a Porta” potrebbe compromettere il recupero di materia per l’incenerimento.
- 2.3 Gli obiettivi della politica regionale di gestione dei rifiuti urbani
- 2.3.1 Contenuti del programma
Nel contenuto programmatico manca un accenno alle province, non possono esserci ambiti di eccellenza e ambiti di serie B come la provincia di Pavia. Un buon programma dovrebbe tenere conto di questo altrimenti potrebbe essere interpretato come discriminante.
- 2.3.2 Riduzione della produzione di rifiuti
Buone le intenzioni, ma la realtà evidenzia uno squilibrio metodologico tra le province.
- 2.3.3 Raccolta differenziata.
Come il capitolo precedente buone sono le intenzioni, ma questi obiettivi dovrebbero valere per tutte le province senza discriminanti.
- 2.3.4 Alta qualità “la società del riciclaggio”
La Regione dovrà indicare i criteri organizzativi della raccolta differenziata nelle diverse aree territoriali, superando le criticità attuali legate all’elevata frammentazione presente nel modo di raccolta dei rifiuti urbani, che in ambiti territoriali differenti mostrano performance notevolmente diverse.
La Regione e le Provincia di Pavia sembrano ignorare il danno che l’incenerimento arreca alla raccolta differenziata finalizzata al recupero dei materiali. Non si tiene conto della differenza che sussiste tra un inceneritore nell’area del Milanese che incide poco sulla mole di rifiuti prodotti e da noi che incide in modo sproporzionato avendo una quantità notevolmente inferiore da bruciare.
- 2.3.5 Scenari
Gli scenari non propongono metodi da analizzare come il rapporto IEFE della Bocconi sull’analisi economica della gestione rifiuti e non prendono minimamente in considerazione realtà virtuose come l’esperienza di Vedelago o quella sulla tariffazione “puntuale” applicata da “Ponte nelle Alpi”.
- 2.3.6 Fabbisogni impiantistici
La prima cosa che si nota guardando il fabbisogno impiantistico è il primato negativo della regione Lombardia per quanto riguarda gli inceneritori. Se la confrontiamo con il Piemonte, noi abbiamo tredici impianti, loro solo due. Basta mettere a confronto due province come Novara (che non ha inceneritori) e Pavia (che ne ha due) per notare quanto inutili sono questi impianti sia dal punto di vista economico per i costi ai cittadini, che per il raggiungimento delle percentuali di raccolta differenziata finalizzata al recupero dei materiali (Novara è considerata virtuosa, Pavia la maglia nera della regione). Per noi è difficile capire come mai si continui ad autorizzare ampliamenti o nuove caldaie sia nella logica di ambito, sia negli obiettivi da conseguire. Ancora più difficile è capire perché questi impianti sono autorizzati maggiormente al nord che non è ventilato rispetto al sud (da noi hanno una maggiore incidenza inquinante che da loro). Poi basta analizzare i dati tra Milano e Pavia per capire che esiste uno squilibrio sproporzionato rispetto alla mole di rifiuti trattati e inceneriti (ad esempio l’Inceneritore di Parona autorizzato per risolvere il problema dei rifiuti del bacino B, ora produce più residui rispetto ai rifiuti conferiti dal bacino stesso, ovvio che incide negativamente sugli obiettivi nel recupero dei materiali). Per questo ci aspettiamo che sia rivista la pianificazione di questi impianti evitando ampliamenti sia a Parona sia a Corteolona, evitando l’importazione dei rifiuti da altre province o regioni.
- 2.3.7 Stima dei costi delle operazioni di recupero e di smaltimento dei rifiuti urbani
Siamo abituati a mettere a confronto varie realtà e non è difficile dimostrare che l’incenerimento dei rifiuti è una tecnologia superata e da avversare. Bruciare i soldi per fare corrente, non potrà mai essere una tecnologia conveniente, in più rovina l’ambiente e nuoce gravemente alla salute.
