Nucleare in Lomellina
In questa calda estate, mentre la gente pensava di godersi, finalmente, le sospirate vacanze, è tornato l’incubo di un ritorno al nucleare in Lomellina, a offuscare l’orizzonte del nostro futuro. La nostra terra famosa per le sue coltivazioni di riso, con il un terreno fertile e produttivo, che gli amministratori con la solita avidità vogliono ricoprire con cemento, asfalto, inceneritori e per ultimo una centrale nucleare, o, forse più. Con la scusa che la zona è sicura sismicamente, la grande disponibilità di acqua, che verrebbe sottratta all’agricoltura rendendo impossibile la risicultura e le altre coltivazioni, che siamo al centro di un triangolo industriale, Torino, Milano, Genova, ormai morente da anni, qualche sindaco si è dichiarato disponibile ad accettare, in cambio di dubbie compensazioni economiche, questi impianti. Voglio ricordare la posizione dell’associazione su questa problematica, a cura di Andra Masullo, che si occupa da anni della questione.NUCLEARE: UNA SCELTA SBAGLIATA SOTTO TUTTI I PROFILI
Chi scrive ha l’onore il vanto di aver contribuito fin dal 1975, attraverso il WWF, a scongiurare una scelta, quella nucleare, dimostratasi sbagliata sotto tutti i profili, compreso quello economico, come dimostra il fatto che due soli paesi al mondo, Giappone e Francia, continuano a considerarla una valida opzione. Permettetemi di fare un po’ di storia per motivare la mia inquietudine quando sento ipotizzare, a dire il vero senza molta convinzione, il ritorno del nucleare in Italia. Nel 1945 due ordigni nucleari vengono sganciati su Hiroshima e Nagasaki, seminando, con una potenza senza precedenti, distruzione e morte fra le popolazioni inermi. Si tratta della applicazione più aberrante della tecnologia che la storia dell’umanità abbia mai conosciuto, fatta a scopo sperimentale, dietro la facciata di una azione bellica di una violenza inusitata ed inutile verso un paese praticamente già sconfitto. Il cinismo e l’ipocrisia guida lo sviluppo dell’energia nucleare, anche nell’epoca postbellica. Negli Stati Uniti, negli anni ‘60, isotopi radioattivi vengono somministrati a cavie umane inconsapevoli, fra le quali anche molte donne in gravidanza per studiarne gli effetti. Vengono inoltre taciute le conseguenze degli effetti delle esplosioni atomiche sperimentali, al punto che l’intero cast di un film girato in un’area del deserto del Colorado, garantita come sicura dal governo, muore nel giro di pochi anni per i tumori contratti a seguito dell’esposizione alle forti dosi di isotopi radioattivi presenti. Anche le altre potenze atomiche non sono da meno in quanto a cinismo. La Francia effettua esplosioni nucleari sperimentali in Polinesia, sull’atollo di Mururoa, dopo averne deportato la popolazione indigena. Molti individui riportati sull’atollo negli anni successivi si ammalano e muoiono per i tumori contratti. Gli esperimenti continuano fino ai nostri giorni nel totale disprezzo della condanna pressoché unanime della comunità internazionale. In Unione Sovietica numerosi gravi incidenti in depositi di materiale radioattivo vennero tenuti segreti, nonostante vaste aree risultassero altamente contaminate. La Cina continua i suoi esperimenti fino ai giorni nostri. Per fare accettare alla opinione pubblica gli esperimenti bellici, si moltiplicano i programmi nucleari per la produzione di energia, diffondendo l’illusione di avere fra le mani il controllo di una forma di energia pulita, controllabile e praticamente infinita. I numerosi incidenti più o meno gravi, compresi i casi in cui vengono sfiorati ed evitati per pura fatalità eventi catastrofici (Browns Ferry e Harrisburg, La Hague, Sellafield, Sverdlovsk/Celjabinsk, Chernobyl, ecc.) che si verificano in tutto il mondo vengono tenuti il più possibile segreti, in un clima di omertà tecnocratica organizzata su scala mondiale. E’ il primo caso eclatante in cui la tecnologia supera i suoi stessi scopi ed anziché essere al servizio dell’uomo, cerca con tutti i mezzi di asservirlo fino all’estremo sacrificio, come accade ai numerosi tecnici che intervengono per domare l’incidente di Chernobyl, o i più recenti incidenti in Giappone, votandosi a morte sicura. Ma quando il suo successo sembra inarrestabile, sono gli stessi meccanismi di mercato che lo hanno creato, più che la crescente opposizione, a decretare la fine del mostro. Attualmente risultano praticamente bloccati i programmi di espansione dell’energia nucleare, in quasi tutti i paesi del mondo. Per il contenimento della radioattività ed il controllo del processo di fissione è stato infatti necessario introdurre sistemi estremamente complicati e costosi, che si basano fra l’altro su una gestione operativa pressoché perfetta, presupponendo un controllo scrupoloso del personale addetto. Si era inventata la macchina più sofisticata mai progettata, verso la cui perfezione gli addetti manifestavano una gran fede che li portava a sottostimare i costi e i rischi. E sulla base di questa fede venne disseminato il mondo di queste