Nel 2008 avevamo fatto un’analisi sui bilanci di due società di Servizi di Igiene Urbana
- ASM di Vigevano coinvolta nel processo di incenerimento dei rifiuti
- ASSA di Novara che effettuava il porta a porta finalizzato al recupero, al riciclo e al riutilizzo dei rifiuti
L’analisi dei due bilanci evidenziava senza ombra di dubbio che anche economicamente l’incenerimento dei rifiuti era un processo da avversare. Bastava osservare i dati delle due società per rendersi conto che nel 2006 i cittadini di Vigevano per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti avevano un Pro Capite di spesa equivalente a 183,96 € rispetto a Novara che ne spendeva solo 133,41 € facendo il porta a porta. L’analisi occupazionale dello stesso anno ci diceva che a Vigevano risultavano occupati in ASM 64 dipendenti (uno ogni 933 su 59.714 abitanti) e in ASSA a Novara 192 (uno ogni 529 su 101.536 abitanti). L’analisi dei costi di smaltimento diceva che ASM Vigevano spendeva 2.791.795 € su 349.953 quintali di RSU prodotta mentre ASSA di Novara ne spendeva 2.712.000 € su 486.440 quintali. I costi della raccolta dicevano che ASM Vigevano spendeva 8.193.224,60 €, mentre ASSA Novara ne spendeva 10.833.650,31 €. I dati della raccolta differenziata attestavano Vigevano al 23,48%, notevolmente sotto ai limiti imposti dall’art. 205 del D.lgs. 152/2006 che imponeva di raggiungere una quota di differenziata pari al 45% entro il 31 dicembre 2008, mentre Novara era al 68,48%, ben oltre la soglia prevista per il 2012.
Da quest’analisi si può dedurre:
Non è vero che il porta a porta costa di più e non è praticabile nelle città ma solo in piccoli paesi. Da questi dati si può dedurre che il porta a porta costa meno perché si riducono i rifiuti da conferire in discarica o agli inceneritori, questo a vantaggio di più posti di lavoro perché il processo impegna più risorse umane. Un altro vantaggio della raccolta differenziata è il ricavo che aumenta per via delle materie pregiate che vengono rivendute (carta, cartone, plastica, legno, vetro, metalli) che per Novara equivale ad un’entrata di 1.159.258 € per il 2006. Dall’analisi dei dati nel tempo, si nota anche che a Novara diminuisce la quantità di rifiuto prodotto per abitante, i dati del 2006 davano 1,31 KG al giorno per Novara e 1,61 KG per Vigevano.
- 2.3.8 Focus su particolari categorie di rifiuto
Sarebbe opportuno porre l’attenzione a forme d’incentivazione che favoriscano la riduzione all’origine dei rifiuti, rivedendo o modificando il sistema delle merci soprattutto della grande distribuzione.
- 2.3.9 Indirizzi della pianificazione provinciale dei rifiuti urbani
Per quanto riguarda la provincia di Pavia parlano i numeri. Questi dati dicono, che non serve ampliare l’inceneritore di Corteolona, e nemmeno favorire un investimento per aggiungere una nuova caldaia a Parona Lomellina. Per ampliare la propria fascia di mercato (Informatore Vigevanese riporta il 25 luglio 2013 a pag quattro questo titolo: “Rudo da Roma Caserta e Lecce – E pagano meno di noi…” – Dopo due anni di esercizio previsto l’avvio per il 2017 o il 2018 – investimento di 100 milioni di euro). Poi vedremo se è vero che è in sostituzione della prima caldaia. Intanto i cittadini di Parona continuano a non mangiare polli e uova per via delle diossine trovate anche nei terreni dall’Istituto Mario Negri, senza che nessuno dica di chi è la colpa. E anche questo è un tema che si dovrebbe affrontare nella pianificazione dei rifiuti perché è risaputo che una cattiva combustione crea diossina (L’attuale tecnologia dell’inceneritore di Parona è la gemella di quello di Robbins). L’inceneritore di Robbins è stato chiuso nel 2000 dall’EPA (Environmental Protection Agency US) perché ha violato i limiti federali di emissione dello Stato per il monossido di carbonio, idrocarburi totali, e l’opacità (la quantità di luce oscurata). Inoltre, il superamento dei limiti operativi è causa di un’inefficiente temperatura dei gas di combustione durante quel periodo. Queste anomalie potevano provocare la formazione e l’emissione di sostanze tossiche, come le diossine e i furani, sostanze che oggi con certezza, si trovano nei terreni di Parona Lomellina.
- 2.4 Strumenti a sostegno dell’attuazione del P.R.G.R.
La lettura di questo capitolo ci porta a ricordare la nostra esperienza in una commissione consuntiva di controllo istituita per l’inceneritore di Parona che non è servita a niente. Volevamo solo controllare che tutto si svolgeva secondo le garanzie che dava l’azienda e il comune, volevamo sapere che fine facevano le scorie, dove erano conferite e a che prezzo, quanti giorni l’impianto rimaneva fermo, come erano calcolati i dati, se le diossine venivano misurate in continuo. Ebbene non siamo mai riusciti a sapere niente, abbiamo solo ricevuto da parte del comune l’autocertificazione dell’azienda, le anomalie invece le scoprivamo sui giornali:
La repubblica di Napoli — 26 marzo 2003 pagina 3 sezione: NAPOLI
Rifiuti dal Nord a Caserta “Ecco l’affare diossina”
Tutto autorizzato. Tutto senza controlli. Tutto assurdo: negli ultimi 40 giorni, 6500 tonnellate di rifiuti spediti dalla Lombardia alla Campania, sono finiti a Trentola Dugenta, nel casertano minacciato dalla diossina. Grave, anzi gravissimo: perché come rivelano le bolle d’accompagnamento, la maggior parte di quegli “scarti della lavorazione dell’umido molto sospetti” – provenienti dall’Amsa di Milano (l’equivalente dell’Asìa napoletana) e dalla Lomellina Energia di Parona (Pavia), “è scomparsa”, verrebbe da dire “volatilizzata”, cioè spalmata sul terreno di vecchie discariche e cave da “bonificare”.
Di fronte a questa esperienza vorremmo che nel P.R.G.R. non ci sia scritto che saranno fatti i controlli, ma vorremmo sapere quali garanzie avrà il cittadino o le associazioni di verificare la veridicità su quanto dichiarano le società che trattano rifiuti di qualsiasi genere. Vorremmo delle garanzie anche su come controllare i controllori, perché la sfiducia nei confronti di ASL e ARPA di Pavia è palpabile, specialmente a Parona (sappiamo di esposti presentati in Procura tramite il Prefetto che li citano).
- 3 La Gestione dei rifiuti speciali
Anche per i rifiuti speciali si evidenzia la necessità di assicurare lo smaltimento in impianti esistenti vicini al luogo di produzione. A tale proposito, si potrebbe agire sull’ammontare del tributo prevedendo l’incentivazione per i produttori di rifiuti speciali mediante agevolazioni per smaltimenti in territorio regionale e/o penalizzazioni per smaltimenti fuori regione. Favorire il recupero di materia, quando è possibile, evitando l’incenerimento.
- 3.1 II contesto di riferimento: normative particolari
Si propone di studiare un modello per tenere la tracciabilità per questo tipo di rifiuti in modo da sapere sempre l’origine, la movimentazione, la destinazione e il prezzo pagato per il conferimento. Per ogni soggetto che tratta questo tipo di rifiuti dovrebbe sempre esistere un DB consultabile, aperto ad associazioni, giornalisti e a singoli cittadini che ne motivano la richiesta.
- 3.2 Obiettivi della Gestione dei rifiuti speciali
Tra gli obiettivi è indispensabile individuare indicatori che misurino la ricaduta sulla salute della popolazione dove si trattano o si conferiscono queste tipologie di rifiuti.