centrali, senza aver ancora risolto problemi gravissimi come la gestione delle scorie prodotte e lo smantellamento degli impianti al termine del loro ciclo di vita. I costi di tali sistemi, ancor prima dell’opposizione delle popolazioni seguita ad alcuni clamorosi incidenti, mettevano presto in crisi l’industria nucleare, che vedeva annullati i suoi programmi d espansione in quasi tutti i paesi, con l’eccezione di quelli che avevano compiuto tale scelta per palesi motivi strategici militari. Infatti tali centrali producono tra le scorie anche il plutonio, che è l’elemento di base per gli ordigni nucleari; ed alcuni paesi in via di sviluppo, come la Corea, il Pakistan, l’India, l’Iran, l’Irak, il Brasile, l’Argentina, il Sudafrica, trovano nello sviluppo delle centrali nucleari una facile strada per aggirare i divieti imposti dai trattati internazionali di non proliferazione delle armi atomiche. Questa tecnologia che sembrava destinata a fornire al mondo, già dal 2000, la stragrande maggioranza dell’energia, fornisce oggi appena il 6,9% dell’energia primaria, e secondo l’International Energy Agency, questo contributo già modesto è destinato a ridursi al 4,3% nel 2030. Questa tecnologia svela in tutti i sensi il volto peggiore del modello di sviluppo dominante ed i valori che ne sono il fondamento. L’ambiente viene utilizzato come fonte di risorse da sfruttare e pattumiera dove nascondere le scorie. E di scorie nucleari vengono disseminati i fondali degli oceani, con conseguenze ecologiche inimmaginabili. L’uomo viene considerato poco più di un ingranaggio al servizio della grande macchina, e come tale trattato come un oggetto “usa e getta”.
- assenza di responsabilità verso le generazioni future
- totale asservimento della scienza al potere economico e militare
- fede assoluta nella tecnologia e nei suoi ideatori
- scarsa considerazione del valore della vita umana
- considerazione esclusivamente utilitaristica dell’ambiente
- visione autoritaria e militaresca dell’organizzazione sociale
E il nostro Paese deve ancora fare i conti con quel poco di nucleare fatto in passato, occupandosi dello smantella mento degli impianti e della collocazione finale delle scorie prodotte; considerando i costi di queste operazioni certamente l’energia nucleare prodotta in Italia risulterà la più costosa mai prodotta al mondo. Le operazioni di stoccaggio delle scorie radioattive rappresentano il più grave dei problemi non risolti del ciclo di produzione di energia nucleare. Sono molte le allarmanti singolarità legate a questa questione per cui per valutare un qualsiasi soluzione proposta è necessario premettere le seguenti considerazioni: Il fatto che la ricerca di una soluzione di questo problema abbia goduto per oltre 50 anni degli investimenti più massicci di cui nessuna altra tecnologia ha mai goduto nella storia, ci fa ritenere che il problema resterà irrisolto anche perché non esiste la possibilità scientifica di dimostrare il mantenimento delle condizioni di sicurezza necessarie per i tempi plurimillenari necessari per le scorie di maggior pericolosità (alcuni isotopi del plutonio rimangono fortemente tossici e radioattivi per alcune centinaia di migliaia di anni). Nessun opera dell’uomo può ragionevolmente sfidare un tempo di gran lunga più lungo della storia delle più antiche civiltà. Nessuna attività umana viene intrapresa senza aver risolto il problema della chiusura del suo ciclo produttivo, sia in termini tecnici che economici. Le soluzioni fino ad oggi proposte sembrano rivolte a prendere tempo, forse qualche secolo, nella speranza (sic!) che le generazioni future trovino soluzioni effettive per gli elementi trans-uranici dalla vita più lunga. Non esistono in nessuna parte del mondo esperienze consolidate di cui si possa dimostrare la sicurezza e l’affidabilità. La impossibilità di una soluzione sicura è confermata dal fatto che alcuni studi in passato hanno preso perfino in considerazione l’ipotesi di spedire tali scorie nello spazio (!) In realtà nel cercare dove seppellire le scorie è la scelta nucleare a essere definitivamente seppellita: come si fa anche soltanto a progettare una nuova centrale se non si sa dove mettere i rifiuti delle sole quattro che hanno lavorato appena per pochi anni? Per smantellare le centrali italiane ci vorranno 2, 6 miliardi di euro entro il 2020: tanti soldi e tanto tempo. Nessuno sa con esattezza quanto costerà conservare le scorie prodotte e sorvegliarle per millenni. Perché questi costi non vengono inseriti nei costi del kWh prodotto come si fa per qualsiasi altro tipo di centrale elettrica ? E intanto si continua ad ingannare la gente dicendo che il costo del kWh nucleare è il più basso sul mercato e non si dice che queste costosissime operazioni di chiusura verranno comunque eseguite con le tasse pagate dai cittadini.
Gli abitanti della Lomellina sono disposti a subire ancora una volta, quello che i politici e gli affaristi senza scrupoli vogliono imporre?
WWF Lomellina Fabrizio Varese (comunicato stampa del 29/08/2009)