- 3.3.2 Materiali isolanti e materiali da costruzione contenenti amianto
Evitare il riutilizzo dell’amianto inertizzato se si usano tecnologie diverse dalla vetrificazione, in questo caso è meglio inertizzarlo con tecnologie meno costose ma collocarlo in discariche adeguate e garantite, meglio sarebbe in ambito provinciale o su suddivisione territoriale sotto il diretto controllo degli enti pubblici. Ultimate le discariche, queste dovrebbero mantenere una certa estetica con l’ambiente che le circonda. Le discariche devono stare lontane dalle abitazioni, contenere solo amianto e non devono superare le quantità autorizzate inizialmente. Non si deve insediarle in territori che già sono in degrado ambientale come Parona, Sannazzaro o Ferrera Erbogone o in vicinanza delle falde acquifere. Il luogo idoneo per ogni provincia o territorio suggerito dagli esperti, va concordato con associazioni e comitati in modo da garantire la salute dei cittadini.
- 3.3.3 Fanghi di depurazione
I fanghi di depurazione non dovrebbero essere sparsi in territori ad alto impatto ambientale come Parona e Sannazzaro, perché in inverno contribuiscono ad aumentare l’inquinamento. Si dovrebbe fare una mappatura dei luoghi non idonei e proibirne l’utilizzo.
- 3.3.9 Ceneri leggere (fly ash) e scorie decadenti da termovalorizzatori
Sulla base dei dati di progetto di qualsiasi inceneritore, si deduce che i rifiuti speciali potenzialmente pericolosi, residui dal processo di incenerimento contengano quantità di diossine e furani pertanto il loro utilizzo è sconsigliabile.
- 4 Piano regionale di bonifica delle aree inquinate
Si chiede di considerare anche Parona come paese che ha aree da Bonificare perché ha una discarica dentro il bosco dell’Acquaunga in prossimità di un laghetto dove pescano ed è necessario metterla in sicurezza. Fra l’altro l’area è stata interessata ad un finanziamento per progetto Regione Lombardia Unione Europea di riqualificazione dei fontanili.
- 5 Il monitoraggio delle azioni per il raggiungimento degli obiettivi
Proprio perché è dichiarato che la Regione Lombardia si è mossa con notevole anticipo rispetto alla legislazione con un monitoraggio costante in tempo reale sui flussi dei rifiuti, non si comprende come mai l’analisi di questi dati non ha portato a delle conclusioni diverse riguardo all’incenerimento dei rifiuti in provincia di Pavia. Proprio grazie a questi dati si deduce l’inutilità delle autorizzazioni concesse agli impianti di Parona e di Corteolona sia come ampliamento che sostituzione di caldaia. Riteniamo “non corretto” far credere ai cittadini Lombardi che le tasse destinate ai ”Certificati Verdi”, anziché andare alle energie pulite e sostenibili (idroelettrica, solare, eolica, del moto ondoso, geotermica ecc.), vadano maggiormente alle “energie assimilate” prodotte da inquinanti inceneritori per bruciare i rifiuti di altre province e addirittura del sud.
- ALLEGATO 5
- PROGETTO GERLA (GEstione Rifiuti in Lombardia – Analisi del ciclo di vita)
- (File: Allegati Piano rifiuti.pdf)
L’analisi e gli scenari si basano su ipotesi che non tengono conto delle realtà provinciali inerenti nuove autorizzazioni di ampliamento o l’importazione di rifiuti extra provinciali o di altre regioni per cui non si presta a una corretta valutazione futura della provincia di Pavia.
- SEZIONE 1 – RIFIUTI URBANI
- 1. La programmazione dei rifiuti urbani
- (File: Sezione 1 Piano rifiuti.pdf)
I dati di questo capitolo avvallano le osservazioni fatte finora, i dati reali confermano le criticità della provincia di Pavia nel conseguire gli obiettivi rispetto alle altre province Lombarde per via di un surplus di inceneritori. Appare evidente che i quantitativi autorizzati per recuperare energia sono in eccesso rispetto ai quantitativi trattati per recuperare materia, questo comporta importare rifiuti per tenere a regime gli impianti e contrasta con i principi del riutilizzo della materia in ambito territoriale.
- 1.3.4 Recupero dei residui prodotti dalla termo-valorizzazione
Escluso i materiali ferrosi che è corretto recuperare, abbiamo delle riserve su tutto il resto che non finisce nelle miniere di salgemma in Germania. Si è parlato di riutilizzo di residui dell’incenerimento da riutilizzare in cementifici, da utilizzare come manti stradali o da conferire in discariche di tipo B. Su questi tipi di recupero abbiamo delle riserve riguardo all’inquinamento di diossine che potrebbero inquinare prodotti per l’edilizia o gli asfalti delle strade.
- 1.3.5 Produzione totale pro capite
Realtà virtuose che conseguono risultati addirittura superiori ai limiti imposti dalle normative comunitarie (riguardo al recupero dei materiali), riescono anche a ridurre la produzione pro capite, questo grazie a metodologie di “tariffazione puntuale” che condizionano il consumatore a rispettare l’ambiente nel conferire meno rifiuti. In effetti il cittadino che non rispetta l’ambiente, produce più rifiuti e di conseguenza è giusto che paghi di più. Questo porta a condizionare in modo indiretto anche la grande distribuzione che eviterà imballaggi inutili che il consumatore non vuole pagare con lo smaltimento. Queste metodologie non ci risulta siano attuate in Lombardia, noi sappiamo che il C.L.I.R. (Consorzio Lomellino Incenerimento Rifiuti) applica la tariffazione in base al bacino di utenza e non con tariffe puntuali, questo incide negativamente anche sul Pro Capite della Provincia di Pavia che potrebbe essere ridotto.
- 1.3.8 Fabbisogni impiantistici
Se la Provincia di Pavia importa rifiuti da altre regioni, senza considerare i vari scenari, si deduce che la Lombardia non abbia fabbisogni impiantistici.
- 3.2.1.1.3 Verifica rispetto agli obiettivi di legge
Pavia con il 28,5% rimane ancora di sotto all’obiettivo nazionale del 35% fissato dal d.lgs 152/2006 per il 2006.
Come già spiegato, l’inceneritore di Parona incide negativamente sul risultato della RD finalizzata al recupero di materia. E’ possibile migliorare la situazione differenziando l’umido, ma questo contrasta con le stipulazioni sottoscritte all’inizio dell’attività: “Serviva un impianto che trattasse RSU non differenziati in modo spinto ma solo tramite i cassonetti stradali”. Pertanto chiedere ora ai cittadini di differenziare, i rifiuti non per recuperare materia ma per recuperare l’umido, viene interpretato come un favore da fare all’inceneritore e non all’ambiente. Ci risulta che ancora oggi il Compost non sia di qualità e finisca in discarica.
- 3.2.2.4 Recupero di materia e di energia
Nei dati che seguono, confrontiamo due province, Cremona che ha la migliore percentuale di RD (61%) e Pavia (29%) la peggiore. Entrambi inceneriscono i rifiuti, pertanto come mai queste differenze ?
(fonte: Arpa – Catasto e Osservatorio Rifiuti)
Pavia |
2004 |
2010 |
2011 |
||
PRODUZIONE TOTALE DI RIFIUTI |
281.068 |
296.810 |
|||
AVVIO A RECUPERO DI MATERIA (%) |
23,20% |
65.068 |
29,80% |
88.368 |
|
RECUPERO DI ENERGIA (%) |
38,10% |
107.000 |
36,60% |
108.493 |
|
TOTALE TERMO-VALORIZZATORI |
224.216 |
399.889 |
|||
Avviato a incenerimento |
38,07% |
36,55% |
|||
Avviato a recupero di materia |
23,15% |
29,77% |
|||
PRODUZIONE TOTALE RIFIUTI SPECIALI |
946.677 |
1.235.889 |
|||
Abitanti |
510.913 |
552.248 |
|||
Cremona |
2004 |
2011 |
|||
PRODUZIONE TOTALE DI RIFIUTI |
174.641 |
170.712 |
|||
AVVIO A RECUPERO DI MATERIA (%) |
51,40% |
89.695 |
60,20% |
102.746 |
|
RECUPERO DI ENERGIA (%) |
29,80% |
52.000 |
29,40% |
50.189 |
|
TOTALE TERMO-VALORIZZATORI |
64.996 |
71.184 |
|||
Avviato a incenerimento |
29,78% |
29,40% |
|||
Avviato a recupero di materia |
51,36% |
60,19% |
|||
PRODUZIONE TOTALE RIFIUTI SPECIALI |
579.838 |
678.894 |
|||
Abitanti |
346.064 |
364.939 |
|||
L’analisi sopra, mostra un andamento simile per tutti i dati riportati per entrambe le province, escluso le voci evidenziate che denotano delle sostanziali differenze già nel 2004 per i rifiuti avviati a materia o a incenerimento. Per noi l’incenerimento non è un’eccellenza, anzi è un danno. Se ipotizziamo le emergenze e le giustificazioni sentite in questi anni, possiamo chiudere un occhio, dove questa tecnologia si è spacciata come tale (potrebbe essere il caso di Cremona). Non si può invece giustificare ampliamenti o nuovi impianti, dove già riceviamo rifiuti da altre province o regioni (è il caso di Pavia, che aveva già un eccesso nel 2004, e malgrado questo si vuole ampliare l’inceneritore di Corteolona e per due anni aggiungere a quello di Parona Lomellina, una nuova caldaia alle due esistenti, senza avere la certezza che poi una sarà dismessa). Oltre a questo si dovrebbe tenere conto delle criticità che ne derivano, un eccesso di rifiuti destinati all’incenerimento aumenta l’inquinamento nell’aria e nei terreni e trasformano i rifiuti da non pericolosi a speciali o pericolosi che vanno comunque smaltiti.
Di seguito, si riportano i dati di alcuni studi effettuati sui terreni di Parona e nei paesi limitrofi che riguardano lo “Studio Mario Negri” commissionato dal C.L.I.R. (Consorzio Lomellino Incenerimento Rifiuti) e lo studio Cenci commissionato dalla Provincia di Pavia.
Allegato 5
Sappiamo che i valori rilevati nei muschi a Parona nei pressi dell’inceneritore prima del raddoppio erano:
nel 2002 : WHO-TEQ values for PCDD/Fs pg/g = 1,8
nel 2005 : WHO-TEQ values for PCDD/Fs pg/g = 2,3
nel 2006 : WHO-TEQ values for PCDD/Fs pg/g = 4,6
Pertanto, diciamo che lo stato di terreni non era per niente rassicurante, eventuali esami fatti sui cittadini che si alimentano con prodotti locali, potrebbero dare risultati peggiori di quelli forniti dallo studio di R.M. Cenci sui muschi. Inoltre dobbiamo prendere atto che i fanghi della depurazione in agricoltura favoriscono la diffusione delle diossine nella catena alimentare, pertanto i fanghi prodotti a Parona dovrebbero essere esaminati rispetto alla presenza di diossine ed altri inquinanti, previo il loro spargimento sui campi, o meglio ancora applicando il “principio di precauzione” non dovrebbero essere utilizzati in agricoltura. Visto che Parona, in base ai dati dell’Arpa, ha sforato negli ultimi anni tutti i limiti di legge riguardo alle polveri sottili con valori simili a città come Milano, visto che le diossine si bioaccumulano nel tempo e dal 2002 al 2006, sono più che raddoppiate, visto che dopo il raddoppio dell’inceneritore, lo “Studio Negri” le ha trovate anche nei terreni e con l’ordinanza N. 40 del 29/12/2011, il Sindaco ha
Ordinato
A tutti i cittadini, il divieto di consumare in proprio e di cedere ad ogni titolo carni e uova derivanti da allevamenti avicoli rurali a conduzione famigliare (galline e pollame vario e relative uova) situati nel territorio del Comune di Parona, al fine scongiurare il pericolo di assumere alimenti con concentrazioni di diossine e Pcb superiori a quanto previsto dalla vigente normativa; che il Dipartimento di Prevenzione Veterinaria dell’ASL provveda a monitorare gli allevamenti avicoli rurali del territorio del Comune di Parona, facendo obbligo allo stesso Dipartimento di comunicare tempestivamente al Comune la cessazione delle condizioni di rischio; che le misure stabilite nel presente provvedimento abbiano efficacia dal momento della pubblicazione all’Albo pretorio del Comune di Parona e sino al momento dell’avvenuta comunicazione di cessazione delle condizioni di rischio, fatto salvo il potere dell’organo adottante di adottare altri provvedimenti integrativi o modificativi del presente, nonché fatta salva l’insorgenza di situazioni determinanti differente valutazione degli interessi pubblici e conseguente revisione dei provvedimenti in essere;
Riteniamo
Non motivata l’esigenza di aggiungere per due anni, una nuova caldaia a Parona senza dismettere la prima. Inutile è ampliare l’inceneritore di Corteolona che non serve alle esigenze della provincia. La situazione descritta è inquietante dal punto di vista sanitario ed è a rischio la qualità dei prodotti locali. Inoltre nelle vicinanze insistono zone interessate da habitat naturali e seminaturali caratterizzate da flora e fauna selvatiche, da specie di uccelli migratori o minacciate di estinzione tutelate per legge, quali i Siti di Interesse Comunitario (SIC) e le Zone di Protezione Speciale (ZPS), che inevitabilmente risentono delle incidenze negative dovute a questo tipo d’inquinamento.
- 3.7.1.1 Termovalorizzatori
Osservando la mappa della RD per regione, si nota che il nord nel 2010 ha fatto sicuramente meglio del centro e del sud. L’eccellenza è senza ombra di dubbio quella che si raggiunge con un minore numero d’inceneritori. Il rifiuto è una risorsa, pertanto va recuperato e non incenerito. L’incenerimento non riduce i rifiuti, li trasforma soltanto. In questo processo possiamo calcolare le componenti inquinanti che sono rilasciate in atmosfera che contribuiscono a fare aumentare l’effetto serra, il quale modifica il clima, senza contare le conseguenze per la salute e l’ambiente che il processo comporta (diossine, polveri sottili e ultrafini). Anche il recupero energetico deve essere visto come un danno, i cittadini finanziano con le tasse della bolletta elettrica le “energie rinnovabili”, ma queste sono destinate maggiormente alle “energie assimilate” all’incenerimento dei rifiuti. Anche questa è un’anomalia tutta italiana, non è sostenibile premiare chi inquina con l’incenerimento a danno di chi contribuisce a toglierlo (ad esempio i pannelli solari sul tetto producono energia dal sole riducendo la CO2 e rischiano di perdere gli incentivi, o averli in forma diversa e meno conveniente economicamente)
Mappa inceneritori (Fonte: http://www.federambiente.it/inceneritori/)
Dati regionali (Fonte: http://www.ea.ancitel.it)
La tabella che segue è stata assemblata con le informazioni reperite dalle fonti. Abbiamo inserito un dato importante che suddivide l’energia autorizzata all’incenerimento come quantitativo annuo smaltito per abitante (vedere Kg/ab*anno energia aut.= Quantità Autorizzata * 1000/ Abitanti). Questa tabella dimostra che l’eccellenza si ottiene con percentuali elevate di recupero di materia e il minimo di quantità da destinare all’incenerimento. Le regioni che hanno una bassa percentuale di autorizzazione al recupero energetico sono anche destinate a migliorare più facilmente il recupero di materia, quelle che superano i 150 Kb/ab*anno faticheranno più delle altre regioni a migliorare la RD finalizzata al recupero di materia.
Abbiamo inserito anche la provincia più virtuosa e quella con il peggiore risultato (Cremona e Pavia) per mostrare l’eccesso di autorizzazioni. E’ come se un cittadino produca più rifiuti da destinare all’incenerimento rispetto alla media provinciale (1,47 kg/g *365 = 537 kg/a), e tutti sappiamo che il dato è destinato ad aumentare con l’ampliamento di Corteolona e con la terza caldaia a Parona Lomellina. Quest’anomalia avvalla che già stiamo incenerendo rifiuti non provinciali, quest’analisi suggerisce di evitare sia l’ampliamento sia la terza caldaia. Rischia di diventare un investimento a perdere con ripercussioni sul costo dei rifiuti che pagherebbero i cittadini pavesi.
Regione |
Popolazione |
Inceneritori |
Quantità |
Kg/ab*anno |
%RD 2010 |
2011 |
Piemonte |
4457335 |
2 |
112.125 |
25,16 |
48,52 |
61,57 |
Valle D’Aosta |
128230 |
0 |
0 |
0 |
20,67 |
56,54 |
Liguria |
1616788 |
0 |
0 |
0 |
30,77 |
45,43 |
Lombardia |
9917714 |
9 |
2.827.372 |
285,08 |
42,25 |
56,91 |
Trentino Alto Adige |
1037114 |
1 |
95.000 |
91,60 |
54,66 |
74,58 |
Veneto |
4937854 |
4 |
354.600 |
71,81 |
47,35 |
69,68 |
Friuli Venezia Giulia |
1235808 |
1 |
223.380 |
180,76 |
45,96 |
60,56 |
Emilia Romagna |
4432418 |
8 |
910.000 |
205,31 |
33,22 |
59,69 |
Marche |
1565335 |
1 |
21.900 |
13,99 |
32,52 |
53,13 |
Toscana |
3749813 |
8 |
373.800 |
99,68 |
35,87 |
47,10 |
Umbria |
906486 |
1 |
60.000 |
66,19 |
26,20 |
46,27 |
Lazio |
5728688 |
3 |
330.000 |
57,60 |
16,17 |
27,20 |
Campania |
5834056 |
1 |
75.000 |
12,86 |
19,16 |
43,37 |
Abruzzo |
1342366 |
0 |
0 |
0 |
26,43 |
47,55 |
Molise |
319780 |
1 |
100.000 |
312,71 |
12,72 |
33,04 |
Puglia |
4091259 |
2 |
192.000 |
46,93 |
17,27 |
19,99 |
Basilicata |
587517 |
2 |
101.000 |
171,91 |
19,05 |
32,37 |
Calabria |
2011395 |
1 |
120.000 |
59,66 |
10,91 |
17,85 |
Sicilia |
5051075 |
1 |
32.000 |
6,34 |
10,54 |
15,66 |
Sardegna |
1675411 |
2 |
250.600 |
149,58 |
53,39 |
57,16 |
Pavia |
548.774 |
2 |
321.399 |
585,67 |
29,30 |
29,80 |
Cremona |
362.165 |
1 |
70.049 |
193,42 |
60,10 |
60,20 |
Pertanto terminiamo con la richiesta di inserire nel P.R.G.R. monitoraggi obiettivi e presidiati da indipendenti, con la logica da seguire: “Chi inquina paga”. L’obiettivo è di scoprire i responsabili dell’inquinamento già da tempo accertato. Per paesi come Parona, che ha già cinque impianti IPCC, si deve chiedere il blocco all’insediamento di nuove aziende ad alto potenziale inquinante. E’ indispensabile modificare i criteri di zonizzazione riguardante la qualità dell’aria, da permettere di classificare queste zone come “critiche” anziché di “mantenimento” come sono oggi.
WWF LOMELLINA o.n.l.u.s.
Il Presidente Fabrizio Varese
Rappresentante del WWF Lombardia per la zona Oltrepò Pavese.
Gilberto Pacchiarotti
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Leggi anche le Osservazioni del WWF Sezione Lombardia (PDF 100 KB)